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    IL DIVANO DEI GIUSTI - CHE VEDIAMO STASERA IN CHIARO? PER FESTEGGIARE IL RITORNO DI EDWIGE FENECH AL CINEMA, NEL NUOVO FILM DI PUPI AVATI, SU CINE 34 ARRIVA "LA SOLDATESSA ALLA VISITA MILITARE" ALLE 21 E "LA VERGINE, IL TORO, IL CAPRICORNO” ALLE 22,55 - SU CIELO ALLE 21, 15 AVETE “PER SESSO O PER AMORE?” CON MONICA BELLUCCI PROSTITUTA PARIGINA CHE CERCA DI CAMBIAR VITA - RAI TRE ALL’1,30 PRESENTA “IL GRANDE DITTATORE” DI CHARLES CHAPLIN. HITLER LO VIETÒ IN GERMANIA, MA SEMBRA CHE LO AVESSE VISTO ALMENO DUE VOLTE… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    la soldatessa alla visita militare la soldatessa alla visita militare

    Che vediamo stasera in chiaro? Per festeggiare il ritorno di Edwige Fenech al cinema, bentornata Edwige!, arrivata a Roma per la presentazione del nuovo film di Pupi Avati “La quattordicesima domenica del tempo ordinario”, dove farà coppia con Gabriele Lavia, in uscita il 4 maggio, Cine 34 alle 21 dà fiato alle trombe con uno dei suoi titoli storici, “La soldatessa alla visita militare” diretta da Nando Cicero, dove si muove tra Renzo Montagnani, Alvaro Vitali, Michele Gammino, Gianfranco D’Angelo, primo film della serie militare che incassò 1 miliardo 330 milioni. Dubito che ne sia contenta. O forse sì…

     

    bohemian rhapsody bohemian rhapsody

    Magari gradirete di più su Rai Movie alle 21, 10 il celebre biopic che vinse ben 4 Oscar dedicato alla vita e alle canzoni di Freddie Mercury e dei Queen, “Bohemian Rhapsody” diretto da Bryan Singer e in segreto da Dexter Fletcher con Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello, Aidan Gillen.  Non era un’impresa facile da portare sullo schermo. Non sarebbe stato facile nemmeno farlo con i Pooh, figuriamoci con una band così popolare in tutto il mondo e con tanti artisti ancora vivi e interessati all’operazione, come Brian May e Roger Taylor, che qui diventano consulenti storici e musicali.

     

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    Eppure, malgrado la lunga progettazione, una lavorazione disastrosa che aveva portato alla cacciata di Singer, le tante inesattezze giustamente segnalate dai fan e dagli esperti, le critiche non sempre positive, fu un successo pauroso. E Rami Malek venne premiato con l’Oscar. Anche se non somiglia granché a Freddie Mercury e anche se, quando venne chiamato, sapeva poco e niente su di lui. Il progetto era partito nel 2010 dal produttore Graham King, che rimarrà fino alla fine, assieme a Jim Beach, uni dei manager di Mercury, e vedeva come protagonista addirittura Sasha Baron Cohen.

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    Tre anni dopo tutto salta, perché l’attore voleva farne un film molto più spinto su sesso e situazioni forti, mentre i reduci della band volevano un film più tranquillo, più per tutti. Il progetto passa allora a Dexter Fletcher, ex attore bambino (Bugsy Malone, ma soprattutto The Elephant Man) poi diventato regista, che lo pensa con Ben Whishaw protagonista. Ma a Fletcher viene preferito il più forte Bryan Singer, il regista de “I soliti sospetti” e di “Superman”, mentre cade anche Ben Whishaw come protagonista.

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     La scelta di Rami Malek, nato a Los Angeles, ma da genitori egiziani, come Freddie diventa quella più giusta, a parte la scarsa somiglianza fisica, visto che il cantante era di origini pakistane, si chiamava Farrokh Bulsara, e un attore non inglese sarebbe stato comunque preferibile per un pubblico molto vasto. Ma sul set le cose non funzionano tra Rami Malek e Bryan Singer, che seguita a arrivare tardi sul set o a non venire proprio.

