Mattia Feltri per “la Stampa”
mattia feltri
Le migliori teste del ministero della Giustizia hanno accertato l'inefficacia dell'introduzione del reato di omicidio stradale. O meglio, è efficace perché i pirati stanno in galera di più, ma non lo è perché i casi di pirateria non calano. La riforma è del 2016, una di quelle marce trionfali dell'unanimità parlamentare (tranne sporadici dissensi) che trova una formidabile applicazione quando c'è da menare sui poveracci. Prima del 2016, a provocare morti al volante si rischiavano sino a dodici anni, poi diciotto.
Ricordo i petti gonfi per la civiltà della norma (io vivrò in un altro mondo, ma continuo a non capire l'utilità del carcere agli automobilisti sconsiderati) e per le luminose prospettive della deterrenza, e sebbene esista una regola immutabile: aumentare le pene non ha mai diminuito i reati. E infatti in quattro anni non è cambiato nulla. Quindi? Facile. Sotto la cogitabonda direzione del ministro Bonafede, si è deciso che, se l'inasprimento delle pene non ha funzionato, bisognerà inasprirle un po' di più.
7 DICEMBRE 1981 - INCIDENTE STRADALE DI BEPPE GRILLO CON LA SUA CHEVROLET
Si arriverà a suggerire il taglio delle mani, ma intanto La Stampa ha pubblicato la notizia della carcassa dell'auto di Beppe Grillo abbandonata da quarant' anni in uno strapiombo, e nella quale morirono un amico dell'allora giovane comico con la moglie e il bimbo di nove anni. Grillo si era avventurato su un sentiero montano in cui c'era divieto di transito, e la grave imprudenza gli è costata un anno e quattro mesi, con la condizionale, secondo un codice non ancora barbarico. Mi dispiace quando per quella tragedia Grillo viene chiamato assassino, di certo piacerà a lui di non essere stato giudicato con la ferocia degli Onesti.
I RESTI DELLA CHEVROLET DI BEPPE GRILLO 7 DICEMBRE 1981 - INCIDENTE STRADALE DI BEPPE GRILLO CON LA SUA CHEVROLET BEPPE GRILLO