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    BORIS UNA NE PENSA E CENTO NE SCASSA - IL REGNO UNITO VUOLE STRALCIARE UNILATERLAMENTE PARTI DEL PROTOCOLLO SULL'IRLANDA DEL NORD FIRMATO CON L'UNIONE EUROPEA: UNA DECISIONE CHE HA SCATENATO UN PUTIFERIO CON BRUXELLES CHE MINACCIA VIE LEGALI PER “VIOLAZIONE DI UN OBBLIGO INTERNAZIONALE” – LONDRA RIVENDICA IL POTERE DI REVOCARE ALCUNI CONTROLLI SULLE MERCI E PREVEDE COME ARBITRO DEI CONTENZIOSI, NON LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, MA UN SOGGETTO INDIPENDENTE...


     
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    Alessandra Rizzo per “la Stampa”

     

    boris johnson boris johnson

    Il Regno Unito si prepara a stralciare unilaterlamente parti del protocollo sull'Irlanda del Nord firmato con l'Unione Europea appena due anni fa. Per Londra è una mossa necessaria a preservare la pace al confine, e pienamente conforme al diritto internazionale. Ma la decisione ha già scatenato un putiferio: Bruxelles minaccia vie legali contro quella che ritiene una violazione di un obbligo internazionale, e Dublino parla del «punto più basso» nell'approccio di Londra al dopo-Brexit.

     

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    L'intesa originale, sottoscritta nel 2020 dopo lunghi negoziati, mantiene l'Irlanda del Nord nel mercato unico e nell'unione doganale europea, creando di fatto un confine interno al Regno Unito. Intesa non perfetta, ma siglata al fine di preservare gli accordi del Venerdì Santo ed evitare il ritorno ad un confine fisico tra Repubblica d'Irlanda Ulster.

     

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    Il disegno di legge presentato dal governo rivendica a Londra, in caso di mancato accordo con Bruxelles su modifiche condivise, il potere di revocare alcuni controlli sulle merci, attraverso un sistema di corridoi verdi e rossi a seconda della destinazione; prevede un arbitro indipendente per i contenziosi, e non la corte di giustizia europea, punto quest' ultimo su cui Bruxelles era stata inflessibile. Liz Truss, la ministra degli Esteri britannica, parla di «soluzione ragionevole e pratica», ma il vice presidente della Commissione europea Sefcovic è categorico: non solo l'Ue «non rinegozierà il protocollo», ma valuta la possibilità di riprendere la procedura d'infrazione contro Londra.

     

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    Lo scontento serpeggia anche tra i Tory di Boris Johnson, che lamentano il potenziale danno alla reputazione del Paese, mentre i Lord promettono battaglia in Parlamento. La decisione comporta anche il rischio, remoto ma non impossibile, di una guerra commerciale con la Ue, l'ultima cosa di cui il Regno Unito ha bisogno in questo momento di crisi economica.

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