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    Per un po’ prende il suo posto il direttore della fotografia, Newton Thomas Sigel, ma alla fine, per girare le ultime due settimane di riprese e montare il tutto, la produzione richiama proprio Dexter Fletcher che ben conosceva il progetto, ma che non potrà firmare assieme a Singer perché la guild americana dei registi permette una sola firma alla regia. Poco male. Fletcher completa il tutto e il film esce con successo planetario.

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     Su Iris alle 21 trovate anche “Collateral Beauty” di David Frankel con Will Smith, un polpettone lacrimoso dove il pubblicitario Will Smith si isola dal mondo dopo una tragedia personale, ma i suoi colleghi elaborano un assurdo piano per riportarlo alla realtà. Grandissimo cast, Kate Winslet, Helen Mirren, Keira Knightley, Edward Norton, totalmente sprecato in ruoli assurdi. Gli stessi critici americani avevano stroncato senza pietà il film che, uscito a Natale, dopo l’esordio nientepopodimeno che al Festival di Dubai, aveva incassato 27 milioni di dollari in patria con 37 milioni di budget. Un flop. E il più basso incasso mai registrato da un film con Will Smith.

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     Fu un floppone anche “Lanterna Verde” di Martin Campbell con Ryan Reynolds, Blake Lively, Peter Sarsgaard, Mark Strong, Temuera Morrison, Jenna Craig, che trovate su Canale 20 alle 21, 05. Su Tv2000 alle 21, 10 avete la commedia giapponese “Survival Family” di Shinobu Yaguchi con Fumiyo Kohinata, Eri Fukatsu, Yuki Izumisawa, Wakana Aoi, Akira Emoto, Norika Fujiwara, mentre su Canale 27 alle 21, 10 tornano “The Flintstones” nella versione live del 1994, con la regia di Brian Levant e interpreti del calibro di John Goodman, Elizabeth Taylor, Rick Moranis, Rosie O'Donnell, Elizabeth Perkins. Io ero pazzo del cartone animato come tutti i bambini degli anni ’60.

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    Vi segnalo su Canale Giallo alle 21, 10 “Delitto a Saint-Affrique” diretto da Marwen Abdallah con Florence Pernel, Guillaume Cramoisan, Lola Dewaere, Loïs Vial, Robin Barde. Ci sarebbe anche l’horror “Ma” di Tate Taylor con Octavia Spencer, Diana Silvers, Juliette Lewis, Luke Evans, McKaley Miller, dove il mostro è ovviamente la Ma di Octavia Spencer. Su cielo alle 21, 15 avete una commedia di una ventina d’anni fa di Bertrand Blier, “Per sesso o per amore?” con una raggiante Monica Bellucci in versione prostituta parigina che cerca di cambiar vita, Bernard Campan, Gérard Depardieu, Jean-Pierre Darroussin.

    VILLETTA CON OSPITI VILLETTA CON OSPITI

    Se vi è piaciuto “Mia” gradirete anche “Villetta con ospiti”, thriller sociale dello stesso regista, Ivano De Matteo, con Marco Giallini, Michela Cescon, Massimiliano Gallo, Erika Blanc, Cristina Flutur, Rai Tre alle 21, 20, ritratto al veleno della borghesia del Nordest e dei  rapporti che passano tra i padroni e padroncini veneti e i rumeni che lavorano per loro. Anche se non è apertamente un film politico, alla fine lo diventa di fatto solo per il raccontare, con un modello da giallo alla Claude Chabrol, una storia che farà esplodere contraddizioni e ambiguità proprio in quella ricca borghesia veneta che Lega e Salvini difendono dagli immigrati.

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     Due colpi d’arma da fuoco sparati nella villetta dove abita la famiglia Tamanin, ricchi vinai della zona, saranno la miccia di tale esplosione coinvolgendo nel gioco al massacro tutta la famiglia e chi lavora per loro. C’è una moglie ricca e depressa, la Diletta di Michela Cescon, un marito romano e traditore, il Giorgio di Marco Giallini, una figlia irrequieta, Monica Billiani, la nonna, Erika Blanc, cattiva e razzista, ma di gran divertimento, una cameriera rumena, la Sonia di Cristina Flutur, seria e preparata, suo figlio Adrian Ioan Tiberiu Dobrica, che non accetta la logica dei rapporti di classe.

