Flavio Vanetti per www.corriere.it
il ct davide mazzanti
Senza cadere negli isterismi e nei processi sommari, ci auguriamo che la disastrosa eliminazione della Nazionale femminile nel quarto di finale «dentro-o-fuori» contro la Serbia – che ha stradominato per 3-0, prendendo a pallate le nostre come se di fronte ci fosse una squadra qualsiasi e non la seconda al Mondiale 2018 e terza all’Europeo 2019 – serva di lezione per afferrare un concetto che il c.t. Davide Mazzanti spiega dicendo pane al pane e vino al vino: «Questa esperienza negativa può trasformarsi in una palestra che ci allenerà per il futuro. Ho raccomandato alle ragazze di staccarsi da quello che le circonda, perché la melma quando arriva, arriva; ed è dura levarsela di dosso». Un attimo di pausa, quindi la chiosa: «Staccarsi dai social è più difficile per loro che per me: ma questa sconfitta ci servirà anche su questo fronte».
LE RAGAZZE DELLA NAZIONALE DI PALLAVOLO
Le ragioni dell’eliminazione
Meno male. Ci veniva di scrivere «meno social e più schiacciate», ma con il dubbio di essere troppo cattivi. Mazzanti sdogana invece questa idea, con la precisazione – condivisa – che l’eliminazione non nasce dalla grande esposizione sulle piattaforme multimediali. Ma è una cosa che distrae, che rischia di trasformare i Giochi, luogo di massima concentrazione, in un parco divertimenti o, peggio ancora, in un «rissodromo digitale» che succhia energie.
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Paola Egonu
Mazzanti quando ha parlato di «melma che arriva addosso» non ha fatto nomi e cognomi, eppure non è difficile capire che si riferisse, prima di tutto, a Paola Egonu. Lei è diventata molto di più di una pallavolista (di norma fortissima: non stavolta, però, perché l’Olimpiade sua è stata priva di acuti e pure contro la Serbia, anche perché messa nelle condizioni di non attaccare come preferisce, ha stentato e sbagliato parecchio): ormai è un personaggio che ha una popolarità simile a quella di una influencer. Con amici e nemici.
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Ecco allora che tenere testa a certi ritmi, volendo magari ribattere a chi ti insulta, genera distrazioni e probabilmente stress aggiuntivo. Allontanandoti dal «focus» che dovresti avere: ovvero, giocare per andare il più lontano possibile.
Certo, non tutto va caricato sulle spalle di Egonu, anche le compagne hanno i loro bravi orticelli che coltivano.
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La sconfitta del 4 agosto
E poi restano le riflessioni tecniche, che nel caso del naufragio del 4 agosto 2021 – data infausta e indimenticabile – sfociano in tre domande: perché le azzurre hanno battuto e ricevuto così male? Perché sono state surclassate in regia? Soprattutto perché – e lo ha ammesso Anna Danesi – non si è mai vista la faccia feroce e non hanno creduto in loro stesse?
Pressioni e aspettative
Ma al di là di tutto ciò, questa è stata l’Olimpiade nella quale tutto, nella prospettiva dell’Italia femminile del volley, tutto era Paola Egonu. Forse anche troppo. Paola è stata coinvolta fin dagli albori della primavera nella candidatura a tedofora dell’Italia (quando già era chiaro, per varie ragioni, che non sarebbe stata lei); quindi grazie alla capacità di risolvere da sola a favore di Conegliano la finale di Champions League è finalmente stata collocata nella sua dimensione di sportiva e di talento unico, anche se di pari passo sono aumentate (esagerando) le pressioni e le aspettative.
paola egonu
Infine, giunta a Tokyo, ecco che una bandiera l’ha sì portata, quella del Cio. Gran bella cosa, ma anche questa un di più rispetto alla missione da compiere. A seguire, ecco il tweet contro la russa che non ha raccolto le sue scuse, i video su una seduta di fisioterapia, le foto con le compagne sotto rete dopo i successi (pochi alla fine: 3 in 6 partite).
Le sconfitte
Ripetiamo, questo ripiombare all’inferno cinque anni dopo i disastri di Rio (ma con l’aggravante che la squadra nel frattempo è progredita e ha vinto), non è colpa di Paola. Però probabilmente, e involontariamente, ha innescato uno scenario che, come un mostro che si gonfia, ha preso corpo prima dopo l’incauto e sottovalutato scivolone contro le cinesi e poi con il k.o., più «vero» e dalle conseguenze peggiori, al cospetto degli Usa.
PAOLA EGONU BACIO SU GAZZETTA
La squadra sorridente, allegra e spensierata dei primi giorni contro le serbe è andata in campo con una tensione (o chiamiamola magari paura?) palpabile fin dai primi scambi. A Mazzanti è stato chiesto se ha capito come mai Paola Egonu a Tokyo non sia stata… Paola Egonu. Risposta: «Non lo so. Questo probabilmente lo sa lei. Ho provato a starle vicino, ad aiutarla. Vi garantisco di aver visto la miglior Paola da quando la conosco. Si è impegnata per fare sì che l’integrazione con la squadra fosse perfetta, ha voluto preparare bene questi Giochi. Ma forse ha speso tante energie e non si è espressa come sa. Dovrà essere lei a metabolizzare».
PAOLA EGONU KASIA SKORUPA
Ofelia Malinov: «Non perdete fiducia in noi»
Il dramma dell’eliminazione è un«drammone», c’è poco da fare. Ofelia Malinov scoppia in lacrime tra richieste e promesse («Vorrei che non perdiate fiducia in noi, siamo un gruppo giovane e questa esperienza ci permetterà di partire più forti di prima»), Mazzanti fa per andarsene ma sente di avere ancora qualcosa da dire: «Sono usciti prima i ragazzi della maschile, adesso tocca a noi. Sono dispiaciuto per il movimento del volley che si nutre dei risultati delle Nazionali. A me spiace non aver raggiunto quanto avevo in testa, ma questa squadra ha ancora tanto da raccontare».
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A inizio settembre ci saranno gli Europei: lì, ragazze, meno selfie e più schiacciate.
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