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    IL CINEMA DEI GIUSTI - PRONTI PER IL FILM TURCO DA 3 ORE E 20 CHE HA TRIONFATO A CANNES E CHE OGNI CINEFILO NON PUÒ PERDERE? IO DOPO 2 ORE SONO SCAPPATO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Il regno d’inverno – Winter Sleep di Nuri Bilgen Ceylan

     

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    Siete davvero pronti per vedervi il film turco cechoviano di tre ore e venti che ha trionfato a Cannes e che è imperdibile per ogni cinefilo? Se dite che amate il cinema non avete alibi e non lo potete saltare. Certo, non è “Frozen” questo lunghissimo “Il regno d’inverno – Winter Sleep”, scritto e diretto da Nuri Bilgen, celebrato regista di "C'era una volta in Anatolia" che è finalmente riuscito a agguantare la Palma d’Oro a Cannes dopo anni di tentativi.

     

    Winter Sleep Winter Sleep

    Certo, i precedenti film di Nuri Bilge Ceylan mi sembravano più noiosi, mentre questo, alla fine, è una commedia con dei personaggi ben definiti che si segue anche più volentieri del solito. Si tratta però, e qui si deve dar ragione a Serge Kaganski di “Lesinrock”, di un accademismo da vecchio cinema di quarant’anni fa, qualcosa tra Antonioni e Bergman che lo spettatore non giovanissimo ben conosce e che ha digerito da parecchio. E quindi di un premio che non va verso la modernità e l’innovazione, ma garantisce il galleggiamento di un cinema, e di una critica, che celebra il suo passato.

    Winter Sleep Winter Sleep

     

    C’è comunque chi, e sono molti, non solo Paolo Mereghetti, lo adorano. Io, personalmente, non molto. Ma come dicevano certi critici italiani di fronte a Godard, “non capisco ma mi adeguo”. Diciamo che il film è costruito da tre ore di dialoghi infiniti molto teatrali in quel dell'Anatolia, in un villaggio costruito tra le rocce, dove è stato girato già un film con Omar Sharif, "Monsieur Ibrahim e i fiori del deserto". Siamo in pieno inverno, quindi in bassissima stagione, nell'Hotel Othello di proprietà di Aydin, cioè Haluk Bilginer, il Toni Servillo turco, ex-attore, anzi ex-commediante come lui preferisce definirsi, che ora fa anche il giornalista e lo scrittore.

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    Trombonissimo, ha da dire su tutto, tra Corrado Augias e Beppe Severgnini. Vive lì da tempo con la giovane moglie Nihal, Melisa Sozen, e con la sorella divorziata Necla, Demet Akbag. Visto che è inverno, fa freddo, e il gruppetto si annoia mortalmente, figurarsi noi, attaccano una serie di dialoghi sulla qualsiasi che tendono a distruggere il padre padrone della zone, cioè l’attore diventato scrittore. Le ragazze si dicono, quindi, quanto scrive male Aydin, certo era un attore…

     

    Poi si passa ai rapporti di classe in Anatolia, visto che un bambino povero ha gettato un sasso contro la sua macchina e gli ha spaccato un vetro e lo zio lo porta a chiedere perdono alla star del posto con tanto di bacio della mano. Ma il bambino sviene piuttosto di baciargli la mano. Il tutto si ravviva un po' quando arriva un gruppo di cavalli nella pianura. Ma dura poco e tornano i dialoghi serrati. Io dopo un paio d’ore sono scappato, ma il bravo cinefilo lo deve vedere tutto. In sala dal 9 ottobre,

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