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    Mettiamoci anche tre personaggi esterni, un prete bello, Vinicio Marchioni, che piace troppo a Diletta, un medico non proprio pulito, Bebo Storti, e un poliziotto napoletano, Massimiliano Gallo, che sa come uscire da ogni situazione, molto amico di Giorgio. Bang Bang.

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     Sapete esattamente cosa state vedendo invece con “John Wick 3 – Parabellum” di Chad Stahelski con Keanu Reeves, Halle Berry, Laurence Fishburne, Anjelica Huston, Ian McShane, Rai4 alle 21, 20, con “Taken – La vendetta” di Olivier Megaton con Liam Neeson, Maggie Grace, Famke Janssen, Rade Serbedzija, Leland Orser, Luke Grimes, Italia 1 alle 21, 20. Favoloso, ma penso che lo sappiate, “Mad Max – Oltre la sfera del tuono” di George Miller con Mel Gibson, Tina Turner, Frank Thring, Angelo Rossitto, Paul Larsson, Bruce Spence, Warner tv alle 21, 30, che chiudeva la trilogia di Mad Max e che allora sembrò il capolavoro della serie.

     

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     In seconda serata torna un film con Edwige Fenech, ovviamente, il non risolto totalmente “La vergine, il toro, il capricorno” diretto da Luciano Martino con Edwige Fenech, Alberto Lionello, Aldo Maccione, Alvaro Vitali, Cine 34 alle 22, 55. Ma vi consiglio, Cielo alle 23, 05, il film sporcaccione a episodi “Collections privées” diretto da tre maestri dell’erotismo come Just Jaeckin, Shuji Terayama, Walerian Borowczyk. Nel primo, diretto da Just Jaeckin, un naufrago, Roland Blanche, incontra su un’isola deserta una bella indigena seminuda, Laura Gemser, che lo avvicina assieme a altre belle ragazze, ma attenzione alle sorprese.

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    Nel secondo, diretto da Shuji Terayama, è di scena un’adolescente, che cerca le parole di una canzone che gli cantava la madre su una bella ninfa in cerca d’amore che non ricorda più molto bene. Nel terzo, quello di Borowczyk, ispirato a un racconto di Maupassant, sono di scena un medico, Yves-Marie Maurin, e una ballerina, Marie-Catherine Conti, che lo porta nella sua stanza. Il più spinto sembra che sia il primo, con una Laura Gemser che proviene direttamente dai set dei film di Joe D’Amato e ha una scena spintissima sotto le cascate.

     

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    Su Iris alle 23, 10 avete invece l’ottimo “Steve Jobs”, diretto da Danny Boyle scritto da Aaron Sorkin, che lo ha tratto dal librone di Walter Isaacson del 2011, e magistralmente interpretato da Michael Fassbender e da Kate Winslet con la stessa attenzione shakespeariana che avrebbero dedicato a Macbeth e a Lady Macbeth, è una complessa opera in tre atti più teatrale che cinematografica dedicata interamente allo studio di un personaggio che ha radicalmente cambiato la nostra vita in questi ultimi trent’anni.

     

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    E’ Sorkin, chiamato direttamente dalla Sony a scrivere il film, a dividerlo in tre parti, che seguono i backstage di tre diverse presentazioni di computer al mondo, il Macintosh al DeAnza Community College di Cupertino nel 1984, il cubo nero della NeXT all’Opera House di San Francisco nel 1988, quando Jobs è stato allontanato dalla Apple, e l’iMac G3 alla Davies Symphony Hall nel 1998, data che segna il ritorno di Jobs alla casa madre e il suo grande trionfo. Dopo lo batterà solo la morte. Per ognuna delle tre presentazioni, Danny Boyle, che è stato chiamato dalla Sony dopo i contrasti con David Fincher, che avrebbe voluto Christian Bale come Jobs, sceglie addirittura diversi tipi di pellicola e di ripresa. Per l’84 è il 16 mm, per l’88 il 35 mm e per il 98 il digitale, l’Arri Alexa.

