Marco Giusti per Dagospia
Wonder Woman di Patty Jenkins
wonder woman
La verità è che Wonder Woman, versione iperfemminista dei supereroi della DC comics, diretto da una regista, la Patty Jenkins militante di Monster, e interpretato dall’israeliana Gal Gadot, ha spaccato di brutto. Almeno per i critici americani, che hanno adorato il film e la sua protagonista (97% positivo su Rotten Tomatoes) e lo lanciano per un’uscita, questa settimana, che dovrà sfatare due miti. Le supereroine femmine al cinema non funzionano. Le registe femmine non possono fare film sui supereroi.
Vedremo cosa diranno gli incassi, soprattutto internazionali, visto che Gal Gadot come Wonder Woman israeliana avrà dei problemi nel mondo arabo. Io, personalmente, ho trovato lei favolosa, bellissima, divertente, atletica e spiritosa quanto basta, non si scompone neanche quando vede il pisello di Chris Pine e porta lo spadone con una certa grazia per le strade di Londra, anche se darà il suo meglio in battaglia.
wonder woman e le amazzoni
Ma trovo il film un po’ noioso, con un preambolo con le amazzoni, girato in Italia, tra Castel Del Monte, Palinuro, costa amalfitana, dominato dalle femmine forti Robin Wright come Antiope, la zia addestratrice e Connie Nielsen, la Regina Ippolita, mammina, proprio di cattivo gusto, un po’ kitsch.
Certo, sono americani, lo sappiamo, hanno dei problemini con i miti e la ricostruzione dell’Antica Grecia, ma si rimpiangono un po’ le amazzoni di Terence Young, per non dire di quelle trashissime di Alfonso Brescia che, quando andavano a cavallo, erano maschi pelosi con la parrucca. Qui le ragazze sono tutte belle e atletiche e Robin Wright sembra Mads Mikkelsen femmina, ma l’effetto quadretto col cielo finto è bruttino. E il problemino sessuale legato alla tribù di sole femmine non è né risolto né proposto. Lesbiche? Asessuate? Boh?!
wonder woman chris pine
Quando entra in campo il soldato americano Steve Trevor, Chris Pine, trascinandosi dietro un bel po’ di esercito tedesco proveniente dalla Prima Guerra Mondiale, per fortuna, almeno si entra nel cuore del film, Dalia Prince, la nostra supereroina, almeno si pone il problema sessuale nella sua testa, anche se ci vorrà oltre un’ora per vederla correre verso il fuoco dei cattivi con lo spadone in mano e ancor di più per capire qualcosa della propria sessualità.
wonder woman chris pine
La sceneggiatura, scritta da uno specialista come Alan Heinberg, molto attivo anche nelle serie tv (Sex and the City, Grey’s Anatomy), cerca di non porre problemi che non siano risolvibili a un bambino di oltre sei anni, ma è più che rispettosa del personaggio e piuttosto divertente. Come divertenti sono i personaggi che si legheranno a Steve Trevor e a Wonder Woman nella missione sul fronte belga contro i cattivi, un esercito composto da un capo indiano, Eugene Brave Rock, uno scozzese alcolizzato, l’ Ewen Bremner di Trainspotting, e un arabo poliglotta, Said Taghmaoui.
Non male neanche i cattivi, il mostruoso generale tedesco Ladendorff di Danny Huston, e la velenosa Dottoressa Poison di Elena Anaya con mezza faccia di coccio, pronti a uccidere chiunque voglia la pace con le armi chimiche come accadeva nel non dimenticato capolavoro di Alberto Lattuada Fraulein Doktor, un film che andrebbe riscoperto e studiato. Non male neanche l’ambiguo ministro dipinto da David Thewlis, che vediamo contemporaneamente attivissimo su Fargo 3.
wonder woman
L’idea di spostare le azioni di Wonder Woman nella Grande Guerra sul fronte è interessante e in parte riuscita, ma Patty Jenkins non è Christopher Nolan e la sua eroina non è il Cavaliere Oscuro. Anche se proprio il suo lato positivo, vitale, giovanile e femminile sdrammatizza il racconto e può funzionare da fumetto. Ma, ripeto, per me un bel po’ di noia e di attese inutili ci sono. In sala da giovedì.
wonder woman e le amazzoni locandina wonder woman gal gadot nei panni di wonder woman per il prossimo batman vs superman kim kardashian vestita da wonder woman robin wright in wonder woman