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    IL GOVERNO METTE LE MANI SULLA LIRICA! IL MINISTRO SANGIULIANO HA PRONTA LA RIFORMA DEI TEATRI D’OPERA: PIÙ POTERE AI CONSIGLIERI DELL’ESECUTIVO E MENO AI SOVRINTENDENTI – L’OBIETTIVO È DI ELIMINARE OGNI SPAZIO DI DISCREZIONALITÀ DEI SINDACI (QUASI TUTTI DE SINISTRA) E DEGLI EVENTUALI SOCI PRIVATI ALLA VIGILIA DEL GRANDE RISIKO CHE ATTENDE I TEMPLI DELLA LIRICA ITALIANA, METÀ DEI QUALI DOVRANNO RINNOVARE LA GOVERNANCE ENTRO IL 2025...


     
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    Giovanna Vitale per "la Repubblica" - Estratti

     

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    Il primo a finanziare un teatro fu Camillo Benso conte di Cavour, il quale fra i tanti meriti ebbe anche quello di disporre una dotazione a carico dell’erario per consentire al Regio di Torino di mettere in scena il meglio del repertorio operistico dell’epoca. Ebbene, in oltre 150 anni, dacché in varie forme esiste il finanziamento pubblico dello spettacolo, a nessuno mai — neppure sotto il fascismo — è venuto in mente di aggiustarsi le norme in modo tale da assegnare al governo il potere di pilotare le nomine al vertice delle più prestigiose fondazioni lirico-sinfoniche del Paese. Fino a oggi.

    gennaro sangiuliano gennaro sangiuliano

     

    All’avvento del ministro Gennaro Sangiuliano nei saloni del Collegio Romano.

    È sempre stato un pallino dell’ex direttore del Tg2: impadronirsi dell’intero scibile culturale, a colpi di emendamenti e decreti, per cambiare l’immaginario tricolore in un settore a suo giudizio troppo sbilanciato a sinistra.

     

    Lo ha fatto nel cinema, nei musei, nei libri e adesso tocca pure all’Opera. Che sin qui, a regole vigenti, ha invano tentato di addomesticare, provando a imporre assetti e sovrintendenti a lui graditi, riuscendoci però a fatica, a prezzo di infinite polemiche. Vedi, da ultimo, l’accordo con il sindaco di Milano Beppe Sala per portare alla Scala Fortunato Ortombina.

     

    Manovra centrata, ma strada tortuosa: ecco perché adesso c’è bisogno di una legge che sposti gli equilibri a vantaggio della maggioranza, eliminando ogni spazio di discrezionalità dei sindaci (quasi tutti progressisti) e degli eventuali soci privati.

     

    gennaro sangiuliano gennaro sangiuliano

    E così, alla vigilia del grande risiko che attende i templi della lirica italiana, metà dei quali dovranno rinnovare la governance entro il 2025 — dalla Fenice di Venezia all’Opera di Roma, passando per il Massimo di Palermo, il San Carlo di Napoli e il Petruzzelli di Bari — Sangiuliano ha pensato bene di confezionare un decreto legislativo all’interno del nuovo Codice dello spettacolo che stravolge gli organismi di gestione, depotenzia i sovrintendenti e consente agli incaricati ministeriali di pesare molto di più: di mettere becco in maniera decisiva nella programmazione e persino nelle scelte artistiche. Sottraendo autonomia e indipendenza agli stabili di antica tradizione.

    gennaro sangiuliano in versione kim jong-un - meme gennaro sangiuliano in versione kim jong-un - meme

     

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