1 - IL DECRETO ANCORA NON C'È MA M5S E IV: VA CAMBIATO CONTE CHIUDE AL RIMPASTO
Alberto Gentili per “il Messaggero”
Il testo del decreto Rilancio ancora non c'è. La Ragioneria lo sta ancora analizzando pezzo pezzo per la bollinatura e già si prepara lo scontro tra i rosso-gialli per cambiarlo. Giuseppe Conte ha detto che il provvedimento «potrà essere migliorato dal Parlamento», ma dopo il lungo scontro che ha messo a soqquadro la maggioranza rosso-gialla e fatto tremare il governo, si annuncia un vero e proprio assalto alla diligenza nel classico copione che accompagna l'approvazione in autunno di ogni legge di bilancio. E visto che Rilancio «vale due manovre economiche» (Conte docet), è facile prevedere che anche l'assalto sarà doppio.
giuseppe conte meme
I più agguerriti si annunciano i 5Stelle, in rotta di collisione con il premier accusato di essere «ormai schierato con il Pd». Dopo aver dovuto ingoiare la regolarizzazione di migranti e colf, nei gruppi parlamentari grillini monta la voglia di restringere le maglie del provvedimento per ridurre il numero di invisibili beneficiati dalla norma e per «smantellare» quello che nel Movimento viene chiamato «condono penale» dei datori di lavoro. In direzione opposta si muove il Pd: il ministro delle Regioni, Francesco Boccia, ipotizza di estendere il reddito di emergenza ai migranti regolarizzati. Un vero schiaffo per i 5Stelle, che tra l'altro puntano ad aumentare i fondi per le «famiglie con figli», i Comuni e - per bilanciare le risorse - ad aumentare il carico fiscale sull'e.commerce: «Il più avvantagiato dalla crisi innescata dal virus», dice una fonte vicina al dossier.
Questo è solo l'antipasto. Italia Viva, come spiega Luigi Marattin, «vuole allargare il bonus del 110%» per le ristrutturazioni edilizie, «alle imprese e ai proprietari di seconde case, senza escludere un ampliamento della tipologia dei lavori beneficiati dal bonus». E su questo punto i renziani avranno a fianco il Pd, intenzionato anch'esso ad estendere il 110% di detrazione alle seconde case. Italia Viva vorrebbe anche azzerare l'Irap per tutto l'anno e aumentare gli aiuti alle scuole paritarie e alle famiglie, senza escludere di allargare e potenziare il credito d'imposta per gli affitti. Tant'è, che il coordinatore Ettore Rosato parla di «centinaia di cambiamenti in arrivo».
giuseppe conte meme leghista
Fiutato il clima, Conte prova a dare un po' di serenità al suo governo partendo da ciò che invocano tutti i soci di maggioranza: semplificazione e sburocratizzazione. «Perché è evidente», ragiona il premier con i suoi, «che possiamo varare le misure migliori e più costose del mondo, ma se poi queste non arrivano a cittadini e imprese perché frenate dalla burocrazia, non avranno effetto e nessun italiano sarà soddisfatto. E io non posso fare miracoli. Dunque, al più presto, vareremo un decreto ad hoc per le semplificazioni. Per noi è cruciale e lo è anche per le forze politiche che sostengono il governo».
Chiaro il senso della mossa: tentare di dare amalgama alla sfilacciata maggioranza rosso-gialla imboccando la strada indicata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, dal capo politico dei 5Stelle Vito Crimi, da Matteo Renzi e dal leader di Leu Roberto Speranza. «Se si fa ciò che chiedono tutti, tutti saranno più tranquilli e compatti», teorizzano a palazzo Chigi, «Conte inoltre intende dare risposte al Paese, alle sue urgenze e necessità in una situazione di grave emergenza». Della serie: due piccioni con una fava.
giuseppe conte
IL PIANO CHOC
Per pacificare Renzi in vista del voto di sfiducia di mercoledì in Senato sul Guardasigilli Alfonso Bonafede e «dare slancio alla ripartenza», il premier vuole inserire nello stesso provvedimento l'ormai famoso piano choc invocato dal leader di Italia Viva per sbloccare i cantieri. Roba da 120 miliardi. Piano gradito anche ai 5Stelle, tant'è che il viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri ne propone uno simile da 109 miliardi. Ma inviso al Pd che con la ministra Paola De Micheli ha già pronto un piano da 200 miliardi in 15 anni. Conclusione: Conte sarà obbligato a fare una sintesi, anche se l'approccio del premier è quello del modello Genova più vicino a grillini e renziani.
In questa situazione c'è, poi, l'assedio di Pd, Leu e Iv ai 5Stelle. Meglio: al populismo pentastellato che innescherà un nuovo scontro per il ricorso, invocato da tutti tranne che dai grillini, al Fondo salva Stati. E c'è, di riflesso, il terrore di Crimi per quella che viene chiamata fase 2 del governo, che altro non sarebbe se non l'archiviazione delle bandiere populiste del Movimento. «Non occorre nessuna nuova fase per il governo», si affretta a dire il capo politico grillino.
