Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
virginia raggi e i ratti
«Il nostro regolamento è chiaro», dice Roberto Fico poco fuori dall' aula con il semplice rinvio a giudizio non è previsto alcun automatismo. Le dimissioni scattano se c'è una condanna in primo grado». Il capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera non pensa che le notizie di questi giorni possano cambiare quanto è già stato deciso dai vertici.
«Abbiamo fiducia nella magistratura, aspettiamo che finisca il suo lavoro», dice allargando le braccia prima di rifugiarsi in aula. Virginia Raggi sarà difesa finché sarà possibile farlo. La chiusura di indagini a suo carico riguarda due capi di accusa che il M5S ha già esaminato e per i quali non he ritenuto necessario alcun provvedimento.
RAFFAELE MARRA
Davanti a tutto questo, c'è un "ma". Rinchiuso nei cassetti che hanno finora custodito le migliaia di pagine di chat tra la sindaca di Roma e il suo ex vicecapo di gabinetto, poi capo del personale, Raffaele Marra, arrestato per corruzione nel dicembre 2016. «Sono state depositate 5mila pagine di chat tra lei e Marra - racconta un parlamentare - rischiamo di vederne delle belle».
Molto dipende da quello che verrà trovato in quelle pagine. Da quel che diranno sulla consapevolezza di Raggi riguardo ai reati che stava commettendo nel momento in cui promuoveva Salvatore Romeo triplicandogli lo stipendio o diceva alla responsabile anticorruzione del comune di aver deciso in autonomia la nomina del fratello di Marra, Renato, a capo del dipartimento turismo.
salvatore romeo 1
«Non so niente», risponde Luigi Di Maio al diffondersi della notizia. Il vicepresidente della Camera preferisce non commentare, e lo stesso fa Alessandro di Battista. Che mima il gesto del no all' avvicinarsi dei cronisti, ma poi si ferma a lungo - nel chiostro di Montecitorio - a parlare con la deputata Roberta Lombardi. La prima accusatrice di Virginia Raggi. Rientrata ormai nei ranghi del Movimento, dopo il grande freddo con Beppe Grillo, attraverso un rapporto di fiducia con Davide Casaleggio.
roberto fico luigi di maio
«È troppo presto per commentare», dice con un sorriso la senatrice Paola Taverna in una pausa d' aula del Senato. Quanto a Carla Ruocco, resta attaccata al telefonino per ore. L' unica interruzione è un colloquio alla buvette con Fico. Anche lei ha rischiato il suo ruolo per la scarsa fiducia riposta nella sindaca. E in coloro che l' hanno sempre difesa. «Per noi le cose non cambiano, sapevamo già tutto - dice il deputato Ivan Della Valle - certo, se la notizia fosse arrivata due giorni dopo i ballottaggi, invece che prima, sarebbe stato meglio. Ma mi sarei preoccupato di più se fosse piombata sul primo turno».
VITO CRIMI E ROBERTA LOMBARDI
«La sindaca Raggi non deve dimettersi, si è colpevoli se condannati, non con il rinvio a giudizio - dice il leader della Lega Matteo Salvini - però politicamente la condanno, i romani che sento mi dicono che speravano in qualcosa di meglio». Un fatto che per la prima volta sembra ammettere perfino il grande difensore della sindaca, Di Maio.
Che in mattinata, a Firenze per il Restitution Day dei consiglieri toscani, aveva risposto: «Il primo anno serve a correggere la rotta. Mi aspetto, come per tutti i sindaci del Movimento, che dal secondo in poi a Roma si possano fare quegli interventi che diano la percezione del cambiamento». I radar danno Beppe Grillo molto agitato per l' immobilismo romano. I segnali parlamentari lo confermano. Ma il destino di Virginia Raggi è troppo legato a quello dei 5 stelle perché le cose possano cambiare prima delle politiche. Dipenderà da molte variabili. E dai tempi dell' ormai probabile processo.
paola taverna