EDUARDO LEITE
Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
«Non ho nulla da nascondere: sono gay». Una frase semplice che racconta una storia di successo e da giovedì sera, in Brasile, è diventata anche dichiarazione politica. Eduardo Leite, governatore del ricco stato meridionale di Rio Grande do Sul e potenziale candidato alle presidenziali del prossimo anno, ha confermato durante un'intervista il suo orientamento. Senza vanti né vergogna.
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«Non ho mai parlato di un argomento legato alla mia vita privata, ma in questo momento di bassa integrità in Brasile, ribadisco che non ho nulla da nascondere. Sono un governatore che è gay, non un gay governatore. Così come Obama era un presidente nero non un nero presidente. E ne sono orgoglioso», ha detto al giornalista Pedro Bial di Tv Globo.
EDUARDO LEITE
Il coming out di Leite è quasi un proclama contro il presidente ultraconservatore Jair Bolsonaro, che in più di un'occasione ha espresso la sua profonda avversione per l'omosessualità e sul quale in questi giorni si è peraltro abbattuta una nuova tegola giudiziaria. Venerdì, la giudice della Corte Suprema Rosa Weber ha infatti disposto l'apertura di una seconda inchiesta su Bolsonaro per la presunta rete di tangenti legata all'acquisto di vaccini anti-Covid, già al centro di un'indagine parlamentare.
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L'ipotesi di reato è «omissione in atto d'ufficio», questa volta per presunte irregolarità nell'acquisto del Covaxin dell'indiana Bharat Biotech: il ministero della Salute avrebbe autorizzato il pagamento al distributore brasiliano di una partita da 20 milioni di dosi, ora sospesa, a 15 dollari a dose invece di 1,34. Bolsonaro nega di esserne stato a conoscenza e intanto accusa il rivale Leite di sfruttare il coming out a fini elettorali: «Non ho nulla contro la sua vita privata, ma non può imporre il suo stile di vita agli altri».
In passato, il presidente ha più volte dato fiato alla sua rozza omofobia, forse in cerca di consensi tra i fan dell'estrema destra. Come quando dichiarò, «preferirei avere un figlio morto che gay». O ancora quando, al giornalista che gli chiedeva delle accuse di riciclaggio rivolte al figlio, il senatore Flavio Bolsonaro, rispose con disprezzo: «Lei ha una terribile faccia da omosessuale».
EDUARDO LEITE
Esponente del Partito della Social Democrazia brasiliana (Psdb), il trentaseienne Leite aveva sostenuto l'«outsider» Bolsonaro al secondo turno delle presidenziali, nel 2018, ma ha poi preso le distanze dalle posizioni sempre più reazionarie del capo di Stato e dalla sua disastrosa gestione della pandemia. Si è quindi candidato alle primarie del PSDB, in programma a novembre, dove sfiderà politici di lungo corso quali il governatore di San Paolo, João Doria (63 anni), il senatore Tasso Jereissati (72) e l'ex senatore Arthur Virgílio (75). Un volto nuovo, che per ora sembra avere davanti a sé una strada molto in salita.
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La corsa alle presidenziali del 2022 è già aperta. Secondo tutti i sondaggi, sarà un duello polarizzato fra Bolsonaro e Luiz Inácio Lula da Silva, ex presidente e leader del Partito dei lavoratori, che si presenta per un terzo mandato dopo l'annullamento delle condanne per corruzione. L'ultima inchiesta, pubblicata dal quotidiano O Estado de S. Paolo, dà Lula in testa con il 49% contro il 29% del rivale.
EDUARDO LEITE
Distaccati l'ex deputato di centro-sinistra Ciro Gomes (7%) e João Doria (5%). Ma i giochi, in Brasile, non sono chiusi fino all'ultimo. Determinante, ancora una volta, potrebbe essere il cosiddetto Centrão , forza politica informale e molto disinvolta, che da sempre è determinante per l'approvazione di leggi e leader. Deputati che finora Bolsonaro è riuscito a mantenersi fedeli, grazie a generose elargizioni di fondi pubblici, ma che potrebbero ora trovare altre sponde.