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    DIETROFRONT! - C’È UN VERBALE ANCORA SEGRETO CON CUI IL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO, IL 10 MARZO, DÀ L’OK ALLA CHIUSURA TOTALE DELL’ITALIA, DECISA DAL GOVERNO LA SERA DELL’8 MARZO - NEL DOCUMENTO IL COMITATO DÀ CONTO DI AVER RICEVUTO, DALL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ, “I DATI EPIDEMIOLOGICI AGGIORNATI”: “IN RIFERIMENTO ALLA DECISIONE PRESA DI ESTENDERE LA CHIUSURA A TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE, LE MISURE ADOTTATE SONO COERENTI CON IL QUADRO EPIDEMIOLOGICO CONFIGURATOSI”


     
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    Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

     

    conte speranza conte speranza

    C'è un verbale ancora segreto stilato dal Comitato tecnico scientifico il 10 marzo scorso che approva la scelta del governo di decretare la chiusura totale dell'Italia per la pandemia da coronavirus. Contiene la relazione dell'Istituto superiore di sanità che dà conto dell'esplosione del numero dei contagi. Adesso dovrà essere palazzo Chigi a decidere se eliminare il vincolo di riservatezza e trasmetterlo al Copasir.

     

    È stata infatti avviata una verifica per accertare che cosa accadde in quella settimana che cambiò l'Italia. Prima la scelta di creare «zone rosse» a Codogno, in 11 Comuni del lodigiano e a Vo' Euganeo, escludendo invece Alzano Lombardo e Nembro. Poi quella di mandare in lockdown l'intero Paese.

    quarantena e posti di blocco a vo' euganeo 8 quarantena e posti di blocco a vo' euganeo 8

     

    Il 3 marzo gli scienziati inviano a palazzo Chigi una relazione con l'indicazione di chiudere i due Comuni della Val Seriana, ma governo e Regione Lombardia continuano a prendere tempo come accade ormai da una settimana. Il 7 marzo il Cts indica la strada da seguire per tentare di fermare il propagarsi del virus. Chiede «due livelli di misure di contenimento»: uno per «i territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus» dunque l'intera Lombardia e le province del nord più colpite, l'altro per «l'intero territorio nazionale».

     

    ospedale di codogno ospedale di codogno

    L'8 marzo, alle 3 del mattino, il presidente Conte parla in tv e annuncia di aver disposto la chiusura della Lombardia e di altre 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini in Emilia Romagna, Pesaro e Urbino nelle Marche, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli in Piemonte, Padova, Treviso e Venezia in Veneto) perché vanno applicate «misure rigorose». In realtà la notizia è già filtrata ore prima provocando una vera e propria fuga verso il sud a bordo di treni e auto di chi teme di rimanere «prigioniero».

     

    Appena 24 ore dopo palazzo Chigi cambia però strategia e decide di dichiarare la «chiusura» di tutta l'Italia. Conte lo annuncia alle 22 dell'8 marzo, fa sapere che il provvedimento entrerà in vigore il giorno dopo. Che cosa è accaduto in quel lasso di tempo? Perché si è deciso di non seguire il parere degli scienziati? Secondo i dati già noti, quel giorno si registrano 133 vittime, il numero più alto dall'inizio dell'emergenza, 1.326 malati e 83 ricoveri in più nelle terapie intensive in 24 ore.

     

    SILVIO BRUSAFERRO SILVIO BRUSAFERRO

    Tanto che nella conferenza stampa quotidiana alla protezione civile il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro dichiara: «Non c'è una parte dell'Italia completamente immune, ci sono parti d'Italia dove il virus al momento circola meno e dunque dipende dai nostri comportamenti quanto circolerà». Proprio in quelle ore anche il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook parla di «gravità della situazione che impone scelte chiare e uniformi per mettere in sicurezza il Paese» e chiede «misure più restrittive estese a tutto il territorio nazionale» .

     

    Brusaferro invia una relazione al Comitato tecnico scientifico. È la base per il nuovo parere che gli scienziati consegnano al governo il 10 marzo fornendo il via libera alla linea già decisa. Il verbale, ancora riservato, potrebbe essere consegnato al Parlamento nei prossimi giorni. Nel documento il comitato dà conto di aver ricevuto «dall'Istituto superiore di sanità i dati epidemiologici aggiornati». Sottolinea la necessità di «rallentare la diffusione per diminuire l'impatto assistenziale sul Servizio sanitario nazionale oppure diluirlo nel tempo».

    farmacie assaltate durante il lockdown per coronavirus 2 farmacie assaltate durante il lockdown per coronavirus 2

     

    E infine: «In riferimento alla decisione presa di estendere la chiusura a tutto il territorio nazionale, le misure adottate sono coerenti con il quadro epidemiologico configuratosi. Inoltre potrebbero venirsi a creare situazioni locali in cui possano essere necessarie ulteriori misure di contenimento». L'11 marzo si può uscire di casa soltanto per andare a lavorare, a fare la spesa e in farmacia. Il Paese è in lockdown.  

     

     

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