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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ''ROOM'' È UN FILM IMPERDIBILE, CON LA BRIE LARSON FRESCA DI OSCAR E L'ADORABILE BIMBO JACOB TREMBLAY - VIVERE O SOPRAVVIVERE DENTRO UN PICCOLISSIMO MONDO CHIUSO E PROTETTIVO, DOVE POTER RICOSTRUIRE UNA MESSA IN SCENA DI UMANITA'


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Room di Lenny Abrahmson

     

    ATTENZIONE: SPOILER

     

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    "Di' addio alla stanza, mamma" - "Addio, stanza". ‎ Fresco di Oscar alla giovane protagonista Brie Larson, nel ruolo di Joy, la mamma di un adorabile bambino di cinque anni, Jack, interpetato da Jacob Tremblay, "Room" diretto dall' irlandese Lenny Abrahmson, gia' regista del non dimenticato "Frank', tratto dal romanzo di Emma Donoghue, che lo ha pure adattato per il cinema, ha un altro coprotagonista non dichiarato.

     

    O, forse fin troppo dichiarato gia' dal titolo, Room, la stanza. Perche' e' la stanza, dove Joy e' stata rinchiusa da un pazzo maniaco da sette anni e dove e' stato concepito, nato e cresciuto senza mai uscire da li' il piccolo Jack, che funziona non solo da involucro prigione e protezione di un bambino vissuto quasi come fosse ancora nella pancia della mamma, ma anche da personaggio della messa in scena incredibile che Joy e Jack fanno ogni giorno per sopravvivere alla cattivita'.

     

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    Al punto che anche una volta fuori, nel mondo, visto come fosse un altro pianeta, la stanza sara' ancora una presenza forte nel rapporto tra i due e nel loro primo tentativo di farsi una nuova vita. "Se non chiudi la porta non e' la stanza", spieghera' Jack alla mamma, spiegando cosi' come la fisicita' della stanza chiuda sia non tanto un set quanto una parte integrante della loro stessa fisicita' di coppia.

     

    Bellissimo e complicatissimo film, che deve molto al romanzo della Donoghuie, ma altrettante alle performance dei due protagonisti, e' costruito su tre momenti diversi. La vita nella stanza. La fuga di Jack, nascosto in un tappeto come la Cleopatra di Liz Taylor e poi catapultato nel mondo, e la nuova vita dopo la stanza. Alle prese con la madre di Joy, il suo nuovo compagno, l'ex marito.

     

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    Ovviamente la prima parte è la scoperta del mondo sono le parti piu' forti, ma il confronto con la realta' da parte di Joy, che non riesce quasi a sopportare la sua nuova vita, mentre Jack si apre al mondo in tutta la sua pienezza, diventando rapidamente un altro, e' comunque un momento fondamentale della storia. Come lo sara' il ritorno alla stanza che chiudera' la storia.

     

    Brie Larson ha avuto un meritato Oscar che la lancera' tra le attrici di una certa grandezza e la indica come nuova eroina materna americana, ma anche Lenny Abrahmson, regista cinquantenne finora molto chiuso dentro festival e cinema d'arte, grazie a "Room" vedra' la sua giusta gloria.

     

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    In fondo anche "Frank", con Michael Fassbender con la testa chiusa dentro una maschera di legno per tutto il tempo, affrontava l'analogo tema di chi riesce a vivere o sopravvivere dentro un piccolissimo mondo chiuso e protettivo, dove poter ricostruire una messa in scena di umanita'. Imperdibile. In sala da giovedi' 3 febbbraio.

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