• Dagospia

    IL DUCETTO HA UN VOUCHER NEL CULETTO - CICCIO MATTEO TEME UN'ALTRA SANTA ALLEANZA CONTRO DI LUI COL PRETESTO DEL REFERENDUM DELLA CGIL - PERDERLO COME QUELLO SULLE RIFORME SAREBBE UN ADDIO NAZARENO – PER QUESTO, ORDINA A GENTILONI DI DISINNESCARLO CON UN DECRETO


     
    Guarda la fotogallery

    1. MA LA CAMUSSO VA AVANTI LO STESSO 

    C.L. per la Repubblica

     

    CAMUSSO POLETTI CAMUSSO POLETTI

    Il referendum appena fissato, è già in bilico. Il Consiglio dei ministri fissa la data della consultazione targata Cgil su voucher e appalti: si terrà il 28 maggio. Si terrebbe, è il caso di dire, se la normativa contro la quale si è scagliato il sindacato e una buona fetta della sinistra (extra Pd) dovesse restare nella sua versione attuale. Ma così non sarà.

     

    Il governo Gentiloni è già al lavoro per cambiare in blocco e in tempi assai rapidi la disciplina, col sostanziale ridimensionamento dello strumento voucher esteso dal Jobs Act. La possibilità di ricorrere ai buoni lavoro verrà pressoché azzerata per le aziende e limitata all' uso familiare- domestico.

     

    Questo depotenziamento di fatto renderebbe vano lo stesso referendum. E infatti l' obiettivo di Palazzo Chigi è quello di superare entrambi i quesiti attraverso un decreto (anche quello in materia di appalti). A quel punto - ma solo dopo la conversione in legge in Parlamento - la Cassazione potrà annullare il referendum, benché sia stato già fissato. Operazione che generalmente richiede un' istruttoria di una quindicina di giorni. Insomma, c' è tutto il tempo per cancellare la consultazione entro aprile.

    RENZI POLETTI RENZI POLETTI

     

    Il percorso è ormai segnato ed è stato al centro del vertice di ieri sera a Palazzo Chigi presieduto dal premier Gentiloni, con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, i capigruppo Pd, Luigi Zanda ed Ettore Rosato, e il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano. Entro oggi alle 16 i dem in commissione presenteranno emendamenti che recepiranno le nuove direttive del governo.

     

    Il testo prodotto e approvato in commissione domani sarà poi fatto proprio dal governo. Forse già venerdì, se davvero (ancora non scontato) il Consiglio dei ministri farà in tempo. Al più la prossima settimana. Poi la parola passerà alla Camera e al Senato per la conversione. «Lavoreremo per correggere le norme oggetto del referendum», conferma Gentiloni incontrando i deputati dem in serata.

     

    susanna camusso susanna camusso

    «Se il governo riterrà di adottare il testo emendato e trasformarlo in decreto, bene», spiega Damiano a fine vertice. «Il testo base prevede già una radicale revisione dell' attuale normativa, nel senso che limita molto l' uso dei vaucher che tornano ad essere utilizzabili solo per lavori occasionali e accessori. Potranno essere utilizzati solo dalle famiglie e dalle imprese individuali senza dipendenti. Resteranno escluse - conclude il presidente della commissione - tutte le altre imprese e la pubblica amministrazione. Ma non sarei contrario a escludere tutte le imprese». Ed è appunto l' indirizzo che dà il governo per evitare qualsiasi rischio in Cassazione.

     

    La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, insiste invece perché la consultazione si tenga («Avanti con la campagna») e venga accorpata alle amministrative di primavera: si risparmierebbero 300 milioni di euro. E come lei la pensano i bersaniani di Mdp e quelli di Sinistra italiana, oltre che il M5S. Ma sul referendum incombe il colpo di spugna.

