1. “TREMO SE PENSO A QUELL’ORCO POTEVA ACCADERE ANCHE A ME”
Lorenzo d’Albergo per “la Repubblica - Roma”
FUSCO FURIO
Gli insulti, i ricordi delle modelle che hanno lavorato per Furio Fusco e delle ragazze delle altre agenzie, rimaste sotto shock dopo essere venute a conoscenza delle violenze del fotografo ai danni delle sue giovanissime vittime. La pagina Facebook dell’antro degli orrori di via Livorno è ancora online, a differenza del sito ufficiale dell’agenzia, sequestrato dai carabinieri del nucleo investigativo di via in Selci.
«Ho incontrato molte volte ai casting le sue modelle. Mi fa schifo lui ma ancor di più le ragazze che credono di fare soldi vendendosi. Vergogna per lui e per tutte loro», scrive A. C., 20enne. In privato, poi, racconta di aver abbandonato il sogno della passerella e di non aver mai incontrato il fotografo accusato di aver seviziato persino una 13enne: «Fortunatamente per me non l’ho mai conosciuto».
RAGAZZINE DAL PROFILO FACEBOOK DEL FOTOGRAFO FURIO FUSCO
Poi, tra chi augura a Fusco una «buona permanenza a Rebibbia” e chi non smette di ripetere «pedofilo» sotto ognuna delle foto che compongono l’album pubblicato sul social network, spunta Lio L.: «Con la mia ragazza non ci ha provato — racconta il fidanzato di una delle modelle — è stato corretto. Vorrei anche vedere... ci pensavo io a minacciarlo quel cagasotto ».
La collezione di commenti comprende anche quello della fedelissima dell’agenzia: «Furio non ha mai detto una parola di troppo o avuto atteggiamenti ambigui o allusivi con me — assicura C. V. — ma se quello che hanno scritto sui giornali è vero, è bene che lui paghi e resti in carcere. E forse non sarebbe neanche sufficiente. Penso però che una buona fetta di tutta questa storia riguardi anche le ragazze che scendono a questo genere di compromessi. Quello della moda e della pubblicità è un mondo pieno di persone che sarebbero disposte a tutto pur di arrivare, e se è questo il modo in cui ci si pone non ci si può certo scandalizzare se poi si presentano proposte indecenti o situazioni ambigue».
La modella, quindi, punta il dito anche contro le giovanissime che hanno ceduto ai ricatti. Il suo è un vero fiume di parole, uno sfogo scritto di getto subito dopo l’arresto di quello che considerava un onesto professionista: «Queste ragazze, peraltro, hanno messo in cattiva luce anche tutte coloro che invece lavorano in modo serio. Sinceramente, però mi auguro che tutta questa storia sia solo un grande polverone alzato dai media e che la verità sia ben diversa, perché pensare di aver frainteso in questo modo una persona che ho sempre ritenuto corretta spaventa un po’ anche me».
FOTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI FURIO FUSCO-2
2. EX MODELLA RIVELA “CASTING D’ORO IN CINA CI PROMETTEVA 24MILA EURO” - “GLI SMS SU WHATSAPP: SI PRENDEVA IL VENTI PER CENTO”
Lorenzo D’Albergo per “la Repubblica - Roma”
Davanti al giudice e ai pm ha fatto scena muta, ma le parole di Furio Fusco restano impresse nelle mail e nei messagini inviati su WhatsApp al piccolo esercito di modelle di cui si era riuscito a circondare scatto dopo scatto. Lette alla luce del doppio arresto, le proposte del fotografo accusato di aver abusato delle minorenni che si presentavano nel suo studio assumono contorni inquietanti.
«Un’agenzia di Mumbai mi chiede se ci sono modelle disposte a trasferirsi lì per 3 o 4 mesi», annuncia Fusco via mail alle ragazze potenzialmente interessate a lavorare all’estero «per fare casting» e non meglio specificati «lavori». Dall’India alla Cina, alle giovani italiane vengono offerte destinazioni esotiche, capitali delle economie che in questo momento trascinano il mondo.
Ecco, allora, le trasferte a Hangzhou, una delle città più industrializzate del mondo. Con il volto e il fisico giusto, si possono portare a casa dagli 8 ai 24 mila dollari. «Cercano ragazze per andare lì a lavorare 1 o 2 mesi scrive il fotografo alle sue modelle - se sei interessata, scrivimi entro domenica sera. Così ti propongo e se fossero interessati approfondiamo la cosa».
Gli inviti sono continuati ad arrivare sui cellulari delle ragazze di Fusco fino al 7 luglio, fino al giorno dell’arresto. «Alcune delle sue proposte di lavoro - confida ora una 28enne che ha lasciato il mondo della moda per dedicarsi agli studi - mi hanno lasciata un po’ perplessa. Lo sappiamo tutte, Roma non è la città della moda. Per avere delle offerte del genere ci si rivolge alle agenzie di Milano. Quelle che prevedevano trasferimenti all’estero erano di un livello un po’ troppo alto per un’agenzia di quel livello. Ho cambiato vita prima di scoprire cosa accadesse davvero durante quei viaggi. In ogni caso, lui si sarebbe preso il 20 per cento di ogni ingaggio in veste di agente».
Bibioteca a Hangzhou in Cina
O cosa si nascondesse dietro alcune delle foto che ancora oggi si trovano sul profilo Facebook dell’agenzia. In più di uno scatto sono immortalate modelle le alle prese con spot di brand internazionali e spuntano anche le pose di alcuni ragazzi per pubblicizzare marchi di abbigliamento.
«Sicuramente - continua l’ex modella, che chiede di rimanere anonima - qualche opportunità l’avrà anche data alle giovani che hanno lavorato con lui. Con quelle più grandi, me compresa, non ha mai provato ad allungare le mani. Ma l’età media delle modelle si è abbassata tantissimo. Ora lavorano già a 16 anni e alcune sono bellissime. A quell’età può bastare la promessa di uno spot o di un lavoro da hostess per perdere il controllo della realtà e lasciarsi sottomettere ».
Dalle più giovani alle top, nel catalogo di Fusco le ragazze erano catalogate per nome di battesimo e numero identificativo. «Mi ricordo ancora la prima volta che sono entrata in quello studio - racconta la studentessa - si entrava nel palazzo di via Livorno, accanto a una farmacia, si arrivava in fondo al corridoio del piano terra, porta sulla destra. Appena varcata la soglia, c’era un divano sulla destra e a sinistra una colonnina di plastica con i composit delle ragazze (i cartoncini con foto del volto, del corpo e misure che riassumono tutte le informazioni sulla modella, ndr)».
Dopo alcuni minuti d’anticamera, l’incontro con il fotografo oggi accusato di violenza sessuale. «Lui aspettava le sue ospiti nel suo ufficio personale - continua la 28enne - se ne stava seduto dietro al suo enorme computer della Apple. La seconda volta che ho messo piede in quello studio, una ragazza si stava facendo fotografare in una grande stanza tutta bianca. Lui mi ha visto mentre sbirciavo e si è avvicinato. Ha controllato il mio book, chiesto quanti altri scatti avessi e se me ne servissero altri, da fare al momento. Ho avuto subito una brutta sensazione. Ho salutato, girato i tacchi e lì non sono tornata più. Per fortuna».