paola pisano
1 – APP IN ARRIVO: ANONIMA E SU BASE VOLONTARIA L'ANARCHIA DELLE REGIONI
Cristiana Mangani per “il Messaggero”
La task force tecnologica ha concluso il suo lavoro, e già ieri sera, ha consegnato al ministro dell'Innovazione Paola Pisano le tre-quattro società (su 319) considerate in grado di fornire la app per tracciare gli spostamenti dei cittadini. Subito dopo, i risultati verranno inviati al governo e, presumibilmente, sarà il premier Giuseppe Conte ad annunciare l'azienda sulla quale cadrà la scelta. C'è molta attesa su questo punto, perché, così come è avvenuto in altri paesi del mondo, la fase 2 dell'emergenza coronavirus potrebbe essere facilitata dall'analisi degli spostamenti della popolazione.
walter ricciardi
«È una short list, una rosa di soluzioni tra cui scegliere - conferma il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute e rappresentante dell'Italia per l'Oms - I lavori sono ormai conclusi». Gli esperti hanno analizzato le applicazioni producendo due relazioni tecniche, una sulla privacy e una sull'analisi delle soluzioni. E tutto il materiale verrà girato a Palazzo Chigi anche con il parere del garante per la privacy e dell'Agcom.
covidradar 1
«L'applicazione - ha spiegato la ministra durante un'audizione alla Camera, in Commissione Trasporti - dovrà rispettare sette condizioni, tra cui la volontarietà di partecipazione. E i dati dovranno essere resi sufficientemente anonimi da impedire l'identificazione dell'interessato». Inoltre, ha sottolineato - «l'obiettivo dell'app non è la geolocalizzazione della persona (quindi niente sistema gestito via gps), e il tracciamento avrà una gestione pubblica».
TUTTE LE DIFFICOLTÀ
paola pisano luigi di maio
C'è da dire, però che, entusiasmi a parte, non sarà facile rendere esecutivo il sistema: la Apple, a esempio, ha molti blocchi rispetto all'invio automatico delle informazioni. Infatti, la parte dei dati mancanti nel tracciamento attuato a Singapore è proprio quella relativa a molti possessori di iPhone, che non permettono alle applicazioni di inviare dati tramite bluetooth in background.
coronavirus smartphone
«In ogni caso - è intervenuta Pisano - passerà un po' di tempo per l'effettiva attuazione, perché c'è bisogno di una fase di sperimentazione». Inoltre, affinché funzioni in maniera efficace - chiarisce il garante per la privacy Antonello Soro - «dovrà coinvolgere almeno il 60 per cento delle persone. E soprattutto sarebbe utile evitare la proliferazione di iniziative regionali, locali, in cui tutti quanti suggeriscano una app. Se ogni Regione, ogni provincia, ogni comune suggerisce una app da scaricare e poi i cittadini italiani vengono invitati ad aderire alla richiesta del governo e del Parlamento diventa un caos. Si ponga un limite e che ci sia l'idea di un obiettivo comune».
PAOLA PISANO LUIGI DI MAIO
tracetogether app singapore
I dati trattati ai fini dell'esercizio del sistema dovranno essere «resi sufficientemente anonimi da impedire l'identificazione dell'interessato». E poi - è sempre la ministra ad affermarlo - «raggiunta la finalità, dovranno essere cancellati con conseguente garanzia assoluta per tutti i cittadini». In pole position, fondazioni, una società di Orvieto e un'app estera. Ma le opzioni sono tantissime. Il sistema preferito sul quale si svilupperà è quello via bluetooth, che consentirebbe di identificare gli smartphone venuti a contatto con quello di un soggetto positivo al virus. I possessori di questi cellulari riceverebbero, attraverso la app, una segnalazione, inviata in via automatica o con il coinvolgimento delle Asl, con l'invito a sottoporsi ad accertamenti.
corona kavach app indiana
uffici di bending spoons
Anche da Bruxelles, intanto, stanno arrivando molte raccomandazioni affinché si limiti l'uso dei dati personali a fini medici, garantendo il rispetto dei diritti fondamentali e la collaborazione tra autorità sanitarie pubbliche e l'Ue. Gli Stati membri sono chiamati entro il 15 aprile a mettere nero su bianco una cassetta degli attrezzi proprio per allineare le app nazionali con quelle europee.
