G.San. per il “Corriere della Sera - Edizione Milano”
IL BUNKER DELLO SPACCIATORE FABRIZIO CUTAIA
La prima telecamera, buon livello di tecnologia, era appoggiata dentro una fioriera di plastica, di quelle da supermercato, che era sistemata sul davanzale della finestra affacciata su via Recoaro, in zona Lorenteggio, nel quadrante di case Aler tra le vie Segneri, Apuli e Inganni. L' obiettivo riprendeva l' esterno attraverso un buco sul fianco della fioriera.
La seconda telecamera, in modo più o meno analogo, era nascosta dentro un vasetto e puntata in direzione opposta, in modo di avere una copertura completa sulle vie di possibile accesso alla palazzina. Ma non solo sull' elettronica faceva affidamento la mania del controllo dello spacciatore Fabrizio Cutaia, 45 anni, palermitano, detto lo «zio», venditore di hashish al dettaglio e all' ingrosso.
IL BUNKER DELLO SPACCIATORE FABRIZIO CUTAIA
E infatti i poliziotti della squadra investigativa del commissariato «Lorenteggio», che avevano buone segnalazioni e da giorni apparivano e scomparivano intorno a quel caseggiato, sapevano che per arrestare lo «zio» avrebbero avuto un problema, un ostacolo non da poco.
E cioè i nove cani dello spacciatore, tutti maschi e piuttosto aggressivi; tre pitbull, un pastore tedesco, un grosso labrador, quattro meticci. Tutti cani puliti, ben nutriti e curati, pur se l' alloggio al piano rialzato al civico 4 di via Recoaro non è molto ampio; l' uomo però l' aveva montato una serie di cancelletti (quelli che di solito si usano per sicurezza quando in un appartamento vive un bambino piccolo) per separare gli ambienti e impedire così ai cani di azzuffarsi. E infatti mai gli inquilini del palazzo s' erano lamentati per i cani; notavano al contrario quel continuo andare e venire di persone, che si fermavano qualche minuto e poi s' allontanavano, con un ritmo che in alcune ore della giornata diventava quasi frenetico.
IL BUNKER DELLO SPACCIATORE FABRIZIO CUTAIA
È quel che hanno verificato i poliziotti anche lunedì pomeriggio: un' ora di osservazione, una ventina di clienti andati a comprare. «Quando poi siamo entrati nella casa - racconta Rosanna Chironi, dirigente del commissariato - i telefoni dell' arrestato continuavano a squillare e a ricevere messaggi, segno di un' attività di spaccio molto intensa».
Alla fine, poco prima delle 19 di lunedì, s' è presentata l' occasione di entrare nell'appartamento contenendo i rischi e mantenendo l' efficacia della perquisizione (tutti quei cani nella casa «servivano» proprio a ritardare eventuali blitz della polizia, assicurando allo spacciatore quei pochi minuti che sarebbero stati sufficienti a far sparire la droga).
IL BUNKER DELLO SPACCIATORE FABRIZIO CUTAIA
Dunque, in quel tardo pomeriggio, la compagna dell'uomo è stata morsa alla mano da uno dei cani: niente di grave, ma è stato necessario chiamare l' ambulanza. La donna, all'arrivo dei soccorsi, era già sul pianerottolo, fuori dell' appartamento, dove l' ha seguita anche Cutaia quando sono arrivati i soccorritori; a quel punto i poliziotti hanno fatto avvicinare la Volante, come normale verifica per accertarsi di quel che era accaduto con i cani; lo spacciatore non si è particolarmente insospettito, ma s' è chiuso la porta alle spalle di fronte ai poliziotti.
IL BUNKER DELLO SPACCIATORE FABRIZIO CUTAIA
Poco dopo nella palazzina sono arrivati anche gli altri investigatori: quando l'uomo non aveva più la possibilità di nascondere la droga, sono entrati con lui nell' alloggio per la perquisizione e hanno trovato 700 grammi di hashish, 800 euro in contanti, un bilancino per pesare le dosi in base alle ordinazioni. Cutaia non permetteva mai a nessuno di entrare nell' appartamento, ma riceveva i clienti sulla soglia, dove consegnava la droga presa da una cassettiera all' ingresso e ritirava i soldi, con scambi sempre rapidissimi. Il contratto dell' alloggio Aler non era intestato a lui: sono in corso le verifiche per accertare se fosse anche un occupante abusivo o irregolare.