Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera,Marco Bresolin per “la Stampa”
Il Memorandum d'intesa con la Tunisia è stato firmato «senza rispettare le procedure». A dirlo non sono (soltanto) i gruppi politici che criticano l'accordo, ma un parere giuridico del Consiglio dell'Unione europea.
kais saied giorgia meloni
Secondo quanto risulta a La Stampa da più fonti diplomatiche è stata prodotta un'opinione legale nella quale si contesta il fatto che la presidente della Commissione di Bruxelles Ursula von der Leyen – accompagnata da Giorgia Meloni e dall'ex premier olandese Mark Rutte – abbia siglato l'intesa con Tunisi senza l'autorizzazione preventiva del Consiglio, vale a dire degli altri governi. Il documento contiene anche un monito: eventuali accordi con altri Paesi non potranno più essere firmati senza prima l'approvazione degli altri Stati dell'Unione. Una zavorra per Meloni e Von der Leyen che invece vorrebbero replicare il modello Tunisia con altri partner nordafricani, a partire dall'Egitto.
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Il parere ha spinto molti governi a prendere carta e penna per esporre tutti i dubbi – di metodo e di merito – al commissario per le politiche di vicinato, l'ungherese Oliver Varhelyi. La lettera più critica è firmata di Annalena Baerbock, la ministra degli Esteri tedesca, e sarebbe stata inviata a inizio di agosto.
Il parere giuridico del Consiglio era stato oggetto di discussione durante la riunione del Consiglio Affari Esteri quattro giorni dopo la firma del memorandum, il 20 luglio scorso. Alla riunione era presente anche il vicepremier Antonio Tajani. In quella sede – a porte chiuse – Baerbock aveva criticato l'accordo con la Tunisia per il mancato rispetto delle procedure e la mancanza di condizionalità sul rispetto dei diritti umani. Subito dopo i dubbi sono stati formalizzati per iscritto.
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In questo contesto si inserisce un'altra lettera che l'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell ha scritto al collega Varhelyi il 7 settembre. Nel documento – svelato ieri da Il Giornale – lo spagnolo parte proprio dai dubbi del Consiglio sul fatto che «non sono stati seguiti i passi adeguati per la procedura d'adozione».
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Borrell sottolinea quindi che «parecchi Stati membri hanno espresso la loro incomprensione riguardo l'azione unilaterale della Commissione», oltre che «preoccupazione per alcuni suoi contenuti». La vicenda emersa in queste ore spiega la lentezza nell'erogazione dei primi fondi alla Tunisia, in tutto 255 milioni: 105 destinati alla gestione dell'immigrazione illegale, altri 150 di mera assistenza finanziaria.
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Con il fiato sul collo di molti governi la Commissione non può permettersi di saltare nuovamente le procedure per accelerare i pagamenti a Tunisi, né di chiudere un occhio sul rispetto dei diritti umani. […] il pressing delle altre capitali complica i tentativi di Meloni di aggirare le condizionalità per aiutare Saied.
[…] Il parere giuridico del Consiglio dice poi una cosa difficilmente contestabile alla luce degli sbarchi di questi giorni: senza un mandato politico qualunque accordo si mostra, oltre che "illegittimo", inefficace. I due accordi firmati in precedenza con la Turchia furono autorizzati dai governi e permisero di concedere ad Ankara ben altre cifre: il rinnovo del giugno 2021 prevede di versare ad Ankara fino a sei miliardi di euro.
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