Claire Bal per "la Stampa"
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«Sanzioni amministrative effettive» contro gli esercenti che rifiutino pagamenti con il Pos. Il tema della moneta elettronica ritorna d'attualità grazie alla road map delle riforme legate al Recovery Plan: la «propensione all'evasione» di tutte le imposte (tranne accise e Imu) nel 2024 «deve essere inferiore» del 15% rispetto al 2019, dice il governo, e fra le iniziative per contrastarla c'è anche l'incentivazione dei pagamenti tracciabili.
In teoria, tutti coloro che vendono beni, servizi e prestazioni, quindi commercianti, ristoratori, artigiani, liberi professionisti, sono obbligati ad avere il Pos già a partire dal 2014, grazie al decreto legge numero 179/2012 del governo Monti. L'assenza di sanzioni per chi non si adegua, però, ha indotto alcuni a ignorare la normativa.
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«Da sempre abbiamo sostenuto come le norme fossero del tutto inutili perché mancavano sanzioni nei confronti di chi rifiutava pagamenti con carte o bancomat», dice il Codacons, che parla di «una situazione paradossale in cui ancora oggi numerosi negozianti in tutta Italia, pur possedendo il Pos, impediscono ai clienti di pagare con moneta elettronica, consapevoli che non andranno incontro ad alcuna multa».
L'Unione nazionale dei consumatori guarda con incredulità al nuovo annuncio. «Non ci crediamo finché non lo vediamo, o meglio fino a che non diventerà legge dello Stato con tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale» dice il presidente Massimiliano Dona. «Già in passato abbiamo assistito ad annunci poi rivelatesi solo fake news. Il massimo è stato con il Governo Conte II, che nel dl fisco aveva introdotto sanzioni pari a 30 euro, più il 4% del valore della transazione. Peccato che poi, dopo le solite proteste dei commercianti e degli esercenti, in fase di conversione del decreto, le sanzioni magicamente sparirono» dice Dona.
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Ora, dopo che il decreto-legge 99 del 30 giugno 2021 ha alzato il credito d'imposta dal 30 al 100% per le commissioni addebitate per le transazioni con carte, «le scuse stanno a zero. Che sia la volta buona?», dice Dona. Commercianti, esercenti e artigiani, però, non si dicono critici verso l'obbligo di accettare pagamenti elettronico.
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«È una vecchia questione che non si è mai risolta», dice Bruno Panieri, direttore politiche economiche di Confartigianato. «La maggior parte dei nostri operatori usa già pagamenti tracciabili, come i bonifici. Non abbiamo problemi ad adottare il Pos, il problema è se rimane un'aerea di incertezza». «Gli stessi commercianti sono favorevoli ai pagamenti elettronici per agevolare i clienti ed evitare i problemi delle banconote false e delle rapine», dice Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, «ma prima di tutto bisogna lavorare sulla connessione, perché non ovunque c'è una copertura adeguata, è capitato a tutti di dover fare la transazione più volte perché la linea è scarsa. Le riforme vanno affrontate con pragmaticità e senza fare balzi in avanti che non sono d'aiuto a nessuno. E poi è importantissimo affrontare la questione delle commissioni».
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Sui costi si sofferma anche il direttore Fipe Confcommercio, Roberto Calugi. «Pensiamo che il pagamento elettronico sia uno strumento minimo di marketing, non si può non avere il Pos nel 2021. C'è però il problema delle commissioni e dei Pos, che hanno dei costi eccessivi rispetto al servizio reale che offrono. Secondo noi se si vuole incentivare la moneta elettronica bisogna abbassare gli oneri legati agli strumenti per usarla».
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Dietro la ritrosia a usare il Pos «non c'è il nero, ma i costi che sono associati», dice Calugi. Un problema soprattutto per le piccole cifre. «Si immagini se tutti volessero pagare il caffè con la carta. Sotto certe cifre si paga una commissione fissa, quasi quasi conviene offrirlo».
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