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     Anche la musica di Daniel Pemberton segue questa divisione dei tre modelli diversi. Boyle e Sorkin non fanno un ritratto agiografico di Steve Jobs. Mettono in piedi, andando molto in profondità, la costruzione di una specie di mostro geniale incapace o quasi di provare sensazioni umane che ha in testa solo il progetto di costruire il suo regno. Fassbender in questo gioco, in un ruolo parlatissimo e difficile, è bravissimo, e Kate Winslet, come la fedele marketing executive Joanna Hoffman sempre a suo fianco è altrettanto fantastica. Il Jobs di Boyle-Sorkin-Fassbender è così freddo, duro e realistico che non è piaciuto agli americani. Il film è stato un flop in patria.

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     Fu un flop anche “Doctor Sleep”, scritto e diretto da Mike Flanagan, Italia 1 alle 23, 15, pasticciato, ma anche divertente, e comunque rispettosissimo adattamento da 153’ delle opere di Stephen King e dello Shining di Stanley Kubrick con tanto di precisa ricostruzione del vecchio Overlook Hotel più di Kubrick che di King, della stanza 237, con la scritta REDRUM, il labirinto innevato, le gemelle fantasma, la vecchia nella doccia, il cameriere col cranio spaccato.

     

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    Qui, un Danny Torrance cresciuto, interpretato malamente da Ewan McGregor, affronta non solo i fantasmi dell’hotel, a cominciare da quello del padre, un simil-Jack Nicholson interpretato da Henry Thomas, cioè il bambino di E.T. cresciuto, ma anche la terribile e bonissima Rose The Hat di Rebecca Ferguson, simil vampirella con tuba che vive succhiando vapore vitale dai ragazzini che hanno lo shining, la luccicanza. Anche se non è più quella bella luccicanza di una volta, perché oggi abbiamo troppe distrazioni, “si guarda troppo Netflix”, spiega spiritosa Rose. Che ce voi fa?

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    Ad aiutare Danny nell’impresa c’è una ragazzina dotata di shining purissimo, la Abra di Kyleigh Curran, in diretto collegamento telepatico con lui, ma capace anche di entrare nella testa di Rose The Hat. Mettiamoci anche una banda di simil vampiri frikkettoni sempre affamati di sangue che vivono sui camper. Simil perché se gli spari muoiono e allora non sono immortali. “Io non avevo detto che diventerai immortale”, spiega Rose, “avevo detto mangia bene e camperai a lungo”. Il problema, insomma, anche tra i vampiri è la dieta, oltre a Netflix. Inoltre la stessa Rose, che può volare tra le nuvole come un vero vampiro, poi arriverà in auto all’Overlook Hotel. Aiuto!

     

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     Mike Flanagan, regista di horror più semplici, come Ouija, cerca con gran fatica di mettere insieme tutto questo pastrocchio, le oltre 500 pagine del sequel di Stephen King, il personaggio malmesso di Danny Torrance, prima alcolista per reprimere lo shining dentro di sé e smaltire la vacanza all’Overlook Hotel poi diventato il Doctor Sleep, un infermiere che aiuta a morire i vecchietti insieme a un gattino bianco, il personaggio della ragazzina supercarica di shining, la comunità mezza hippy di vampiri dominata da Rose The Hat che cercano adepti o cibo umano, il finalone nell’albergo kubrickiano ricostruito stanza per stanza.

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    Ma ogni parte del film va un po’ per conto suo e nulla arriva a una fine o a una giustificazione. La storia del Doctor Sleep, ad esempio, non serve a nulla, anche se il gatto ci piace. Funziona solo il nuovo personaggio di Rose The Hat grazie a Rebecca Ferguson per la prima volta cattiva. Non parliamo poi dell’apparizione del fantasma del nuovo Dick Halloran, interpretato in Shining da Scatman Crothers e qui da Carl Lumbly.

