RENZI
«La Brexit e le dimissioni di Matteo Renzi fanno parte della stessa storia. Il progetto europeo è sotto una pressione senza precedenti. La decisione britannica di lasciare la Ue è la prova più evidente, ma nella lunga distanza la crisi in corso in Italia potrebbe costituire una minaccia ancora più grave alla sopravvivenza della Ue».
È quanto si legge in un commento di Gideon Rachman sul Financial Times, in cui si sottolinea che «è possibile che Renzi sia uno degli ultimi primi ministri italiani a rappresentare la sua tradizionale posizione pro europea», ricordando le posizioni del M5S.
RENZI E LA SCONFITTA NEL REFERENDUM
Secondo Ft, il «populismo italiano potrebbe alla fine minacciare la Ue in modo più profondo della Brexit» non solo perché l’Italia, a differenza del Regno Unito, è uno dei sei membri fondatori, ma anche perché è all’interno dell’eurozona: «Se la Brexit è una faccenda dolorosa e complicata, non minaccia direttamente la sopravvivenza della moneta unica o rischia di provocare una crisi finanziaria», scrive Rachman affermando che «la catena di eventi avviata dalla sconfitta di Renzi nel referendum potrebbe portare a entrambi».
Si fa riferimento alla questione delle banche e al fatto che «le rinnovate preoccupazioni sulle dimensioni del debito dell’Italia possano spaventare gli investitori, facendo salire i tassi di interessi e minacciando la stessa solvenza dello stato italiano».
GIDEON RACHMAN
Sempre sul Financial Times, un commento firmato da Tony Barber si focalizza sull’aspetto economico, esprimendo preoccupazioni sulla «condizione delle banche italiane, dei conti pubblici e dell’economia». «Se lo Stato italiano dovesse intervenire per salvare banche in fallimento - si legge nel commento - accrescerebbe un debito pubblico che già ammonta a un colossale 133% del Pil».