GREG ABBOTT
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"
Deputati democratici del Texas in fuga dallo Stato per far mancare il numero legale necessario per l'approvazione finale delle leggi volute dai repubblicani che rendono più severi i requisiti per avere accesso alle urne limitando, secondo la sinistra, i diritti degli elettori.
PROTESTE DIRITTI VOTO TEXAS
L'esodo dei parlamentari di Camera e Senato, rifugiati ora a Washington per far mancare il quorum dei due terzi delle assemblee necessario per le votazioni nelle sessioni speciali come quella attualmente convocata dal governatore Greg Abbott, ha provocato una durissima reazione dei repubblicani a partire dallo stesso Abbott, che minaccia di arrestare deputati e senatori quando rientreranno in Texas, deportandoli dentro il Parlamento e obbligandoli a partecipare alle votazioni. Sembra una minaccia da vecchio caudillo sudamericano, ma le leggi del grande Stato del Sud autorizzano l'arresto dei parlamentari in fuga per impedire il funzionamento del Parlamento.
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Non si è, però, mai arrivati a tanto: in passato questo tipo di ostruzionismo dei democratici ha avuto a volte successo e anche nel maggio scorso la sinistra è riuscita a bloccare, ricorrendo a vari stratagemmi parlamentari, norme che giudica liberticide. Ma stavolta Abbott, che da qualche mese ha scavalcato a destra anche Trump su tutti i temi a partire dall'immigrazione, forse pensando a una candidatura presidenziale, ha deciso di ricorrere alle maniere forti. Prima, esaurita la sessione ordinaria del Parlamento del Texas, ha deciso di convocarne una straordinaria con un atto che i democratici dichiarano di considerare illegale.
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Poi, quando molti parlamentari dell'opposizione hanno lasciato il Texas per far mancare il numero legale per le votazioni, ha usato toni di sfida: «Sono pronto a proclamare sessioni speciali delle Camere una dopo l'altra anche fino alle elezioni di fine 2022, se necessario: se i democratici vogliono continuare a bloccare i lavori, devono essere pronti a restare fuori dallo Stato per più di un anno».
GREG ABBOTT
Le norme contestate dai democratici - ritenute discriminatorie soprattutto nei confronti degli afroamericani, i cittadini mediamente meno attrezzati per fronteggiare ostacoli burocratici - prevedono, tra l'altro, l'obbligo di usare un documento di riconoscimento con foto per il voto postale mentre viene eliminata la possibilità di votare col sistema «drive through» o di usare drop box, una sorta di buche postali elettorali.
In Texas, intanto, si apre un altro fronte sull'aborto: le associazioni che sostengono il diritto delle donne alla scelta hanno presentato una denuncia presso la magistratura federale per cercare di bloccare una nuova legge dello Stato che dà a ogni cittadino il potere di trascinare in tribunale chi aiuta una donna ad abortire, anche solo economicamente o portandola in clinica sulla propria auto.
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