Marco Giusti per Dagospia
lo chiamavano trinita bud spencer
Che vediamo stasera in chiaro? Direi che il mio preferito è “Lo chiamavano Trinità” di E. B. Clucher alias Enzo Barboni con Terence Hill, Bud Spencer, Gisela Hahn, Steffen Zacharias, Dan Sturkie, Farley Granger, Rete 4 alle 21,25. L’idea di Trinità, vuole la storia, viene proprio a Barboni mentre era operatore di western in Spagna.
“Trinità: un vendicatore di torti mite ma coraggioso, sobrio e pigro. Trinità si dà da fare soltanto quando non ne può fare a meno. La mia polemica era contro l’eroe sudato, sporco, la polvere, il cavallo stanco. Il mio eroe è ricco di humour, un dormiglione, guarda con distacco le donne” (Barboni, “Cinema 70”). Per Leone, però, Barboni arrivò al western comico casualmente, senza rendersene conto, non con un vero e proprio ragionamento.
lo chiamavano trinità
Ovviamente Barboni non era assolutamente d’accordo. “Quel film è nato da un momento di rigetto del genere, in quanto io, essendo direttore della fotografia, avendo lavorato con questo o quel regista, avevo notato che facevano tutti a superarsi in ferocia, in sangue, e in squartamenti. Quando stavo facendo con Corbucci Django, che usava persino la mitragliatrice, mettendo in scena stragi a livello di Gorazde e cose del genere, ebbi un po’ la nausea di tutto questo…” (a Marcello Garofalo su “Segno Cinema”).
Tutti, a cominciare da Franco Nero, che ricorda di aver rifiutato il film, ricordano che Barboni girò a lungo con la sceneggiatura sotto il braccio di questo western comico che nessuno voleva fare. Lo stesso Barboni ricorda, invece, che voleva fare il film con Peter Martell e Luigi Montefiori, ma il produttore, Manolo Bolognini, lo rifiutò, pensando “Qui si parla troppo e si spara poco”.
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La cosa la ricorda bene anche Montefiori. “Fui io a convincere Manolo Bolognini a non farlo. Mi avevano portato il soggettino scritto da Barboni. Era una cazzata, non c’erano né le battute né le trovate che poi mise nel film. Non c’era niente. Lui, quelle cose, le mise mentre girava. Manolo mi ha rimproverato per anni di avergli fatto rifiutare il film”.
A questo punto Barboni va da Zingarelli, che era suo vecchio amico. Ma, come ricorda Sergio Felicioli, direttore di produzione del film, “Zingarelli cercava di evitare come poteva Barboni, perché la sua società, la West Film, non era così florida. Alla fine lo fece leggere a Roberto Palaggi”, che lo coprodusse mettendoci i soldi. E alla fine entrarono anche i due protagonisti.
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Ma, come ricorda Terence Hill, “Il Trinità che Barboni concepì doveva farlo con altri due attori. Poi è successo che Bud Spencer e io dovevamo fare un film col produttore Zingarelli e non si trovava la sceneggiatura adatta. Si presentò Barboni con questo soggetto... io e Spencer eravamo appena usciti da I quattro dell’Ave Maria che era ironico, ma non certo comico. (..) Io stesso non avevo mai fatto ruoli comici e mi sorpresi di come potessi far ridere, Per cui nacque assolutamente per caso”.
marco giallini il principe di roma
Rai Movie alle 21,10 propone “Il principe di Roma” di Edoardo Falcone con Marco Giallini, Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci, rilettura de “Il canto di Natale” di Charles Dickens in versione romana papalina. Un po’ come si rimodellavano i classici per Alberto Sordi protagonista, qui Falcone, assieme a Marco Martani e Paolo Costella, rimodella Dickens per la romanità di Giallini nell’ultimo anno che ha funzionato.
E potevamo pure non gradire lo spreco di “li mortacci”, ma Falcone coglie nel personaggio del taccagno e disumano Scrooge che si confronta con gli spiriti dei Natali passati, in questo caso sono personaggi romani morti storici morti ammazzati, come la Beatrice Cenci di Denise Tantucci e il Giordano Bruno di Filippo Timi il papa Borgia di Giuseppe Battiston, la possibilità di farne un romano post-sordiano che solo grazie al confronto da horror con il proprio passato potrà cambiare.
