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    IL CINEMA DEI GIUSTI – UOMO, DONNA, GAY, MAMMA: L’AUTORITRATTO ‘EN TRAVESTI’ DI GUILLAUME GALLIENE, NUOVO CASO CINEMATOGRAFICO IN FRANCIA


     
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    Marco Giusti per ‘Dagospia'

    A qualche maschio sarà capitato. Di solito avviene verso i 12, 13 anni, quando l'identità sessuale non è così definita. Basta che i genitori, i fratelli, i compagni di scuola ti definiscano al posto tuo. Non sei ancora proprio maschio, allora sarai una femmina. Ma sei davvero una femmina? Allora perché non fai outing e ti dichiari gay? Ma sei davvero gay?

    TUTTO SUA MADRETUTTO SUA MADRE

    E qual è il rapporto con tua madre? Si spinge davvero a fondo su questi temi Guillaume Galliene, già piccola star della Comédie Française, molto attivo al cinema come attore fin dagli anni '90, "Il concerto", "Marie Antoinette", "Jet Set", "Tango Lessons", con questa sua commedia brillante, "Tutto sua madre", che in patria si chiamava "Le garçons e Guillaume, a table", nata nel 2008 per il teatro e infine approdata al cinema con grandissimo successo di pubblico.

    L'idea, mediata dalla pièce, che Galliene aveva scritto con Claude Mathieu, è quella del racconto in prima persona delle disavventure di un giovane, Guillaume, appunto, che la mamma, già quando chiama i suoi ragazzi a tavola, definisce come un qualcosa "a parte", non uno dei "ragazzi" insomma. E lo spinge verso una sessualità che non è la sua. Ma quella che la mamma e tutti gli altri pensano che sia la sua.

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    Nel corso della storia, Guillaume non interpreta solo il se stesso scolaretto o alla ricerca della propria identità più grande in Spagna o pronto alla rivelazione della propria sessualità nei locali gay, ma anche la sua terribile mamma, che Guillaume adora e sa imitare alla perfezione.

    Donna forte e spiritosa, che vuole Guillaume tutto per se, forse perché sperava tanto in una femmina dopo aver avuto già due figli maschi. C'è anche un problema di classe. Guillaume nasce in una ricca famiglia borghese parigina, non è un problema essere gay. Ha dei problemi con i collegi francesi, ma in quelli inglesi si trova benissimo.

    Poi cresce e deve assolutamente dichiararsi gay. Ma è davvero gay? Ci proverà con i gay, anche se non si sa bene cosa si deve fare e quando lo chiederà a un simpatico gruppetto di arabi, si sentirà rispondere "Prima ce lo succhi e poi te lo mettiamo in...", forse capisce che la cosa non fa proprio per lui. Muore dalla paura di esporsi al mondo, a classi diverse, a persone diverse. E l'essere solo Guillaume e non appartenere a un gruppo, gli crea un nodo difficilmente risolvibile con le proprie forze.

    Il problema di Guillaume, magari, è più psicanalitico, è più legato alla sua ossessione materna, al fatto che la veda ovunque si trovi, e che ci parli come fosse il suo doppio. Alla fine Guillaume troverà la sua strada, più nel teatro, nella messa in scena dei suoi problemi che nella psicanalisi magari, ma il percorso sarà lungo. E molto divertente.

    Perché questo "Tutto sua madre" è una commedia molto sottile e particolare che non ha niente a che vedere né con le nostre commedie di successo né con quelle francesi alla Danny Boom che vanno tanto di moda adesso. Se Guillaume Galliene è un attore strepitoso, che ha fatto una lunga gavetta a teatro, in tv e al cinema, e interpreterà presto Pierre Bergé nel biopic su Yves Saint Laurent, e sa come rimanere per tutto il film nella linea sottile di chi non ha ancora capito la sua dimensione sessuale, forse né maschio né femmina, anche gli altri attori che lo circondano sono eccellenti.

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    Ritroviamo Françoise Fabian, una incredibile Diane Kruger come infermiera pronta a curarlo con una colonterapia forse eccessiva, Reda Kateb fresco di "Zero Dark Thirty", Nanou Garcia che gli insegna come ballare la sevillana, solo che la balla come una donna e non come un maschio. Distribuito dalla Eagle, il film da noi è stato un po' gettato allo sbaraglio, anche se lo troviamo nelle sale del cinema di qualità. Io, ad esempio, l'ho visto a Roma, alla sala 1 del Quattro Fontane il venerdì sera insieme credo a una decina di persona. Un disastro.

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    Anche perché il film è particolarmente buono, benissimo scritto e recitato, e meriterebbe più attenzione. Metterlo in sale troppo grandi, forse, non è una grande idea. Scordavo. Se poi uno si scopre davvero gay, è un'altra faccenda. Ma quello è un altro film. O no?

     

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