     

    2. LA VIRATA DI RENZI: LI HANNO VOLUTI I FUORIUSCITI

     

    Carmelo Lopapa per la Repubblica

     

    RENZI BERSANI RENZI BERSANI

    Disinnescare la mina. Evitare che il 28 maggio si trasformi in un nuovo 4 dicembre. Matteo Renzi stavolta non si lascia tentare dalla sfida. A ministri e capigruppo del partito impartisce un ordine di scuderia che non lascia margini a tentennamenti: «Abbiamo di fronte la battaglia congressuale e le amministrative, concentriamoci su quelle». Risulterebbe tombale, per la sua leadership, una seconda débâcle, dopo quella del referendum costituzionale. Potrebbe vanificare l' eventuale successo alle primarie Pd del 30 aprile e trascinare a fondo partito e candidati alle successive amministrative di giugno, spaccando le coalizioni di centrosinistra in corsa nelle città. Insomma, un disastro, visto dai radar renziani.

    BERSANI D'ALEMA BERSANI D'ALEMA

     

    Allora la cancellazione dei voucher e della normativa sugli appalti, nel mirino del doppio quesito promosso dalla Cgil e dalla sinistra, diventa inevitabilmente il male minore. «Perché in fondo, diciamoci la verità, i voucher non sono stati una mia invenzione, non c' entrano niente col Jobs Act» ragiona in queste ore l' ex premier. «Sono stati un' invenzione dei precedenti governi di centrosinistra sostenuti da quelli che ora vorrebbero cancellare i buoni». Bersani, D' Alema e i loro seguaci. Non diventeranno la bandiera per la quale il Pd renziano ha intenzione di votarsi al sacrificio finale. Non ora che sta tentando la faticosa rimonta.

     

    gentiloni e renzi gentiloni e renzi

    E poi, era il ragionamento degli uomini dell' ex premier ieri pomeriggio in Transatlantico, la cancellazione dei "buoni" non era quel che volevano Camusso e la sinistra? Allora eccolo servito il decreto-ghigliottina, che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si è affrettato a mettere in cantiere. E questo nonostante nella conferenza stampa di fine anno il premier allora appena insediato, pur preannunciando modifiche, difendeva la filosofia dei voucher. «Non sono il virus che semina il lavoro nero, la madre di tutti i problemi e guai del mercato del lavoro», dice quel 29 dicembre. Adesso non c' è tempo da perdere. Il decreto va adottato in fretta in Consiglio dei ministri (forse già venerdì) per condurre la Cassazione alla cancellazione del referendum.

     

    cesare damiano cesare damiano

    Renzi ha intravisto l' agguato dietro l' angolo. La consultazione per la quale la Cgil è in piena campagna già da tempo si è trasformata in una formidabile arma nelle mani degli scissionisti bersaniani. Quelli che lasciando il Pd si sono impressi non a caso l' Art.1 della Costituzione nel nome. Già, gli ex compagni di Mdp. «Meno male che dovevano essere l' elemento stabilizzatore del governo Gentiloni» sorride amaro Renzi in queste ore: «Sono nati due settimane fa e già hanno preso le distanze su missioni all' estero strategiche, usciranno dall' aula al primo voto di sfiducia contro un ministro e presentano una loro mozione per farlo dimettere».

     

    lorenzo guerini lorenzo guerini

    Non certo il profilo di futuri alleati alle politiche, è la conclusione inevitabile. «Il loro atteggiamento è a dir poco singolare » sbuffa il vicesegretario Lorenzo Guerini. Il fatto è che, più in generale, i temi del lavoro hanno pian piano catalizzato, sotto traccia, interessi politici convergenti. E ora rischiano di coalizzare una nuova "santa alleanza" anti renziana con chances di successo analoghe alla precedente. Ieri da Matteo Salvini all' ex vendoliano Arturo Scotto era un coro in favore del Sì al referendum della Cgil. Replica dello spartito costituzionale, cinque mesi dopo.

     

    michele emiliano e pina picierno michele emiliano e pina picierno

    Per non dire delle primarie Pd. Sul fronte dell' abrogazione dei voucher, se il referendum restasse indetto, si schiererebbero con molta probabilità i due avversari interni dell' ex premier. Anzi, Michele Emiliano lo ha già fatto senza perdere tempo: «Al referendum voterò due sì e avrei votato anche contro il Jobs Act e la modifica dell' Art.18». Tutto proiettato verso una sovrapposizione delle due campagne primarie e referendum - dagli effetti per Renzi imprevedibili. Meglio per lui, per i suoi - e a conti fatti anche per la tenuta di Gentiloni fino al termine della legislatura - neutralizzare la mina. Prima che esploda.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport