Estratto dell’articolo di Antonella Gasparini per il “Corriere della Sera”
Lorenzo Nardelli - ucciso in ascensore a Mestre
«Ho sbagliato, non lo faccio più». Ma anche «aiuto, dammi le chiavi». Le ultime parole il trentaduenne Lorenzo Nardelli le ha pronunciate sul pianerottolo attorno alle 23.30 di mercoledì sera, prima di morire massacrato a mani nude nell’ascensore di un condominio di Mestre.
Lì dentro, dopo aver forzato la porta bloccata, l’hanno trovato i poliziotti e i vigili del fuoco, con il cranio sfondato e soprattutto con i due cugini moldavi che l’avrebbero ucciso: Radu Rusu, 32 anni, e Marin Rusu, 35, con i vestiti insanguinati.
Il pm Stefano Buccini, dopo averli sentiti in Questura alle 3 di notte con il loro avvocato Jacopo Trevisan, li accusa infatti di omicidio volontario. La loro tesi è invece di essersi difesi da tre ladri — uno dei quali era Nardelli — che gli sono piombati in casa […]
Lorenzo Nardelli - ucciso in ascensore a Mestre
I cugini Rusu, che lavorano nell’edilizia come operai ed erano incensurati, hanno raccontato che stavano passando assieme la serata a casa di Radu, che vive con la madre e il compagno di lei in una palazzina di Rampa Cavalcavia, […] dove da tempo la tensione è alle stelle per spaccio e degrado.
Mentre erano seduti in cucina si sarebbero trovati davanti Nardelli, entrato dalla porta di casa senza fare rumore. A quel punto Radu si è alzato in piedi e l’ha affrontato, ma sarebbe stato subito colpito al volto e spinto a terra e da lì è iniziata una violenta colluttazione, da cui il moldavo è uscito con una mano tumefatta, un labbro rotto e delle escoriazioni su una spalla.
I due si sono picchiati fino alla porta di casa e poi sul pianerottolo, mentre nel frattempo fuggivano giù per le scale due complici stranieri, che i cugini sono stati in grado di descrivere a grandi linee.
Lorenzo Nardelli - ucciso in ascensore a Mestre
Alla fine Nardelli si è infilato nell’ascensore e lì è morto: il medico legale ha riscontrato una frattura cranica. Nel frattempo era entrato anche il cugino Marin e tutti e tre sono rimasti intrappolati, forse per i colpi, fino all’arrivo di pompieri e agenti, chiamati dai vicini per le urla e i rumori. […]
La ricostruzione della vicenda è però tuttora in corso. Un’ipotesi alternativa è che invece i giovani si conoscessero, anche se dai primi accertamenti sui cellulari non risultano telefonate o contatti recenti.
«Senz’altro – dice un altro vicino – chi è entrato lo ha fatto perché qualcuno gli ha aperto la porta. E si avvertiva che parlavano tra loro. Sembrava un regolamento di conti, qualcosa che forse ha a che vedere con delinquenza e spaccio più che con l’intrusione per un furto». […]
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