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    IL GOVERNO BARCOLLAVA PRIMA DELLA GUERRA, ORA E’ ANCHE PEGGIO - FOLLI: “SE POI SI GUARDA ALLA SEMI PARALISI DELLE CAMERE, SU TEMI CHE NON C'ENTRANO CON L'UCRAINA, MA RIGUARDANO LA CAPACITÀ DELL'ESECUTIVO DI ATTUARE IL SUO PROGRAMMA E DI RISPETTARE LE SCADENZE DEL PNRR, SI DOVREBBE CONCLUDERE CHE IL CONFLITTO INCRINA E NON RAFFORZA LO SPIRITO DI UNITÀ NAZIONALE. E DOMENICA SI VOTA IN FRANCIA: CON UNA VITTORIA DI MARINE LE PEN L'INTERO ASSETTO DELL'UNIONE SAREBBE SCONVOLTO, CON CONSEGUENZE CLAMOROSE ANCHE IN ITALIA”


     
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    MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

    Stefano Folli per “la Repubblica”

     

    La mozione del Parlamento europeo per l'embargo "immediato" del gas e del petrolio russi non è ancora, si capisce, una decisione vincolante, che spetta alla Commissione e ai governi nazionali. Non è nemmeno realizzabile in tempi rapidissimi, per un insieme di ragioni tecniche legate ai meccanismi della produzione industriale. Tuttavia è un passo significativo, un indirizzo di cui si dovrà tener conto. Del resto, il tema energetico è già entrato nel dibattito domestico.

     

    La guerra nell'Est, quasi alle porte di casa, condiziona già le mosse di maggioranza e opposizione e carica nuove responsabilità sulle spalle del presidente del Consiglio. Il quale era stato chiamato da Mattarella per gestire i finanziamenti del Pnrr sullo sfondo dell'emergenza Covid e si trova oggi ad affrontare una drammatica crisi internazionale, forse la più grave dalla fine del secondo conflitto mondiale.

     

    MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

    È una situazione priva di termini di paragone, rispetto alla quale gli strumenti della polemica quotidiana sembrano inadeguati. A meno che non nascondano varie riserve mentali. Sono sembrate, ad esempio, alquanto fuori luogo le critiche via "social" a Draghi per la frase sui condizionatori d'aria e la pace. In realtà il premier ha fatto un tentativo, magari poco riuscito, di semplificare un problema complesso e di spiegare agli italiani che certi sacrifici saranno necessari per contribuire alla soluzione del conflitto punendo la Russia putiniana come Stato aggressore.

    letta meloni letta meloni

     

    È così, se si vuole attribuire all'Italia, al pari delle altre nazioni della Ue - e anche della Nato - , un ruolo attivo nello sforzo di affrontare la catastrofe umanitaria e disinnescare ulteriori rischi geopolitici. Se invece prevale una pulsione anti-occidentale e anti-atlantica, ovvero si ritiene che la guerra non ci riguardi come europei e italiani, allora è chiaro che le ironie sulla frase di Draghi servono a mascherare il rifiuto di prendere atto della realtà, confermato dalle accuse piuttosto improbabili di "bellicismo" rivolte al governo.

     

    mario draghi giuseppe conteu mario draghi giuseppe conteu

    Solo il tempo dirà se la maggioranza allargata messa in piedi per affrontare la pandemia è in grado di reggere l'urto di una guerra guerreggiata ai nostri confini. Se si deve giudicare dalle ambiguità che percorrono alcuni partiti, dalla Lega a una fazione dei Cinque Stelle, i dubbi sono più che legittimi. Se poi si guarda alla semi paralisi delle Camere, su temi che non c'entrano con l'Ucraina, ma riguardano da vicino la capacità dell'esecutivo di attuare il suo programma e di rispettare le scadenze del Pnrr, si dovrebbe concludere che il conflitto condiziona, sì, le forze politiche, ma nel senso di incrinare e non di rafforzare lo spirito di unità nazionale.

     

    MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI

    Con il paradosso che sulla politica estera Giorgia Meloni condivide la linea atlantista del governo - e di Enrico Letta - più di chi interpreta posizioni opache pur essendo in maggioranza. Ma c'è dell'altro. Domenica si vota in Francia per il primo turno delle presidenziali. La vittoria finale di Macron resta a tutt' oggi l'ipotesi più probabile, però la crescita di Marine Le Pen nei sondaggi è un fenomeno di rilievo.

     

    Vuol dire che la guerra premia l'ambiguità filo-russa della leader della destra? O è il timore della recessione e di quei sacrifici di cui parla lo stesso Draghi? Nell'ipotesi estrema di una vittoria lepenista è chiaro che l'intero assetto tradizionale dell'Unione sarebbe sconvolto, con conseguenze clamorose. E ovvie ripercussioni anche in Italia.

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