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    IL DECLINO DELL’IMPERO AMERICANO: CINA E INDIA FIRMANO UN ACCORDO SU COMMERCIO, BANCHE E ARMI (NULLA SARA’ COME PRIMA)


     
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    1. INDIA E CINA- L'ACCORDO DEI GIGANTI RIDISEGNA IL MONDO
    Ilaria Maria Sala per "La Stampa
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    Qualche anno fa si parlava di «Cindia» più con il piacere di coniare neologismi pop che non per una qualche fondatezza logica nella definizione. Oggi, che per fortuna l'espressione pare tramontata, sembra che l'incontro al vertice fra il Primo Ministro indiano Manmohan Singh e la sua controparte cinese Li Keqiang, possa essere un passo concreto verso la riduzione delle distanze tra le due nazioni più popolate dell'Asia, unite da una frontiera da sempre contestata, con un potenziale di scambi commerciali e sostegno politico reciproco mai realizzato per quanto in crescita.

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    I due Paesi hanno meno in comune di quanto si possa credere e nutrono una diffidenza reciproca che diminuisce, sì, ma con lentezza.

    Ieri, mentre alcuni gruppi di esiliati tibetani riuscivano a spezzare i cordoni di polizia per manifestare contro il Primo Ministro cinese, i due leader hanno firmato una dichiarazione congiunta che si ripromette di affrontare con minor belligeranza le dispute territoriali sull'Himalaya e di intensificare il commercio e gli investimenti fra i due colossi asiatici.

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    Il documento, che contiene otto punti, esordisce con l'accordo sul pellegrinaggio Kailash Mansarovar Yatra, che prevede la visita da parte di devoti indiani ad alcuni templi tibetani, e garantisce maggiori facilitazioni nel passaggio e nelle infrastrutture che i pellegrini potranno trovare lungo la via.

    Gli altri punti si concentrano sul miglioramento delle transazioni economiche e dell'import-export fra i due Paesi, maggiori traduzioni reciproche di classici letterari e, tema caro all'India, la promessa cinese di inviare quotidiane informazioni all'India sul livello delle acque nel fiume Brahmaputra, che nasce in Tibet (dove è chiamato Yarlung Zangpo) e che sarà presto parzialmente bloccato da tre nuove dighe in costruzione dal lato cinese. Un accordo che lascia inevasa la richiesta indiana di creare una «commissione sull'acqua» fra India e Cina, ma che crea maggiore comunicazione fra i due partner.

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    L'accordo firmato da Singh e Li in modo indiretto affronta alcune delle questioni più spinose: quella tibetana innanzitutto (il Dalai Lama è ospitato dall'India da quando, nel '59, è scappato dal Tibet occupato). Si legge nell'accordo: «Le due parti non consentiranno che i loro territori siano utilizzati per attività nocive all'altro», ma «i due Paesi mantengono il diritto di scegliere la propria via per lo sviluppo politico, sociale ed economico in cui i diritti umani fondamentali hanno la posizione a loro dovuta».

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    Rispetto all'economia c'è la promessa di raggiungere scambi per 100 miliardi di dollari Usa da qui al 2015 e l'affermazione che «India e Cina hanno un'opportunità storica per lo sviluppo economico e sociale e la realizzazione di quest'obiettivo farà avanzare la pace e la prosperità in Asia e nel mondo. C'è abbastanza spazio nel mondo per lo sviluppo dell'India e della Cina, e il mondo ha bisogno dello sviluppo comune dei due Paesi che saranno partner e non rivali», dice con ottimismo il documento.

    Un dettagliato sondaggio dell'opinione pubblica indiana del Lowy Institute e dall'Australian India Institute pubblicato proprio ieri mostra parte degli ostacoli da superare: se non sorprende che il 94% degli indiani reputa il Pakistan una minaccia alla sicurezza interna, è di rilievo che l'84% di essi dichiarino che anche la Cina è una minaccia. Se il Paese più amato dagli indiani è l'America (e quello meno amato il Pakistan) l'amore per la Cina, su una scala di 10, arriva a 4. Ma forse il nocciolo delle differenze sta qui: secondo altri recenti sondaggi la maggior parte dei cinesi si dice soddisfatta di avere oggi uno stile di vita superiore rispetto a cinque anni fa, mentre il 95% degli indiani dichiara di essere felice di vivere in una democrazia.

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    2. COMMERCIO, BANCHE E ARMAMENTI: ORA "CINDIA" SPAVENTA L'AMERICA
    Federico Rampini per "La Repubblica"

    A leggere la stampa di Stato cinese, ma anche le analisi preoccupate di alcuni strateghi di Washington, siamo alle grandi manovre di Cindia. La decisione del neo-premier cinese Li Keqiang di dedicare la sua prima visita all'estero all'India, ha fatto sobbalzare gli americani.

