1. DOPO L’UCRAINA AFFARI “VANTAGGIOSI” CON LA CINA, NUOVA TEGOLA SU JOE BIDEN
Dall'articolo di Francesco Semprini per ''la Stampa''
Affari con la Cina a vantaggio della famiglia Biden. E questa l’ultima tegola caduta sulla testa del candidato democratico alle presidenziali raccontata dalla seconda tranche di e-mail pubblicate dal New York Post. Scambi di posta elettronica che proverebbero come Hunter Biden, il secondogenito di Joe, avrebbe cercato di spuntare accordi redditizi con la maggiore società energetica cinese, incluso uno "interessante" anche per la sua famiglia.
HUNTER BIDEN
È in particolare una mail datata 13 maggio 2017 dal titolo “Aspettative” che contiene sospetti "pacchetti di compensi” relativi a diverse cariche nell’ambito di un possibile affare. Hunter nell'email veniva identificato come "presidente/vicepresidente a seconda dell'accordo con la CEFC", l'ex conglomerato cinese con base a Shangai CEFC China Energy.
Una vicenda che getta ulteriori ombre sulle relazioni pericolose con l’estero dei Biden dopo quelle sul presunto Ucrainagate, e che arrivano a meno di venti giorni dal voto per l’elezione del presidente. "La vittoria di Joe Biden sarebbe una grande vittoria per la Cina. Se Biden vince, la Cina si comprerà il nostro Paese”, afferma lapidario Donald Trump durante un'intervista a Fox Business, spiegando anche di non voler parlare con il presidente Xi Jinping. "Biden - ha proseguito l’inquilino della Casa Bianca - è un politico corrotto, tutti lo sanno a Washington. E suo figlio Hunter è un disastro”.
2. «PAGÒ PIÙ TASSE IN CINA CHE NEGLI USA» I VERSAMENTI DEL CONTRIBUENTE TRUMP
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
JOE E HUNTER BIDEN
Che un immobiliarista con ambizioni planetarie che stava cercando di entrare anche in Asia avesse un conto bancario in Cina, non può scandalizzare. Ma se quell' immobiliarista, che poi è diventato presidente degli Stati Uniti, in America non ha pagato le tasse per anni, mentre in Cina ha versato 188 mila dollari pur non avendo mai realizzato alcuna attività, la cosa cambia aspetto. Ancora di più alla luce degli attacchi di Donald Trump al suo rivale Joe Biden, accusato dal leader repubblicano di essere troppo morbido con la Cina - avversario strategico degli Usa - per via degli affari che suo figlio Hunter stava cercando di concludere in quel Paese.
L' inchiesta del New York Times sul rapporto tormentato di The Donald col Fisco americano («mi trattano molto male», si lamenta, come se non fosse una branca della sua Amministrazione), è arrivata fino a questo curioso capitolo cinese. Che getta nuova luce sui disinvolti comportamenti fiscali del presidente: prima di arrivare alla Casa Bianca, dal 2013 al 2015, ha dichiarato versamenti per 188 mila dollari al governo cinese sotto forma di imposte, pur non essendo mai riuscito a sviluppare alcuna attività in Cina.
BARACK OBAMA JOE BIDEN E HUNTER BIDEN
Poi, nel 2016 e nel 2017, ha pagato appena 750 dollari di tasse al Fisco Usa, presumibilmente grazie a un uso massiccio delle detrazioni. I dati raccolti dal quotidiano non consentono collegamenti diretti ma si sa, ad esempio, che la THC China Development Llc, una delle società create da Trump, con un ufficio a Shanghai, nel solo 2012 ha detratto dall' imponibile 84 mila dollari per viaggi e spese legali.
Erano gli anni in cui premeva per entrare nel mercato cinese e, pur essendo sempre stato non solo anticomunista, ma anche antistatalista, aveva stretto una partnership con la State Grid Corporation, grossa conglomerata di proprietà dello Stato cinese. Secondo un' inchiesta del 2016 dell' Afp , la joint venture avrebbe dovuto realizzare e gestire insediamenti immobiliari a Pechino, ma poi i vertici della società cinese furono travolti da un' inchiesta per corruzione.
trump cina
Stasera, nell' ultimo dibattito tv, probabilmente Trump tornerà ad accusare Biden di essere al servizio della Cina, anche se ora preferisce attaccarlo - chiedendone perfino l' arresto - per i rapporti del figlio Hunter con l' Ucraina: accuse basate su email quasi certamente false, probabilmente costruite a tavolino da esperti (russi?) di disinformazione. Eppure anche Trump, prima di scoprirsi nemico del la Cina (ma non di Xi Jinping del quale continua a parlare bene), aveva fatto di tutto per mettervi radici. Del suo conto bancario cinese si sa poco, ma è significativo che l' unico Paese straniero nel quale Trump aveva e ha conti bancari, oltre a Gran Bretagna e Irlanda (dove possiede vari campi da golf), sia la Cina.
UN GALLO CON LE FATTEZZE DI TRUMP IN CINA