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    ”IL CORPO IMMOBILE. IL SANGUE. L’AMBULANZA CHE NON ARRIVAVA MAI. COSÌ HO VISTO MORIRE LUCA. NON SAPEVAMO DELLA DROGA” - NEL PROCESSO PER L'OMICIDIO SACCHI È STATA SENTITA LA FIDANZATA ANASTASIA” - PERCHÉ PRINCI AVEVA LE CHIAVI DELLA MACCHINA DELLA COMPAGNA DI LUCA SE ERA L'UNICO AL CORRENTE DELL'AFFARE? LA RISPOSTA DI ANASTASIA…


     
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    LUCA SACCHI E ANASTASIA KYLEMNIK LUCA SACCHI E ANASTASIA KYLEMNIK

    Michela Allegri per “il Messaggero”

     

    Rabbia e commozione. Mentre parla e ricostruisce la notte del 23 ottobre 2019, quando davanti al pub John Cabot, nel quartiere romano Appio Latino, il suo fidanzato Luca Sacchi è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco, Anastasia Kylemnyk deve fare una pausa per ricomporsi e ingoiare le lacrime: «Quando ho sentito lo sparo pensavo fosse un un petardo. Poi ho preso la testa di Luca tra le mani e ho sentito il sangue, l'ho visto.

     

    Ho tamponato con il cappuccio della sua felpa, dal pub mi hanno portato molti fazzoletti, sono rimasta con lui fino all'arrivo dell'ambulanza». Il piglio, invece, è determinato quando ricostruisce i passaggi di quella che, per la procura, fu una trattativa per la compravendita di 70mila euro di marijuana curata dall'amico della coppia, Giovanni Princi - già condannato a 4 anni -, e che ha trascinato la stessa Anastasia sul banco degli imputati: il denaro era all'interno del suo zainetto, che lei stessa ha dato all'amico quando è stato il momento di mostrare i soldi agli intermediari dei pusher.

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    A processo con l'accusa di omicidio ci sono invece gli spacciatori di Casal Monastero, Valerio Del Grosso - è stato lui a sparare -, Paolo Pirino e il fornitore Marcello De Propris. Anastasia è accusata di avere partecipato alla compravendita di erba ma è anche parte lesa: è stata colpita con una mazza e derubata dello zaino. I soldi non sono mai stati trovati.

     

    LA DENUNCIA Quando ha sporto denuncia, subito dopo l'omicidio, Anastasia ha omesso alcuni particolari: non ha raccontato dell'incontro di Princi con i pusher e non ha detto che l'amico le aveva consegnato il denaro. «Volevo proteggere Luca e me stessa per paura che Princi ci coinvolgesse in questa storia, non c'entravamo nulla», ha spiegato la ventiseienne di origine ucraina ai giudici della I Corte d'assise, sottolineando di non essere mai stata al corrente della trattativa: «Princi ci disse che doveva fare un impiccetto con una moto, forse si trattava di una moto rubata. Non ci diede altri dettagli. Mi chiese di tenergli una busta come quelle che si usano per il pane.

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    Mi mise questo pacco nello zaino, ma io e Luca non lo toccammo». Poi ha raccontato dell'arrivo degli intermediari di Del Grosso: «Princi era con altre due persone, mi fece un cenno e gli portai lo zaino. Mi fidavo di lui, era il migliore amico di Luca». Una circostanza non convince il pm: perché Princi aveva le chiavi della macchina di Anastasia se era l'unico al corrente dell'affare? Risposta: «Mi chiese le chiavi della macchina e mi disse: Se non mi piace la moto, metto la busta nella macchina. Quando mi ridiede lo zaino era vuoto, non c'era più la busta».

     

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    L'AGGRESSIONE Poi, l'aggressione: «Ho sentito come una compressione sulla nuca, subito non mi sono resa conto. Poi sentii: Dammi sto zaino. Allargai le braccia per farglielo sfilare, ero a terra. Poi scorsi le gambe di Luca, andai di corsa da lui». Anastasia piange quando deve descrivere la posizione del corpo. Poi, c'è il racconto degli istanti più drammatici. Il corpo di Luca immobile, «ma lui ancora respirava, pensavo fosse svenuto, dicevo: Oh Lu', dai amo'. Pensavo fosse caduto per i suoi problemi alla schiena, gli misi la mano sotto la testa e sentii un liquido molto caldo. Vidi la mia mano rossa. Urlavo, non c'era nessuno vicino a me.

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    Ripetevo: ambulanza, ambulanza. Ma l'ambulanza non arrivava mai, quei minuti mi sono sembrati ore. Qualcuno disse: Questo non ce la fa. Gli risposi male, risposi male anche a carabinieri, ai soccorritori». I giorni successivi sono stati i più difficili: «Oltre al lutto ho dovuto combattere con persone che mi accusavano di essere l'assassina e l'amante di Princi - ha aggiunto la ragazza - non volevo neanche più vivere. Volevo trascorrere la vita con Luca». Dopo Anastasia, la Corte ha sentito un altro imputato, Marcello De Propris, fornitore dei pusher. Era stato lui a consegnare a Del Grosso l'arma usata per uccidere Sacchi.

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    «Quella sera Valerio è venuto sotto casa mia, volevo menargli. Mi ha raccontato che mentre faceva la rapina gli è partito un colpo. Ha detto che aveva preso lo zaino ma i soldi non c'erano». De Propris ha poi confermato che l'amico doveva vedere a Princi un'ingente partita di droga e che si era rivolto a lui come fornitore. Quando si era accorto che Princi aveva tutto quel denaro, Del Grosso aveva cambiato idea: aveva deciso di derubare il gruppo ed era andato da De Propris a prendere la pistola.

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