il principe di roma
E, come con i personaggi di Molière rimodellati per Sordi o di Gigi Magni scritti per Nino Manfredi, ha bisogno di un piccolo mondo romano di bravi attori e bravi caratteristi che lo sostengono. Le cameriere che parlano troppo, come Giulia Bevilacqua, bravissima, il tuttofare sfrontato, Antonio Bannò, l’uomo dei conti Duilio, Massimo De Lorenzo, il dottore papalino di Emanuele Salce, perfetto, il vecchio amico incazzato Andrea Sartoretti, il nobile spiantato di Sergio Rubini, senza pensare al Giordano Bruno di Filippo Timi che molto ci ricorda il Flavio Bucci Fra’ Bastiano del “Marchese del Grillo”.
lino banfi occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio
Rai Storia alle 21,10 ripesca una vecchia commedia all’italiana a episodi che non vedo da cinquant’anni, “I nostri mariti”, registi sono Luigi Zampa, Dino Risi, Luigi Filippo D'Amico, protagonisti Alberto Sordi, Nicoletta Machiavelli, Ugo Tognazzi, Liana Orfei, Jean Claude Brialy, Michele Mercier, Akim Tamiroff, Mario Pisu, Lando Buzzanca, Claudio Gora.
Nell’episodio di Luigi Filippo D’Amico, unico a colori, vediamo Sordi sposare una ragazza mascolina, Nicoletta Machiavelli, che deciderà di cambiare sesso dopo il matrimonio. Tutto è visto dalla parte dei maschi, però, e non delle donne. Come sempre.
Non mi sembra il massimo dell’eleganza “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” di Sergio Martino con Johnny Dorelli, Lino Banfi, Janet Agren, Mario Scaccia, Paola Borboni, Adriana Russo, Cine 34 alle 21,05, ma l’episodio del pelo malefico di Mario Scaccia faceva ridere. Racconta lo sceneggiatore Roberto Leoni su “La fabbrica del riso”: «Nasceva da un progetto molto carino che si chiamava Il fattucchiero. Era un film che doveva fare Luigi Comencini (con Johnny Dorelli), e che poi è diventato La fattucchiera, con Monica Vitti. Poi non è andato in porto, c’è rimasto il copione addosso ed è diventato l’episodio con Johnny Dorelli».
FASSBENDER IN L UOMO DI NEVE
Secondo Franco Verucci, invece, sempre in La fabbrica del riso, il film è nato già a episodi, nel senso che «non si poteva reggere tutto un lungometraggio su un’ideuzza del genere. Un’altra versione forse, se fosse stato scritto diversamente, ma così, con uno che ha la jella addosso, non regge più di tanto». Verucci ricorda anche che non c’entra nulla, a suo ricordo, il progetto “Tra le gobbe di un cammello”, di solito visto come base di Zucchero, miele e peperoncino. Era proprio un’altra cosa, alla quale aveva lavorato con Jaja Fiastri.
L UOMO DI NEVE
Sergio Martino, su Nocturno, racconta la storia in maniera ancora diversa: «Io dovevo fare un film che si chiamava Tra le gobbe di un cammello, che era la storia della moglie di Dorelli rapita, in Africa, da un emiro, in parte ispirata ad un fatto realmente accaduto. Poi questa storia ebbe un po’ di difficoltà di realizzazione: non avevamo i contratti di Dorelli e Banfi, perché Banfi doveva fare un suo aiutante in questa operazione, per cui decidemmo di ripiegare su un film ad episodi.
Si scrissero rapidamente due episodi, di uno dei quali, quello di Banfi, Il portaiella della porta accanto, la paternità era quasi tutta mia – lo scrissi con Verucci e Guerrieri – mentre quello con Dorelli credo che fosse di Leone e di un altro sceneggiatore di cui non ricordo il nome. Inizialmente, poi, ci fu anche Bernardino Zapponi che scrisse delle cose, era l’episodio della maga».
non e mai troppo tardi
Su Mediaset Italia 2 alle 21,15 si cambia genere con “L’ultimo squalo” di Enzo G. Castellari con James Franciscus, Vic Morrow, Micaela Pignatelli, Joshua Sinclair, Giancarlo Prete. Qui lo squalo dà le capocciate contro le rocce e attacca gli elicotteri.
Iris alle 21,15 passa “L’uomo di neve”, giallo nordico diretto da Tomas Alfredson con Michael Fassbender, Charlotte Gainsbourg, Rebecca Ferguson, J.K. Simmons, Chloë Sevigny. Ci si casca sempre. Un film che avrebbe tutto per funzionare e non funziona”. Eppure ha un grandioso inizio in mezzo alla neve, con un bambino, un figlio di nessuno, che vede la madre morire nel ghiaccio e si sente abbandonato. Da lì partirà la vendetta del serial killer su giovani madri colpevoli non si sa bene di cosa. Addirittura fatte a pezzi, con una sorta di seghetto portatile che taglia teste come fossero sigari.
