Estratto dell'articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti
L'arrivo dell'autunno è scandito dal cadere delle foglie e delle promesse elettorali. Prendiamo la delega fiscale: il governo Meloni l'aveva venduta come una grande occasione per abbassare le tasse sul lavoro dipendente. Non sarà così, almeno per quest'anno. Come era prevedibile, la difficoltà a far tornare i conti della Finanziaria per il 2024 sta facendo sfumare la possibilità di ridurre le aliquote Irpef da quattro a tre.
I primi due decreti attuativi serviranno a fare esattamente il contrario: recuperare gettito per evitare di non cancellare gli sgravi fiscali garantiti fin qui ai redditi bassi e medi. Per rendere strutturale la decontribuzione prevista quest'anno in due tranche - circa cento euro lordi medi per i redditi fino a 35mila euro - sono necessari quasi dieci miliardi. Della lunga serie di richieste della maggioranza, questa è l'unica che importa davvero a Giorgia Meloni.
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[…] Il problema è che al momento queste risorse il governo non le ha. Nelle intenzioni di Meloni parte dovrebbero arrivare da un ritocco del deficit previsto per l'anno prossimo, attualmente fissato al 3,7 per cento, otto decimali in meno di quest'anno. Ma poiché l'accordo sulla riforma del vecchio Patto di stabilità - congelato sin dai tempi della pandemia - difficilmente arriverà prima di Natale, il governo ha già iniziato a sondare la Commissione europea per ottenere un po' di margine, almeno per il 2024.
Per ottenere un po' più di flessibilità dall'Europa occorre però presentarsi all'appuntamento inattaccabili. E così in cima al lavoro dei tecnici del Tesoro sono balzati due decreti di attuazione della delega fiscale diversi da quello di riforma dell'Irpef, ovvero la riorganizzazione del sistema della riscossione e delle agevolazioni fiscali.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Il primo testo al momento ricalca quello approvato l'anno scorso da Draghi. L'obiettivo si può riassumere così: cancellare un po' di debiti fiscali inesigibili, rafforzando al contempo i poteri di riscossione dell'Agenzia delle entrate. Come? Ad esempio rendendo meno difficili i pignoramenti, o bloccando le rateizzazioni per chi smettesse di pagarle.
maurizio leo giorgia meloni
L'altro decreto punta invece a risparmiare sul sistema di agevolazioni fiscali. Nonostante i molti tentativi per ridurle, negli anni non hanno fatto che aumentare e superare le seicento. Ebbene, è molto probabile che dal cilindro della Finanziaria esca un taglio per tutti i redditi superiori ai sessantamila euro lordi. O meglio, il décalage che oggi viene calcolato solo a partire dai 120mila euro lordi annui, scenderebbe alla metà.
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