2 – SPINTA DELL'EUROPA PER L'APP «UNICA» VERSO REATI AD HOC: BISOGNA PROTEGGERE I DATI DEGLI INFETTI
Martina Pennisi per il “Corriere della Sera”
paola pisano 1
Ci sono ancora alcune caselle di primaria importanza da spuntare, ma la direzione si fa sempre più chiara: l' applicazione italiana per il tracciamento dei contatti e per la telemedicina che proverà ad aiutarci a gestire la «fase 2» del contenimento del Covid-19 guarda all' Europa. Ieri lo ha raccomandato la Commissione europea, che ha fissato la data del 15 aprile per l' elaborazione di un «pacchetto di strumenti per un approccio paneuropeo per le applicazioni mobili» da parte degli Stati membri in collaborazione con il comitato europeo per la protezione dei dati.
Una base di partenza c' è ed è il progetto Pepp-Pt di 130 scienziati e 32 fra aziende e istituti di ricerca di 8 Paesi. Il governo francese ha già annunciato la sua adesione tramite il National Institute for Research in Computer Science and Automation (Inria).
il qr code per muoversi in cina coronavirus
Quello italiano non ha ancora sciolto le riserve: la ministra per l' Innovazione Paola Pisano ha detto alla commissione Trasporti della Camera che «dovrà essere coinvolto il Parlamento», oltre a chiarire che i dati dei cittadini «saranno gestiti da un soggetto pubblico che ancora non è stato scelto».
Nello stesso contesto, il Garante per la privacy Antonello Soro ha ipotizzato «una norma di rango primario, anche un decreto-legge» per il trattamento dei dati e la previsione di «specifici reati» nel caso di caso in cui vengano violate le regole. Non sono ancora stati resi noti i nomi delle due applicazioni scelte dalla task force del ministro dell' Innovazione, una delle quali dovrà fungere da backup nella fase di test, ma a quanto risulta quella della società di sviluppo di app Bending Spoons e dell' amministratore delegato dei poliambulatori del Centro Medico Santagostino Luca Foresti è al momento la più papabile.
MEME SU INPSDOWN virginia raggi paola pisano
Anche perché Bending Spoons fa parte del progetto Pepp-Pt - l' altro pezzo di Italia è la Fondazione Isi di Torino - e potrebbe garantire l' approccio coordinato auspicato dall' Ue. Le caratteristiche dell' app nostrana dovrebbero essere quelle che ipotizziamo da giorni, a meno di una indicazione politica diversa: download volontario (anche se bisognerà capire se di fatto sarà obbligatoria per prendere i mezzi pubblici o mostrarla alle autorità) e comunicazione via Bluetooth fra gli smartphone che sono vicini per poter avvisare del rischio che sta correndo chi è entrato in contatto con un individuo poi rivelatosi positivo. Sia l' identità del malato sia quella di chi ha incrociato dovranno essere protette, «anonimizzate».
i quattro fondatori di bending spoons
L' applicazione servirà inoltre per comunicare con i medici. «L' obiettivo è ridurre le possibilità di contagio, ma non sarà una sola applicazione a risolvere tutto», ha ribadito la ministra Pisano. A farle eco, sempre durante l' audizione alla commissione Trasporti della Camera, l' amministratore delegato di Vodafone Italia Aldo Bisio, parte in causa anche perché una controllata tedesca della società di telecomunicazioni è fra i partner di Pepp-Pt: «L' app va accoppiata a un intensive testing ».