Fabio Martini per la Stampa
RENZI LOTTI
Per quattro giorni Matteo Renzi è scomparso dalla circolazione, non si è fatto vivo sui social media e neppure in tv. Un silenzio lunghissimo per le sue abitudini, che è servito al leader del Pd per risolvere la "grana" del suo braccio destro, Luca Lotti, che era atteso ieri ad un dibattito parlamentare fastidioso, un passaggio che rischiava di concentrarsi sulla fatidica domanda: è vero o no che l' allora sottosegretario ha indebitamente informato i vertici Consip circa una indagine ancora segreta della magistratura, come sostiene da mesi l' ad Luigi Marroni?
tiziano renzi luca lotti
L' operazione-disinnesco è stata condotta dal Pd e da Renzi con grande efficacia: nei giorni scorsi l' accusatore Marroni era stato "accompagnato" alle dimissioni dall' azione dissuasiva del governo, mentre a livello parlamentare le mozioni approvate ieri in Senato chiedono il rinnovo dei vertici del Centro acquisti della Pa, senza chiamare in causa l' operato di Lotti.
Ma censurando l' amministratore delegato di Consip Marroni, che però è l' unico non indagato nella vasta inchiesta della magistratura ed anzi è l' artefice di un imponente risparmio di 3 miliardi di spese, un dato enfatizzato proprio ieri alla Camera dal commissario governativo alla spending review Yoram Guteld, alla presenza del presidente del Consiglio.
Yoram Gutgeld
Un paradosso sottolineato in aula dal numero due dei senatori della Lega Stefano Candiani: «Avete individuato un capro espiatorio: è l' amministratore delegato di Consip andato a riferire ai magistrati e ora messo sul banco degli imputati, lasciando totalmente intonse le responsabilità del ministro e allora sottosegretario Lotti». Parole rimaste quasi isolate nell' aula del Senato, dove i senatori - in particolare quelli di Cinque Stelle - erano preoccupati dall' idea che un incidente sul caso-Lotti potesse innescare una crisi di governo con possibile scioglimento anticipato delle Camere.
Unica eccezione l' intervento molto tagliente di Miguel Gotor, senatore del bersaniano Mdp, che è arrivato a dire: «Il caso Consip ci dice della messa in pratica di una sorta di chilometro zero del potere, dove tutto si svolge in un fazzoletto di terra, il cui perimetro pare sia spesso tracciato con la squadra e con il compasso toscani, dico compasso per ricordare agli smemorati che il centrosinistra aveva a fondamento etico-civile la battaglia di Nino Andreatta contro la P2». Intervento molto aspro e allusivo che ha suscitato la reazione del Pd, con richiesta di «verifica di governo».
inchino padoan
E così, quella di ieri ha finito per essere una giornata significativa per i dati di "sistema" che ha evidenziato. Anzitutto la capacità di manovra messa in campo da Renzi su una vicenda nella quale, da mesi, si contrappongono due versioni sulla presunta fuga di notizie circa una indagine della magistratura.
luigi marroni
L' ormai ex ad della Consip Marroni ha sostenuto di essere stato avvisato dell' inchiesta, tra gli altri, dall' allora sottosegretario Lotti, il quale ha sempre negato. Sabato, le dimissioni del presidente di Consip e della funzionaria del Tesoro (indotta dal governo) avevano creato una incertezza sulla operatività del Cda, che rischiava di appesantire il dibattito parlamentare.
Il Pd ha convinto il ministro Padoan a scrivere una lettera al Senato nella quale si dichiarava decaduto il Cda, depotenziando così il dibattito parlamentare. Concluso da mozioni che hanno sancito il "non luogo a procedere". Approvata quella del Pd (185 sì 76 no e 5 astenuti), ma anche quella di Idea di Gaetano Quagliariello (244 sì, 17 no e 11 astensioni), mentre è stato bocciata l' unica mozione, quella di Mdp, che chiamava in causa Lotti (con 69 sì 182 no e 16 astenuti).
Un esito che potrebbe segnare il destino di Consip, che pochi giorni fa aveva annullato un mega-appalto assegnato all' imprenditore Romeo, amico di partiti e leader. Ieri sera una voce diceva che presto potrebbe essere smantellata.