    A maggior ragione li allarma il tono adottato da Li nel primo incontro col suo omologo Manmohan Singh: «I nostri interessi comuni superano di molto i nostri punti di disaccordo». Davvero sta per materializzarsi Cindia, l'unione tra il dragone cinese e l'elefante indiano, cioè le due nazioni più popolose del mondo nonché i due pesi massimi nel club degli emergenti Brics? Dal punto di vista economico, le relazioni tra i due giganti asiatici procedono a gonfie vele.

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    La Cina è diventata il primo partner commerciale dell'India, l'interscambio ha raggiunto i 66 miliardi di dollari l'anno scorso. L'obiettivo fissato dal ministero del Commercio di Pechino, di raggiungere 100 miliardi nel 2015, appare molto realistico e potrebbe perfino essere superato. Non a caso la missione di Stato che Li guida a New Delhi ha un carattere prevalentemente economico: al seguito del premier c'è una folta delegazione di imprenditori e banchieri, inclusi i top manager dei colossi delle telecom Huawei e Zte.

    Le complementarietà tra le due economie sono reali. La Cina ha molte lunghezze di vantaggio come potenza industriale, ma l'India esporta derrate agricole e soprattutto servizi avanzati come software. A confermare che Pechino sta sferrando una "offensiva della seduzione", c'è lo sgarbo fatto al Pakistan che verrà visitato da Li solo dopo la tappa indiana. Un affronto per un alleato storico della Repubblica Popolare. Del resto Li è a New Delhi anche per firmare accordi di forniture di armi, essendo l'India divenuta il più grosso acquirente mondiale.

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    Ma se Cindia è una crasi efficace per descrivere le due maggiori nazioni del pianeta, di qui a trasformarla in un'alleanza geostrategica ci vuole altro. La recente tensione al confine del Ladakh, dopo la breve incursione di truppe dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese, ha ricordato a New Delhi che i rapporti di forze militari sono sproporzionatamente in favore della Cina.

    Anche dal punto di vista economico, la disparità è notevole almeno per adesso (nel lungo periodo, il vantaggio di Pechino potrebbe ridursi sia per l'invecchiamento della forza lavoro cinese, sia perché il regime autoritario è meno adatto a gestire le tensioni sociali legate allo sviluppo).

    Tra le cause di una tensione latente tra le due nazioni, c'è l'acqua. Più ancora dell'energia - di cui Cina e India sono avidi acquirenti nel mondo intero - l'acqua è la risorsa scarsa che si contendono. I grandi fiumi che irrigano i due paesi nascono tutti dallo stesso "serbatoio" che è l'Himalaya.

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    Con il cambiamento ambientale e lo scioglimento dei ghiacciai, nuove incognite possono minacciare la regolarità dei corsi di quei fiumi. Per questo le dispute territoriali, tutte in aree vicine all'Himalaya, non sono residui di nazionalismi arcaici bensì nascondono una posta in gioco molto reale.

    Non a caso uno dei contenziosi tra Pechino e New Delhi è l'ospitalità offerta dall'India al Dalai Lama e al governo tibetano in esilio: il Tibet è la "cassaforte idrica" della Cina. A irritare il governo Singh di recente c'è stata la decisione di Pechino di costruire una serie di dighe nella parte a monte del fiume Brahmaputra che irriga le regioni nordorientali dell'India.

    Nella nuova versione del Grande Gioco - quello che oppose l'impero britannico e la Russia zarista per le zone d'influenza in Asia - oggi gli Stati Uniti considerano l'India un partner strategico, nel contenimento (o accerchiamento...) della Cina. George W. Bush cominciò a levare le sanzioni sulle vendite di tecnologia nucleare all'India.

    Barack Obama ha compiuto a Delhi e Mumbai uno dei viaggi più significativi del suo primo mandato, celebrando l'intesa tra le due maggiori democrazie mondiali. Obama segue da vicino le "manovre di Cindia" avviate dalla nuova leadership cinese: non appena sarà partito da Delhi il premier Li Keqiang, la Casa Bianca annuncerà la data del viaggio di John Kerry in India.

    Il segretario di Stato ci andrà sicuramente entro giugno. Ieri, mentre il duetto tra Li e Singh occupava la scena a Delhi, due notizie dominavano l'attenzione di Washington. La prima: la ripresa di attacchi di hacker cinesi, riconducibili alle forze armate di Pechino. La seconda: l'incontro con Obama del presidente birmano Thein Sein.

    La Birmania è una "cerniera" tra India e Cina. Negli ultimi anni stava scivolando nell'orbita economico-militare cinese. Il disgelo democratico - ancora parziale - ha fornito a Obama l'occasione per risucchiare Myanmar verso un rapporto con gli Stati Uniti. Il Grande Gioco continua.

     

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