Stefano Semeraro per "la Stampa"
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Jannik Sinner non si ferma, guarda avanti, vuole far crescere la già florida azienda di famiglia - se stesso - quindi pensa ad investire in risorse umane. Nel giorno delle dismissioni azzurre - fuori Mager, Travaglia, Cecchinato, Seppi e il giovane Musetti in crisi prolungata - Jan ha liquidato il portoghese Sousa e annunciato future acquisizioni: «Il mio team per il momento è composto dal coach Riccardo Piatti, dal preparatore Dalibor Sirola e dal fisioterapista Claudio Zimaglia. Ma ci sarà una nuova persona che non voglio svelare».
mcenroe con la racchetta spaccata
Al suo livello servono consulenti del lavoro super qualificati, «pezzi da novanta» come suggerisce qualcuno. Matteo Berrettini ha già svelato che il suo sogno sarebbe avere Roger Federer, ora assistito dal suo manager Ivan Ljubicic, a fianco di Vincenzo Santopadre, con Sinner il pensiero vola subito a John McEnroe, che non ha mai nascosto di avere un debole per il boy made in Val Pusteria.
Riccardo Piatti si cuce la bocca, ma un paio di anni fa durante una diretta Facebook con Marco Montemagno si era fatto scappare l'auto-indiscrezione: «io e John abbiamo già lavorato insieme quando preparammo la stagione sull'erba di Milos Raonic. È un simpatizzante di Jannik e gli ho mandato un messaggio in cui gli dicevo che fra un anno avrò bisogno di lui». Ipotesi suggestiva - l'anno è scaduto - ma non facile da realizzare, anche perché Sinner non ha bisogno solo di un supercoach che gli faccia da apriscatole per i grandi match e i grandi tornei, sussurrandogli due o tre genialate; ma anche di qualcuno con cui lavorare sul campo.
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Una rosa dei candidati esiste, ne facevano parte l'ex coach di Agassi, Darren Chaill, e il tecnico di Rafa Nadal, l'ex n.1 Carlos Moya, che però sono impegnati in altri progetti. Si parla di calibri grossi, e allora altri nomi sorgono spontanei: dall'ex n.2 Magnus Norman - che trasformò un ottimo Wawrinka in una bestia da Slam - a Sergi Bruguera (oggi capitano di Coppa Davis della Spagna), da David Ferrer a Thomas Johansson. Tornando ai Mostri Sacri, Andre Agassi, Boris Becker (due ex "spalle" di Djokovic) Stefan Edberg - perfetto per un ripassino a rete - o Ivan Lendl, a cui Andy Murray deve un paio di Wimbledon. A meno che il CEO Sinner non decida di investire, a sorpresa, su una Executive Director che conosce bene, con cui si è allenato a lungo e che si è dimostrata anche un'ottima businesswoman: Maria Sharapova.
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