     

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    Ma i fan si rifaranno con Carel Struycken, il gigante di Twin Peaks, e soprattutto con la prima apparizione cinematografica dopo 40 anni di Danny Lloyd, che fu il primo e unico Danny Torrance. Ora è diventato biologo e insegna a Elizabethtown. Qui fa il padre di un ragazzino che gioca a baseball, che per inciso è Jacob Tremblay, il protagonista di Room. Detto questo, il film è anche divertente, ma è davvero un pasticcio.

    sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti

     Nella notte su Cine 34 alle 0, 35 appare un vecchio decemerotico, “Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti” diretto da Joe D’Amato con Maria Piera Regoli, Monica Audras, Marzia Damon alias Caterina Chiani, Francesca Romana Davila, Attilio Dottesio. Secondo film girato da Aristide Massaccesi, anche se è accreditato il suo aiuto, Romano Scandariato, che si forma Romano Gastaldi. “Siccome io facevo già il direttore della fotografia, non ho voluto firmare la regia (anche perché pensavo che non fosse un grande film…)”.

     

    sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti

     E resta il mistero della versione inglese accreditata nei titoli a Ralph Zucker. Massaccesi avrebbe dovuto dirigere il film gemello, Fra’ Tazio da Velletri, che interrompe per disaccordi con la produzione e che completa il solo Scandariato firmandolo Remo Gastaldi. Il produttore, Franco Gaudenzi, già scenografo, aveva qualche problema col titolo, aveva già bocciato il primo, Novelle grasse et sollazzevoli historiae. Stavolta aveva qualcosa da ridire su Gaudenti perché lo riportava al suo cognome, ricordava Scandariato.

     

    il grande dittatore il grande dittatore

    Rai Tre all’1, 30 presenta un film da prima serata, cioè “Il grande dittatore” diretto da Charles Chaplin nel 1940 con Chaplin doppio ruolo, il dittatore Hynkel e il barbiere Charlot, Paulette Goddard, Jack Oakie, Reginald Gardiner, Henry Daniell. Hitler lo vietà in Germania, ma sembra che lo avesse visto almeno due volte. “Darei qualsiasi cosa per sapere cosa ne ha pensato”, disse Chaplin. Nella biografia di Eva Braun sembra che gli piacesse molto la scena di Hynkel col mappamondo. Venne proibito anche in Italia e in Spagna.

    una scena da il grande dittatore una scena da il grande dittatore

    L’idea di Chaplin simile a Hitler venne al produttore Alexander Korda. Fu lui a fare notare a Chaplin la somiglianza. Erano entrambi nati nel 1889, stessa altezza, stesso peso. Benchè avesse ricevuto cinque nominations agli oscar non ne vinse nessuno. Per Chaplin fu uno smacco. A James Stewart, che vinse come miglior attore, venne chiesto di andare alla cerimonia tre ore prima dell’inizio, ma pensava che lo avesse sicuramente vinto Chaplin. Non fu il primo film di satira del nazismo, perché “You Nazty Spy!” uscì qualche mese prima.

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    Va detto però che Chaplin aveva iniziato a prepararlo fin dal 1937. Era il suo primo film sonoro e il primo senza il suo storico direttore della fotografia, Rollie Totheroh. Al suo posto venne chiamato Karl Struss. Ma la vera preoccupazione era l'impatto col pubblico, visto che il 96% degli americani, secondo i sondaggi del tempo, era contro il coinvolgimento del paese nella guerra era pieno di simpatizzanti nazisti. Al punto che si organizzò una sicurezza fatta da sindacalisti per la prima a New York.

    ciccio perdona... io no! 2 ciccio perdona... io no! 2

    Su Iris all’1, 40 l’ottimo giallo erotico “Quando il sole scotta” noto anche come “La route de Salina” diretto da Georges Lautner con Mimsy Farmer bellissima, appena uscita da “More” di Barbet Schroeder, Robert Walker Jr, Marc Porel e una ancora attiva Rita Hayworth alla fine degli anni ’60. Lautner ricordava che Rita si era trovata molto male sul set di un film italiano precedente, e era molto sospettosa di lavorare su questo film. Su Cine 34 all’1, 55 appare “Ciccio perdona… io no!” di Marcello Ciorciolini con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Adriano Micantoni, Mario Maranzana.