Tutti d'accordo invece, Conte in primis che teme per la sua pelle, nel bocciare il rimpasto. Non lo vuole il Pd: «C'è una situazione drammatica nel Paese, la gente ci rincorrerebbe con i forconi se ci mettiamo a litigare sulle poltrone», dicono al Nazareno. E non lo vogliono né i 5Stelle, né Italia Viva che vedono minacciate le loro ministre Paola Pisano ed Elena Bonetti, quelle in predicato di lasciare il posto.
giuseppe conte meme 1
2 - CONTE HA MENTITO AGLI ITALIANI
Maurizio Belpietro per “la Verità”
Alle 21 di ieri, ora di chiusura di questo giornale, il decreto che dovrebbe rilanciare l' Italia ancora non c' era. Nonostante Giuseppe Conte lo avesse annunciato in conferenza stampa la sera prima, dichiarando ai quattro venti, e ai quattro tg che ne registrano adoranti le parole, che il consiglio dei ministri si era finalmente concluso e il testo del provvedimento era definito, in realtà le cose stavano in maniera molto diversa. Prova ne sia che appena terminato di parlare con i giornalisti, il premier si è rinchiuso a Palazzo Chigi, per riprendere la discussione con i capi delegazione della maggioranza.
Risultato, ieri il testo del decreto è tornato al ministero dell' Economia per la valutazione delle coperture, in quanto ciò che è stato scritto nella bozza, dopo aver a lungo litigato, potrebbero essere parole al vento, cioè prive di soldi. Una manovra, anzi due come ha detto lo stesso Conte, ma senza portafoglio. Un po' quello che è accaduto con il bonus di 600 euro, il cui fondo è rimasto a secco prima che si esaurissero le richieste, con il risultato che centinaia di migliaia di italiani non hanno visto un euro.
GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA
Tuttavia in questo caso, a non essere visto è addirittura il decreto, che al momento non c' è e dunque resta tutto da valutare, per capire se ciò che ha raccontato il presidente del Consiglio poi risponda al vero. Non è la prima volta che il Pinocchio con la pochette annuncia cose che poi non corrispondono al vero. È sufficiente la parola data sul Mes: dopo aver giurato e spergiurato che mai avrebbe accettato soldi - e dunque clausole - del Fondo salvastati, adesso il premier si prepara a richiederli.
Certo, a sospettare si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca diceva il divino Giulio. In questo caso non resta che aspettare. Da quanto filtra dalle segrete stanze l' attesa non sarà corta, perché un testo di 500 pagine, con oltre 250 articoli che si occupano di quasi tutto lo scibile umano, non sarà controllato in fretta. Dunque tocca attrezzarci con pazienza, perché molto probabilmente fino a domenica il provvedimento non diventerà ufficiale e quindi in grado di essere pubblicato sulla Gazzetta.
Gualtieri Conte
Del resto, pur trattandosi di un decreto, dunque di una misura ritenuta urgente al punto da entrare in vigore senza passare prima dal Parlamento, siamo solo a metà maggio e le misure contenute in quello che doveva essere approvato ad aprile valgono fino a giugno. Nel frattempo, le aziende e i lavoratori, cioè coloro che dovrebbero beneficiare degli interventi del cosiddetto Rilancio, dovranno aspettare.
Cosa questo significhi ormai lo hanno capito tutti, in quanto non passa giorno che non si levi un grido d' allarme da parte di commercianti, artigiani, professionisti e imprenditori, che costretti a chiudere dall' emergenza, ora sono alla canna del gas e senza un sostegno rischiano di non riaprire più.
Tuttavia, anche se il testo definitivo del provvedimento governativo ancora non c' è, qualche indiscrezione la si può ricavare sfogliando le bozze licenziate in questi giorni. Ieri abbiamo raccontato del buco di un paio di mesi nel finanziamento della cassa integrazione, ossia di una misura indispensabile, soprattutto nel momento in cui si fa divieto di licenziare. Senza la Cig, ma con tutti i dipendenti in organico, le imprese dovranno mettere mano al portafogli per pagare gli stipendi anche se il lavoro non ci sarà. E questo certo non si può definire un aiuto per il Rilancio, soprattutto se la società è già a corto di liquidi.
giuseppe conte patuanelli
Ma a proposito di spese che il governo si appresta a scaricare sulle spalle degli italiani, segnaliamo che nel decreto ce n' è anche per i Comuni. Avete presente Dario Nardella, sindaco di Firenze nonché storico alleato di quel Matteo Renzi che minaccia ogni giorno di far cadere il governo ma basta una nomina in un consiglio di amministrazione per farlo desistere? Beh, il primo cittadino toscano l' altro giorno ha annunciato che se si procede così sarà costretto a spegnere la luce, nel senso che dovrà rinunciare a illuminare le vie cittadine. Quanto sto per raccontare però potrebbe indurlo a ulteriori tagli.
Infatti Renzi e compagni hanno preteso la regolarizzazione di centinaia di migliaia di clandestini e col decreto che dovrebbe rilanciare l' Italia una Teresa Bellanova con le lacrime agli occhi è riuscita a strappare la sanatoria. Tuttavia, i permessi di soggiorno agli extracomunitari avranno un costo, perché il governo ha intenzione di introdurre l' obbligo di sanificare le case in cui sono accolti gli immigrati, così da porli al riparo dal rischio di contagio. Bella idea.
renzi nardella
Ma chi pagherà, forse loro? Ovvio che no: ad aprire il portafogli saranno i Comuni italiani. Dunque Nardella dovrà presto decidere: o spegnere la luce di Firenze o convincere i suoi amici del Pd a spegnere Conte. Diversamente, prima o poi ci penseranno gli italiani a spegnere il governo e i suoi compagni.