Ottavio Cappellani per la Sicilia
will smith schiaffeggia chris rock agli oscar 1
Will Smith non potrà partecipare all’Oscar per dieci anni, la statuetta vinta però se la può tenere: è stata questa la decisione dell’Academy la quale aggiunge che non si escludono ulteriori provvedimenti, probabilmente lo raperanno a zero.
Mi sembra che quella che a uscirne peggio, dallo schiaffo, sia stata proprio l’Academy, che dopo anni di inclusive, politically correct, meetoo, cancel culture, cultural appropriation, breaking balls, appena gli è successa qualcosa in casa è andata nel pallone e si è freezata.
L’Academy ha riconosciuto le proprie colpe ammettendo che “non ha saputo reagire prontamente a qualcosa di inaspettato” e ci sono state anche montagne di fake news sulla faccenda: c’è chi dice che Will Smith sia stato invitato ad allontanarsi e che Smith si sia rifiutato, c’è chi dice “ma quando mai”.
will smith
Ma d’altronde che avrebbero potuto fare? Sparare a Smith col taser? Impossibile, meglio che gli affari tra gli afroamericani se la sbrighino tra loro. Chiedere a Denzel Washington di sparare a Smith col taser? Impossibile, Denzel Washington ha dichiarato che non è stato Will Smith a dare lo schiaffo ma il diavolo, e ha cercato di risolvere la cosa pregando con Smith. Picchiare Don Jada Pinkett Smith, la vera mandante dello schiaffo? Impossibile: tutti si spaventano di Jada Pinkett Smith.
Come nella legislatura italiana, anche quella americana prevede che lo schiaffo, se non ha conseguenze fisiche, sia perseguibile a querela di parte entro dati termini, Chris Rock non ha voluto sporgere denuncia - e ci credo, con questo schiaffo ha il prossimo spettacolo pronto e sarà un successone -, Will Smith avrebbe evitato, come ha evitato, che Jada, una volta a casa gli lanciasse contro tutti le confezioni di prodotti contro l’alopecia (fanno male i vasetti, i prodotti di lusso non te li danno nei flaconi di plastica ma dentro vasetti pesantissimi), si sarebbe aperto – come si è aperto – un interessante dibattito sulla libertà della comicità dagli stringenti lacciuoli del bdsm delle direttive politicamente corrette che, ammettiamolo, ricordano il codice Hayes, contro il quale la “nuova hollywood” insorse negli anni Settanta regalandoci capolavori scorrettissimi. Nessuno avrebbe impedito a Denzel Washington di pregare ugualmente. E insomma alla fine tutti avrebbero portato la pagnotta a casa.
will smith e jada pinkett
Adesso, invece, la voglio vedere l’Academy obbligata a pontificare su tutti gli schiaffi mollati sul grande schermo: non quelli, ovviamente, dati dai cattivi ai buoni, ché quelli passano. No, stiamo parlando degli schiaffoni dei buoni verso i cattivi, quelli che fanno ridere, quelli liberatori, quelli che il pubblico pensa “minchia, finalmente!”. Gli schiaffoni dati alla tipa in attacco di panico ne “L’aereo più pazzo del mondo”. Sean Connery che dà uno schiaffo a suo figlio Harrison Ford perché ha detto una parolaccia in “Indiana Jones”.
Mai più zingarate come gli schiaffi a quelli affacciati dai finestrini del treno in partenza in “Amici miei”. Né l’imitazione Fantozziana in cui Fantozzi si sbaglia e schiaffeggia i passeggeri di un treno in arrivo. Mai più Tomas Milian di “Er Monnezza” e gli schiaffi a Bombolo. O il politicamente potentissimo schiaffone di ritorno che Sidney Poitier molla a un riccastro bianco ne “La calda notte dell’ispettore Tibbs”. E i calci nelle palle? Wolverine che di fronte alla sua nemesi alla quale ricrescono continuamente le unghia gli spara un calcione all’inguine: “Fatti ricrescere queste”. E il calcio nelle palle inizia-rissa di Begbie in “Trainspotting”?
will smith si incazza con chris rock
Mentre l’Academy fa i conti con se stessa mi sa che mi rivedo “Altrimenti ci arrabbiamo”, l’originale.
OTTAVIO CAPPELLANI