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    IL VERO BACO DEL MILLENNIO - MARINO NIOLA: “È ARRIVATO. MA VENT'ANNI DOPO. E NON HA NIENTE A CHE FARE CON L'APOCALISSE DIGITALE. LO ASPETTAVAMO IL PRIMO GIORNO DEL DUEMILA. E INVECE SI È PRESENTATO ADESSO, PROFONDAMENTE MUTATO E MUTANTE COME OGNI VIRUS CHE SI RISPETTI. ALLORA AVEVAMO UN TIMORE QUASI SUPERSTIZIOSO DELLA TECNOLOGIA E INVECE LA BORDATA È ARRIVATA DALLA BIOLOGIA..."


     
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    Marino Niola per “la Repubblica”

     

    MARINO NIOLA MARINO NIOLA

    Il baco del millennio è arrivato. Ma vent' anni dopo. Il suo nome è Covid 19 e non ha niente a che fare con l' apocalisse digitale. Lo aspettavamo tra l' ultima notte del Novecento e il primo giorno del Duemila. E invece si è presentato adesso, profondamente mutato e mutante come ogni virus che si rispetti. Allora avevamo un timore quasi superstizioso della tecnologia e invece la bordata è arrivata dalla biologia. Credevamo che il vulnus del sistema fosse nell' immateriale e invece era nella materia vivente.

     

    Eravamo certi che la fine del mondo incubasse nei circuiti dell' intelligenza artificiale, nel moderno logos. Invece era nell'antico bios, nella forma di vita più arcaica e primordiale che ci sia. Temevamo il default dei sistemi complessi ed evoluti e invece il colpo da "ko" è arrivato da un organismo semplice e involuto.

     

    LA VIDEOCHIAMATA DI UN ANZIANO MALATO DI CORONAVIRUS AI PARENTI LA VIDEOCHIAMATA DI UN ANZIANO MALATO DI CORONAVIRUS AI PARENTI

    In quei giorni, che sembrano ormai lontani anni luce, eravamo convinti che il battito elettronico che comanda il bioritmo del villaggio globale si sarebbe arrestato all' improvviso precipitandoci in un vuoto elettronico ed esistenziale, un enorme buco nero capace di inghiottire in un istante ogni nostro avere e ogni nostro essere. Abbiamo vissuto nell' attesa millenaristica del black out della civiltà.

     

    Che l' economia si bloccasse, che gli aerei rimanessero a terra, che i sistemi scolastici si impallassero, che le Borse implodessero, che le fabbriche si fermassero, che la logistica impazzisse, che i consumi si arrestassero. E che il sistema sanitario andasse in tilt. Allora non è successo niente. Ma è successo tutto adesso. E per ragioni completamente diverse. Non informatiche ma epidemiche.

     

    MILLENNIUM BUG MILLENNIUM BUG

    E paradossalmente, in questo momento a reggere è proprio l'informatica, che al tempo del baco ci appariva il nostro tallone d' Achille, quello che avrebbe rivelato la fragilità del mondo iperconnesso, che avrebbe fatto coincidere il crollo dei nostri nervi con l' encefalogramma piatto dei nostri processori. E invece la Rete non solo sta tenendo botta, ma è diventata l' antidoto contro il male, l' anticorpo comunicativo che ci sorregge e ci protegge. Relazioni e transazioni.

     

    Formazione e informazione. Contatti e contratti. Interventi e coordinamenti. La connessione permanente ha salvato la salute dell' organismo sociale e sanitario. E, in assenza dei nostri corpi fisici, remoti e reclusi, ha liberato dalla quarantena le nostre anime. Ha permesso ai nostri volti di riconoscersi e ritrovarsi, di non smarrirsi in un buio affettivo, emotivo e comunicativo.

     

    All' alba del millennio, certi di averla sfangata, ci eravamo sentiti al sicuro. E siamo ripartiti a manetta senza più chiederci il senso della nostra corsa verso lo sviluppo infinito, che ormai sembrava inarrestabile. Invece a mettere il paletto nella ruota della globalizzazione ci ha pensato un agente patogeno microscopico.

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    Non so se il virus abbia allungato il secolo breve o accorciato il nostro. Fatto sta che adesso, quello che verrà sarà il vero inizio del Millennio. Allora credevamo di avere un problema di impostazione. Invece abbiamo scoperto che era un difetto di visione. Perché vent' anni fa a spaventarci era solo il fantasma incorporeo dei parassiti virtuali che avrebbero messo a nudo la vulnerabilità della società comunicante. E invece a darci scacco matto è stato un parassita fisiologico. Un veleno nel senso letterale della parola, visto che virus deriva da un termine indoeuropeo che significa proprio veleno, umore venefico, ma anche saetta, vettore, qualcosa che vola nell' aria, proprio come le frecce divine che nell' Iliade spargono la peste nel campo dei Greci. E che ci ricorda la fragilità della condizione umana.

     

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    Insomma, per noi la parola virus era diventata solo una metafora, per designare un contagio informatico propagato da hacker-untori. Da combattere con antivirali digitali. Quasi che la materialità delle cose e il peso dei corpi fossero stati azzerati dalla società liquida e dalla sua insostenibile leggerezza. A spaventarci era lo spettro del malware, vale a dire malicious software, l' algoritmo del male. E adesso che la pandemia ci ricorda che siamo prima di tutto carne e sangue, ci rifugiamo sotto l' ala del welfare, il sistema del bene, che molti consideravano un costoso rottame del secolo scorso. E che invece resta il solo farmaco in grado di curare corpi e anime.

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