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    VERSACE 'STO BONIFICO! - IL COMUNE DI MILANO DOVRÀ RISARCIRE OLTRE 750MILA EURO AL GRUPPO VERSACE PER IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO PER IL NEGOZIO IN GALLERIA VITTORIO EMANUELE II - NEL 2019, SI DECISE CHE GLI SPAZI DELLA GALLERIA POTEVANO ESSERE CONCESSI SOLO CON GARA PUBBLICA, ECCETTO, PER I NEGOZI STORICI MA, NONOSTANTE 38 RILANCI DA PARTE DELLA CASA DI MODA, LO SPAZIO È STATO ASSEGNATO A DIOR PER 5 MILIONI DI EURO L’ANNO (PROBABILMENTE L’AFFITTO PIÙ ALTO PAGATO IN GALLERIA IN RELAZIONE AI METRI QUADRI DI SUPERFICIE DEI NEGOZI)


     
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    versace galleria vittorio emanuele versace galleria vittorio emanuele

    Maurizio Giannattasio per www.corriere.it

     

    Il conto è salato: oltre 751mila euro da versare nella casse della maison Versace. Ancora una volta la Galleria è al centro di una lite giudiziaria. A chiedere il risarcimento per il mancato rinnovo del contratto è la casa di moda Gianni Versace. La domanda è stata accolta dal Tribunale che ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti di Palazzo Marino per 751mila e 395 euro. Il Comune ha fatto opposizione sollevando il difetto di giurisdizione da parte del Tribunale e rimandando tutto al Tar.

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    «SENZA GARA»

    Storia che si trascina da anni quella di Versace in Galleria. Ai tempi non mancarono polemiche e spaccatura all’interno della maggioranza di centrosinistra. Il motivo? Il nuovo giro di valzer di insegne in Galleria fruttò la bellezza di 15 milioni di euro. Ma i quattrini se li misero in tasca i privati mentre il Comune, proprietario dei locali, si dovette accontentare del raddoppio del canone passato da 302mila euro l’anno a 732mila. Il motivo? La convenzione del Comune non prevedeva come oggi l’obbligo della gara pubblica, quindi grazie alla cessione del ramo d’azienda era possibile far subentrare l’acquirente al titolare della concessione.

     

    dior versace galleria vittorio emanuele dior versace galleria vittorio emanuele

    In quell’occasione fu Bernasconi a cedere il ramo d’azienda a Versace. Il primo a sollevare dubbi fu l’allora presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, che all’indomani delle prime indiscrezioni di stampa chiese di cambiare le regole. Cosa che avvenne nel 2019, quando l’assessore al Demanio Roberto Tasca decise che gli spazi della Galleria potevano essere concessi solo con gara pubblica con l’unica eccezione per i negozi storici.

    versace galleria vittorio emanuele versace galleria vittorio emanuele

     

    L’ASTA E I 38 RILANCI DI DIOR

    Nel frattempo a dicembre del 2020 sono scaduti i termini della concessione. Un anno prima la casa di moda aveva chiesto al Comune il rinnovo della concessione ma ancor prima di avere una risposta aveva presentato ricorso contro le nuove «regole» che governano gli affitti in Galleria. Il Comune tira dritto e mette a gara gli spazi per quella che per la cronaca è stata l’asta più remunerativa per le casse di Palazzo Marino.

     

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    Dopo la bellezza di 38 rilanci lo spazio con affaccio sull’Ottagono è andato a Dior per 5 milioni di euro l’anno. La base d’asta era di 950 mila euro. È probabilmente l’affitto più alto pagato in Galleria in relazione ai metri quadri di superficie dei negozi. All’asta aveva partecipato anche Versace ma dopo una serie di rilanci aveva gettato la spugna.

     

    LA DECISIONE DEL TRIBUNALE

    Arriviamo ai giorni nostri. La griffe fa ricorso al Tribunale chiedendo il pagamento dei 751mila euro a titolo di indennità di fine rapporto a seguito del mancato rinnovo della concessione. Il Tribunale gli dà ragione. Ma il Comune è pronto a fare opposizione. In primis perché «pare sussistere il difetto di giurisdizione del Tribunale ordinario».

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    In secondo luogo perché «in analoghe vertenze intentate il Tar per la Lombardia ha convenuto che la disposizione in parola non può essere intesa quale previsione volta a garantire il diritto al rinnovo delle concessioni affidate senza gara, ovvero il diritto, ad esso alternativo, alla corresponsione di un’indennità in caso di mancato rinnovo». È già successo in altri casi, dove le aziende con contratto scaduto e non rinnovato, hanno chiesto l’indennità di fine rapporto, trovando però l’opposizione da parte dei giudici amministrativi.

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