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    IL CINEMA NON È MORTO: SEMPLICEMENTE LE PERSONE NON VOGLIONO PIÙ SPENDERE 10 EURO PER SORBIRSI POLPETTONI D'AUTORE - GLI UNICI FILM CHE NON FANNO FLOP SONO I BLOCKBUSTER: TOP GUN, MINIONS, SUPEREROI MARVEL - L'UNICO MOTIVO PER ALZARE IL CULO DAL DIVANO È "L'ESPERIENZA" DI GUARDARE UN FILM CON UNO SCHERMO E UNA TECNOLOGIA ADEGUATA. AMORALE DELLA FAVA: NON È IN CRISI IL CONTENITORIE, MA IL "CONTENUTO"


     
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    L arrivo di un treno alla stazione di Ciotat DEI FRATELLI LUMIERE L arrivo di un treno alla stazione di Ciotat DEI FRATELLI LUMIERE

    Massimo Sideri per “L’Economia – Corriere della Sera”

     

    Quella di Henry Ford è la più famosa previsione azzeccata su un mercato che ancora non esiste: «Se avessi chiesto ai consumatori cosa volevano mi avrebbero risposto cavalli più veloci». In altre parole: carrozze, non automobili. Molto meno nota è la previsione fatta dai fratelli Lumière dopo la proiezione di soli 50 secondi, presso il Boulevard des Capucines a Parigi nel 1896, del cortometraggio «L'arrivo di un treno alla stazione di Ciotat».

     

    cinema ciak cinema ciak

    Il pubblico scappò dalla sala. Nonostante la fuga fu un grande successo. Eppure i padri del cinema sbagliarono a interpretare il mercato che stavano contribuendo a creare: le persone si annoieranno del movimento, dissero. «Il cinema è senza futuro». I Lumière furono coerenti con la previsione errata e disinvestirono dalla propria stessa creatura per brevettare nuove tecnologie nel settore fotografico, tornando al lavoro che faceva il padre. Come sappiamo tutti il movimento in sala e le pellicole hanno cambiato il mondo, l'immaginario collettivo, la creatività umana, l'arte.

     

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    Lo sviluppo tecnologico ha anche portato quel movimento dentro le nostre case con la tv e poi anche nelle nostre tasche con lo smartphone. Oggi è facile dimenticarlo, ma solo pochi anni fa quando vennero investiti miliardi nelle reti 3G, lo streaming si era rivelato un clamoroso flop, come le prime videochiamate. D'altra parte negli anni Ottanta i vaccini a Rna vennero giudicati un binario morto.

     

    C'è un'unica regola nel business quando si parla di sviluppi tecnologici: non fare previsioni (a meno di non essere «Henry Ford I» come disse Enzo Ferrari per sottolineare come già il figlio, Henry Ford II, sbagliasse). Tutti sopravvalutiamo gli effetti a breve termine delle rivoluzioni industriali e sottostimiamo quelli a lungo termine. Nel digitale è lo stesso. La previsione dei Lumière si è dimostrata falsa fino a quando non sono arrivati due nuovi nemici: virus e costo dell'energia.

    il cinema in streaming il cinema in streaming

     

    Un tandem che ha portato pochi giorni fa la seconda catena di cinema al mondo, Cineworld, ad anticipare che potrebbe scegliere la strada di una bancarotta per proteggersi dai creditori. Il Covid-19 aveva già desertificato le sale per due lunghi anni. Il costo dell'energia sta facendo il resto.

     

    Il paradosso è che questa è stata l'estate del ritorno dei blockbuster: Top Gun: Maverick ha raccolto al box office globale 1,4 miliardi di dollari, entrando tra le dieci pellicole che hanno guadagnato di più nella storia (anche se fa un po' storia a sé: è riuscita a risvegliare dal torpore post Covid la generazione di cinquantenni che negli anni Ottanta aveva sognato dalla poltroncina di diventare pilota, andare in moto senza casco o giocare a beach volley). Ancora: Minions The rise of Gru ha sfiorato 1,2 miliardi.

     

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    Voglia di divertirsi in maniera intelligente. E magari con i figli. Anche per Jurassic World Dominion ha funzionato (quasi un miliardo al box office) il trucco di voler far riuscire insieme la famiglia attirandola nella sala cinematografica con pop corn ed effetti speciali. Ma i blockbuster non riescono a nascondere l'iceberg delle sale da cinema desolate. Le sale vuote post Covid mettono in discussione tutto ciò che insegnava il marketing già negli anni Ottanta e Novanta in stile Nike: l'esperienza intorno a un prodotto o servizio è tutto.

     

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    La maggiore stanzialità e le ore passate a convivere con gli schermi digitali ci hanno abituati alla fruizione di contenuti sulle piattaforme. Eppure è innegabile che l'esperienza della sala cinematografica, nonostante la crescita bulimica dei pollici delle tv casalinghe, rimanga superiore. Solo tre anni fa Star Wars: The rise of Skywalker in 3D al cinema sembrava aver riportato l'asticella dell'esperienza sala alla fase «momento indimenticabile», come accadde per la generazione lacrima collettiva con «ET, telefono, casa».

     

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    Ora sembra che si stia provando con il «ricatto»: Bullet Train con Brad Pitt, arrivato di recente nelle sale, viene pubblicizzato con la scritta «solo al cinema». Ciò che prima era scontato, ora suona come un monito: se lo vuoi vedere devi lasciare quel maledetto sofà. I concorrenti diretti delle sale cinematografiche sono noti: Google Tv (ha cambiato di recente nomenclatura rispetto al più moderno e digitale Play, un curioso ritorno a una parola del passato), Netflix e soprattutto il grande successo e la scoperta degli anni del Covid: Disney+.

     

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    Lanciato solo nel 2020 oggi ha superato, con 221 milioni di abbonati, Netflix (che è nato quando ancora c'era la catena Blockbuster e che ha 220 milioni di iscritti, non più in crescita). Disney è un caso da studiare che dimostra come le library dei vecchi (e nuovi contenuti) stanno tornando al centro del business. Una buona notizia anche per l'industria cinematografica italiana delle produzioni come emerge dagli investimenti nella storica Cinecittà.

     

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    Con mosse non scontate Disney - fondata nel 1923 grazie a uno dei primi finanziamenti della Bank of Italy, oggi Bank of America - ha acquistato negli anni l'industria Star Wars (facendo di George Lucas uno dei cento uomini più ricchi del mondo) e la Pixar, creata da Steve Jobs partendo dalla società di effetti speciali dello stesso Lucas. Da Biancaneve a Star Wars e alla Marvel non ci voleva poi molto a creare il salto di specie, si potrebbe pensare.

     

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    Peccato che in molti abbiano provato, fallendo: guardiamo ai diritti sulle canzoni. Come Spotify non è nata dalla Sony? Proprio in questi giorni Blackstone sta trattando per acquistare il catalogo dei Pink Floyd per mezzo miliardo: another brick in the Wall. Un altro segnale: non bisogna confondere la crisi del contenitore con la crisi del contenuto. E pensare che per anticipare il cambiamento con un'altra previsione degna di Henry Ford sarebbe stato sufficiente sfogliare il Topolino del 19 e del 26 giugno 1983. Titolo della storia: «Zio Paperone e la rivoluzione elettronica», autori Giorgio Pezzin e Massimo De Vita. Si descriveva già la nascita di Internet.

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