     

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    Grandissime battute di Franco bounty killer: “Ti ho dovuto uccidere, Diablo: Ciccio perdona, io no. Sono un bounty killer, uccidere è la mia tragedia, la tragedia del Bounty”. Rete 4 alle 3, 05 presenta un capolavoro misconosciuto dello spaghetto western, “Il pistolero dell’Ave Maria” di Ferdinando Baldi con Leonard Mann, Luciana Paluzzi, Silvana Bacci, Enzo Fiermonte. Sofocle versione spaghetti, ma anche barocco western fatto di vendette che deve molto alla sceneggiatura di Vincenzo Cerami, Piero Anchisi e dello stesso Baldi. Il film ha molti fan.

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    “Anche io lo ritengo molto bello.”, ricordava Baldi, “È ispirato al mondo classico, alle storie di Antigone, di Medea, rivoluzionate in chiave western. L’ho fatto con molta partecipazione. Era qualcosa di solido rivestito di panni western, girato con molta calma, con molti mezzi, tra Almeria e Madrid. Ero soddisfatto. L’ho amato molto”. Rafael, cioè Peter Martell, racconta a Sebastian, cioè Leonard Mann, qui al suo primo film da protagonista e primo western, che non è figlio di una serva, ma del generale Carrasco, ucciso per mandato della stessa moglie, Anna, cioè Luciana Palazzi, dal cattivo Thomas, Alberto De Mendoza, suo amante.

     

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    Lui stesso, che è il figlio della serva, si è salvato per miracolo dalla furia della coppia malvagia, dal momento che era stato testimone del massacro del padre. Si intuisce che però ci ha rimesso la virilità. Baldi ha ricordato di aver limitato le intenzioni troppo intellettualistiche di Cerami, preferendo l’azione alle parole. Cerami ricordava però che erano anche i registi a puntare a queste commistioni tra cultura classica e western. “Prendevano idee che non erano ambientate nel west e le trasformavano in idee da western. Anche perché erano esaltati dal successo di quel cinema e volevano fare gli autori.

     

    pollice da scasso pollice da scasso

    I produttori, poi, non leggevano i copioni, ma ti chiedevano solo quante scazzottate ci sono? Quanti saloon? Quante cavalcate? Quanti morti? Alla fine, sui morti si patteggiava sempre”. Si spiega in questo modo la nascita di questo sottofilone folle e barocco dello spaghetti western. Su Iris alle 3, 15 avete il bellissimo film diretto da William Friedkin e scritto da Walon Green “Pollice da scasso”, ricostruzione di un celebre colpo del 1950 alla Boston Brin’s Company, con cast spettacolare, Peter Falk, Peter Boyle, Allen Garfield, Warren Oates, Gena Rowlands, Paul Sorvino. Il primo regista doveva essere John Frankenheimer, ma a Dino De Laurentiis, il produttore, non piaceva lo script di George Higgins e rimpiazzò regista e sceneggiatore.

    fuggiamo insieme fuggiamo insieme

     Su Rai Tre alle 3, 35 arriva una commedia anni’40, ambientata nell’Europa già piena di nazista e gli americani non ancora scesi in guerra di Leo McCarey, “Fuggiamo insieme” con Cary Grant, Ginger Rogers, Walter Slezak, Albert Dekker, Albert Bassermann. Assolutamente da recuperare.

     

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    Seguono perle come “Mark il poliziotto” di Stelvio Massi con Franco Gasparri, Lee J. Cobb, Sara Sperati, Rete 4 alle 4, 30, il terribile giallo erotico “GialloParma” di Alberto Bevilacqua con Natacha Amal, Robert Hossein, Kaspar Capparoni, Brontis Jodorowsky, Iris alle 4, 50, e “Cerco il mio amore” di Mark Sandrich con Fred Astaire, Ginger Rogers, Edward Everett Horton, Alice Brady, Erik Rhodes, Eric Blore, Rai Tre alle 5. Buona notte.

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