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    IL COLPO DELLO “STREGA”! NO SANGIULIANO, NO PARTY: PERSINO IL MINISTRO SI DÀ MALATO, O MAGARI AVEVA JUDO. LA SERATA AL NINFEO E’ SOPORIFERA E SENZA BURRATINE (GLI INTELLETTUALI NON LA DIGERISCONO) – LA VINCITRICE ANNUNCIATA DONATELLA DI PIETRANTONIO, L'EX DENTISTA CHE SE LA TIRA DA YOURCENAR DELLA MAIELLA: “L’UNICO MODO DI LIBERARSI DI ME ERA DARMI QUESTO PREMIO” – LE SUPERCAZZOLE DI CHIARA VALERIO (VIDEO) - IL "FATTO": "CHISSÀ COSA AVREBBE DETTO MICHELA MURGIA, RICORDATA SOLO PER I SUOI SCHERZI AL CITOFONO COME UN SALVINI QUALUNQUE, MA GUAI A RIFERIRE LE SUE POSIZIONI POLITICHE, DI FAN DI HAMAS, AD ESEMPIO…" - VIDEO


     
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    Camilla Tagliabue per il Fatto Quotidiano - Estratti

     

    geppi cucciari pino strabioli geppi cucciari pino strabioli

    C’è la guerra. Ai latticini: la burratina no, gli intellettuali non la digeriscono.

    A parte il menù della cena vip, il Premio Strega n. 78, vinto da Donatella Di Pietrantonio, è tisanoreico, soporifero: il festival di Sanremo a confronto – qui gli scrittori vengono presentati come gli artisti in gara all’Ariston – è una marcia sessantottina.

     

    Quest’anno al museo etrusco di villa Giulia, a Roma, tanti non sono stati invitati: l’assente più illustre è il mondo. Abbandonato là fuori, nel tinello di casa a guardare la diretta Rai condotta da Geppi Cucciari e Pino Strabioli.

     

    donatella di pietrantonio premio strega donatella di pietrantonio premio strega

    No Genny no party: persino il ministro Sangiuliano si dà per malato, o magari aveva judo (cit.), e lascia gli Amici della Domenica a digiuno di gaffe e risate. Le baggianate del collega di governo presente, Federico Mollicone, non suscitano la stessa ilarità: “Un plauso alla strega”. Ma Strega è un liquore, singolare maschile: Mollicone è genderfluid? O ha il colpo della strega.

     

    O è colpa dello Strega: 40% di alcol. Lo scopre, con gusto, la vincitrice Di Pietrantonio, astemia fino al brindisi col digestivo sponsor “dal color Stabilo” (© Cucciari): “È buonissimo”, gongola l’iniziata al piacere etilico, en passant autrice de L’età fragile (Einaudi) che, con 189 preferenze su 644 voti, surclassa Invernale di Dario Voltolini (La nave di Teseo, 143) e Chi dice e chi tace di Chiara Valerio (Sellerio, 138). Seguono Raffaella Romagnolo (Aggiustare l’universo, Mondadori, 83); Paolo Di Paolo (Romanzo senza umani, Feltrinelli, 66); Tommaso Giartosio (Autobiogrammatica, minimum fax, 25).

     

    premio strega serata finale premio strega serata finale

    “Il corpo a corpo tra me e lo Strega dura da anni: l’unico modo di liberarsi di me era darmi questo premio”: già blasonata col Campiello e alla sua quarta finale romana, l’autrice abruzzese si aggiudica anche il “Premio Einaudi Giovani”, che è lo “Strega Giovani”, ma pazienza; stavolta il pasticcio è di Strabioli e degli autori Rai. “Finalmente vince un romanzo femminista”, si rallegra una collega di buon cuore, benché l’emancipazione rosa passi, qui, per due femminicidi e altri episodi di prevaricazione e violenza. “Chissà cosa avrebbe detto e commentato” la compianta Michela Murgia, ricordata solo per i suoi scherzi al citofono come un Salvini qualunque, ma guai a riferire le sue posizioni politiche, di fan di Hamas, ad esempio. “Siamo colorati” è lo slogan più divisivo della serata.

     

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    cucciari mollicone cucciari mollicone

     

    Intanto un finto Eco suggerisce agli intellettuali di “trovarsi un lavoro da dentista”, come in passato Di Pietrantonio; l’Ungaretti fasullo confessa di aver scritto “apposta poesie corte per non venire odiato dagli studenti”; il Calvino fake tifa “gli azzurri”; il doppio di Montale fa il suo “endorsement di un certo livello” per Valerio: “Si accontenti del Nobel” e Mario Soldati real parla degli scrittori “amanti del potere ed egoisti”... Manca solo l’avatar di Greta Thunberg. Ah no, c’è.

     

    chiara valerio premio strega chiara valerio premio strega

    Tra un fuorionda dei presentatori e i brusii dello scrutinio in corso, si sentono pure le parole dei protagonisti: Voltolini firma un memoir sulla malattia e la morte del padre, pieno di “metafore calcistiche”, mentre Di Paolo si districa tra glaciazioni e navigatori satellitari. Valerio, vispa e commovente insieme, à la Gatsby non solo per l’abito bianco, snocciola una citazione via l’altra, salvo poi arrendersi: “Il mio romanzo è tutto copiato, anche il titolo”. Romagnolo spiega invece che il suo, di titolo – Aggiustare l’universo –, è “metaforico”. Chi l’avrebbe mai detto.

     

    Poi per fortuna non cede alle frivolezze di Strabioli – ma chi gli scrive i testi? E due – che insinua: “Il silenzio della bambina del libro (un’orfana ebrea del dopoguerra, ndr) ci racconta qualcosa del disagio degli adolescenti di oggi, segnati dalla pandemia. È un paragone azzardato?”. Ma no, figuriamoci: la Shoah come il lockdown. Uguale. Ci pensa, poi, Giartosio a ricordare che “il fascismo è quell’ambiente in cui si cresce senza accorgersene. E queste cose si ripetono”. “Linea a Linea Notte”: s’è fatto tardi.

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