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Estratto dell’articolo di Francesco Bechis per “il Messaggero”
Arruolare foreign fighters e lupi solitari. Finanziare, coordinare e perfino guidare un'organizzazione terroristica. Nascondere in casa armi ed esplosivi. Sono reati gravi, puniti duramente dal codice penale. Ma potranno essere commessi dagli agenti infiltrati dei Servizi segreti italiani se serviranno a prevenire o sgominare le cellule di jihadisti pronte a colpire in Italia e in Europa.
LA RIFORMA
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La riforma a cui lavora il governo punta ad ampliare il raggio di azione degli 007 sotto copertura. E assestare così un colpo alla minaccia terroristica che è tornata a scuotere l'Europa dopo il massacro di Hamas in Israele […] Al provvedimento, di cui è stato informato il Copasir, lavora da settimane Palazzo Chigi sotto la regia del sottosegretario con delega all'intelligence Alfredo Mantovano. […] Il testo, visionato dal Messaggero, punta ad ampliare notevolmente le "garanzie funzionali" degli 007 delle due Agenzie italiane per l'interno e l'estero, l'Aisi e l'Aise.
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Ovvero la lista dei reati che, se espressamente autorizzati dai vertici, gli operativi dell'intelligence infiltrati fra i terroristi possono commettere senza rischiare di finire a processo, per mantenere coperta la loro identità e portare avanti con nuovi strumenti lo smantellamento delle cellule nel nostro Paese. Alcune di queste norme trovano già da anni applicazione pratica. Ad oggi, la legge quadro dei Servizi italiani (124 del 2007) prevede infatti la possibilità per gli agenti infiltrati di "partecipare" a un'associazione mafiosa o terroristica per studiare mosse e profili degli affiliati.
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Il nuovo intervento "mette a sistema" queste pratiche, ma ne prevede altre. Per dare la caccia ai lupi solitari, […] gli 007 dovranno rendersi credibili ai loro occhi, mimetizzarsi. Se necessario, sarà loro richiesto di vestire i panni dei reclutatori, di setacciare il web con una falsa identità per "mappare" la rete dei jihadisti e degli aspiranti attentatori.
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Nessuna "licenza di uccidere" come quella di James Bond: ovviamente la legge vieta espressamente, tra le garanzie funzionali, il ricorso alla violenza contro altre persone, tanto più quella letale. Certo però, se la riforma sarà approvata, i margini di azione degli agenti italiani saranno molto più larghi. Tra i reati non perseguibili per gli infiltrati rientreranno la partecipazione a banda armata, l'apologia del terrorismo, il reclutamento dei foreign fighters, i fondamentalisti pronti a combattere all'estero, così come il loro addestramento. Per guadagnare credibilità nella rete terroristica, agli agenti non sarà solo consentito di farne parte, ma anche di diventarne i leader.
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«L'esperienza maturata nel tempo ha posto in evidenza che alcune informazioni di carattere operativo (ad es. pianificazione di azioni violente o elementi cognitivi afferenti al patrimonio dell'organizzazione) sono acquisibili solo da chi svolge un ruolo direttivo e organizzativo in seno alla compagine criminale/terroristica», si legge nella relazione illustrativa della bozza di riforma.
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Chi sarà arrestato e finirà in tribunale, così già prevedono le regole, potrà mantenere la sua falsa identità durante il processo a garanzia della sua incolumità: solo i direttori dei Servizi possono avvisare l'autorità giudiziaria dell'operazione sotto copertura. È un intervento per mettere a sistema l'azione degli agenti che da anni, non certo da oggi, rischiano la vita per disinnescare la polveriera terroristica in Italia. […]
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IL FARO SUI FONDI
Non è un caso se fra le novità c'è anche il rafforzamento dei poteri ispettivi dei Servizi sui finanziamenti occulti che in Italia e in Europa foraggiano le casse delle cellule jihadiste. Serve a «colmare un deficit informativo», spiega il governo, «in relazione a esigenze riconducibili a obiettivi selettivi, inserendo Aise e Aisi all'interno del circuito di cooperazione già esistente tra le Forze di polizia». In attesa della riforma del comparto intelligence che sarà al centro dell'agenda il prossimo anno, il governo alza l'asticella della sicurezza. Non c'è solo la minaccia jihadista. […]