non e mai troppo tardi
Indagano un ispettore spostato e ubriacone in cerca di redenzione, Harry Hole, interpretato da Michael Fassbender, che ha una ex-moglie che forse ancora lo ama, Rakel, Charlotte Gainsbourg, una più giovane poliziotta, Katrine Blatt, Rebecca Ferguson, che ha segreti da nascondere. Nei flashback compare anche uno sconvolto Val Kilmer, come un poliziotto che ha già indagato sul caso uscendone morto. Mentre ha un grande cammeo Chloe Sevigny in una delle sequenze migliori del film.
penombra
Alfredson, almeno per noi profani, cattura bene l’atmosfera nordica della Oslo innevata di Jo Nesbo, ma forse fa troppe concessioni al cinema internazionale. E la sceneggiatura, non scritta da Jo Nesbo, ma da Hossein Amini, che forse aveva fatto la stesura iniziale quando il progetto era nelle mani di Martin Scorsese, e Peter Straughan e Søren Sveistrup, ideatore e produttore della serie The Killing, ci spiega che il film è passato nelle mani di troppi e troppi sono i buchi, i non detti, le false piste. Magari anche la storia, con tutto il rispetto per Jo Nesbo, non funziona al cinema come funzionava sulla carta.
margot robbie the wolf of wall street
Canale 27 alle 21,20 passa una commedia su due malati terminali che cercano di fare un viaggetto assieme, “Non è mai troppo tardi”, diretto da Rob Reiner con Jack Nicholson, Morgan Freeman, Sean Hayes, Beverly Todd, Rob Morrow, Alfonso Freeman. Loro sono favolosi.
Cielo alle 21,20 propone invece l’erotico “Penombra” diretto da Bruno Gaburro con Domiziano Arcangeli, Carmen Di Pietro, Paola Senatore, Marcella Petri. Carmen Di Pietro al tempo faceva film pesantucci. Troviamo “Creed II” di Steven Caple Jr. con Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Phylicia Rashad, Wood Harris su Rai4 alle 21,20.
DI CAPRIO HILL THE WOLF OF WALL STREET
Warner TV alle 21,30 passa un capolavoro di John Boorman come “Excalibur”, rilettura delle storie della Tavola Rotonda con Nigel Terry, Helen Mirren, Nicol Williamson, Nicholas Clay, Cherie Lunghi, Paul Geoffrey.
Passiamo alla seconda serata con “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler. Italia 1 alle 23, 20 passa “I Flintstones in Viva Rock Vegas” diretto da Brian Levant con Mark Addy, Stephen Baldwin, Kirsten Johnston, Jane Krakowski. Magari due risate le fate.
the wolf of wall street
La7 alle 23,30 propone il documentario di Silvio Soldini sull'origine della violenza nelle famiglie, “Un altro domani”. Rete 4 all’1 passa una commedia sciocchina ma divertente come “Brivido biondo” diretto da George Armitage con Owen Wilson, Morgan Freeman, Sara Foster, Gary Sinise, Bebe Neuwirth, Kris Kristofferson, tra surf e bionde mozzafiato.
Rai Tre/Fuori Orario all’1,20 propone la prima tv del coreano “La collina della libertà” diretto da Sang-soo Hong con Ryo Kase, So-ri Moon, Young-hwa Seo, Eui-sung Kim, Yeo-jeong Yoon. Vedo che passa anche, Iris alle 2,15, un grande film di Bruce Lee, “I tre dell’operazione drago” il primo film di kung fu prodotto dagli americani, diretto Robert Clouse, prodotto da Raymond Chow e Fred Weintraub con Bruce Lee, John Saxon, Shih Kien, Jim Kelly, Ahna Capri, Robert Wall. Un film che costò 850 mila dollari e incassò 90 milioni di dollari.
the wolf of wall street lancio del nano
Rai Tre alle 2, 25 propone ancora “Dust in the Wind” di Hsiao-hsien Hou con Shufang Chen, Lawrence Ko, Tianlu Li, Ju Lin, Yang Lin, Fang Mei, Mei-Feng e alle 4, 10 “Tarda primavera" di Yasujiro Ozu con Chishu Ryu, Setsuko Hara, Yameji Tsukioka, Haruko Sugimura.
Si vola più basso con “L’adolescente” di Alfonso Brescia con Daniela Giordano, Tuccio Musumeci, Sonia Viviani, Marcello Martana, Cine 34 alle 3, 15. Chiudo con “Franco, Ciccio e le vedove allegre” di Marino Girolami con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Raimondo Vianello, Adriana Facchetti, Rossella Como, uno dei rari film con Franco e Ciccio che non funzionò.
the wolf of wall street