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    A CHI IL MUSEO? A NOI! - IL GOVERNO E LA REGIONE EMILIA ROMAGNA FINANZIANO IL MUSEO DEL FASCISMO DI PREDAPPIO. TRANQUILLI: CI LAVORANO INTELLETTUALI ANTIFASCISTI E PORTERA’ UN INCREMENTO DEL TURISMO…


     
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    Vittorio Emiliani per il “Fatto Quotidiano

     

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    A Predappio, patria di Benito Mussolini, è in progetto da qualche tempo un Museo del fascismo. La novità è che arriveranno fondi consistenti dal governo centrale e da quello regionale. Il sindaco Giorgio Frassineti (Pd) si è già dovuto difendere da quanti lo accusano di volere una iniziativa la quale ambiguamente sfrutterebbe la "nostalgia" un po' declinante che ancora porta in visita al cimitero di San Cassiano, fra fascisti e semplici curiosi, un bel po' di persone l' anno.

     

    tomba di mussolini a Predappio tomba di mussolini a Predappio

    Dalla sua però Frassineti ha alcuni solidi argomenti. Nella casa natale del duce, alla Piscàza, acquistata e decorosamente restaurata dal Comune, si sono svolte sin qui mostre sugli anni del regime per nulla ammiccanti. Ben fatto era il documentario Predappio in Luce del bravo Marco Bertozzi. Nel 2014 si è tenuta una grande mostra su "Mussolini rivoluzionario" con la partecipazione di storici del livello di Emilio Gentile. Inoltre per il Museo c' è già - mi risulta - un avallo, vigile, dell'Anpi.

     

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    Certo un Museo sul ventennio fascista non è facilissimo da maneggiare. Ci vuole una impostazione storica ben salda sin dalle fondamenta, ma non si può rigettarlo prima ancora che venga definito. Frassineti ha dietro di sé alcuni intellettuali forlivesi di sicuro antifascismo. Suscitò un certo disappunto vent' anni fa pure la proposta di legge (firmata dal battagliero verde Sauro Turroni e da me) per finanziare il restauro e il riuso pubblico di alcune opere del ventennio.

     

    FULVIO ABBATE IN VISITA A PREDAPPIO ALLA TOMBA DI MUSSOLINI FULVIO ABBATE IN VISITA A PREDAPPIO ALLA TOMBA DI MUSSOLINI

    A partire dalla Rocca delle Caminate oggi restaurata e sede di un consorzio scientifico di università che utilizza come galleria del vento un hangar dell' aeroporto mai nato fra Predappio Nuova e Predappio Alta davanti all' ex Aeronautica Caproni. L' altro importante edificio del quale proponevamo il recupero a uso collettivo era l' ex Casa del fascio, di stile razionalista, in cui ora avrebbe sede il progettato Museo del fascismo.

     

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    E questa sarebbe l' occasione buona per non far andare in rovina un edificio ormai storicamente acquisito. Certo non può essere una mostra compiacente. Credo che del fascismo e del mussolinismo saranno esaminate tutte le facce. Non si dimenticherà certamente (io stesso sono nato a Predappio) che in pieno consenso al regime in Romagna rimasero accesi numerosi focolai di antifascismo, al punto che davanti al Tribunale Speciale - che irrogò carcere e confino per 28.000 anni complessivi - la percentuale più alta dei condannati era costituita da emiliani e romagnoli, che non pochi di loro caddero in Spagna combattendo contro franchisti e fascisti.

     

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    O che don Giovanni Minzoni parroco nel Ravennate fu ammazzato fra i primi a furia di percosse dagli squadristi di Italo Balbo. E che numerosi furono gli scioperi e le agitazioni nelle fabbriche e nelle campagne della regione, dopo che la costellazione di cooperative prefasciste (socialiste, repubblicane e cattoliche) era stata decapitata dallo squadrismo. Non a caso tanti e significativi fra gli esuli e fra i confinati sono romagnoli: i socialisti Nenni e Baldini, il cattolico Donati (il più accanito accusatore di Mussolini per il delitto Matteotti), il comunista Marabini, l' anarchico Borghi, il repubblicano Guerrini.

     

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    Tutto ciò va ricordato dando insieme conto delle ragioni di consenso al regime: il ruralesimo affermato attraverso bonifiche assai ben reclamizzate come quelle dell' Agro Pontino (in realtà cominciata a fine 700 con Pio VI ), l' industrializzazione forzata, una politica attiva di opere pubbliche, la promozione di centinaia di colonie marine e montane, la elevazione delle associazioni assistenziali (orfani di guerra e del lavoro, ciechi, invalidi, ecc.) a veri e propri enti corporativi di Stato. Spesso proseguendo politiche iniziate dal riformismo pre-fascista ma attribuendosene tutti i meriti. Col genio della comunicazione che non mancava, purtroppo, all' ex socialista Mussolini, alla cosiddetta "fabbrica del Duce".

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