Luca Valdiserri per il "Corriere della Sera"
MOURINHO MEME VENEZIA
L'idea era ristrutturare ma l'architetto ha detto che si deve buttare giù tutto e ricostruire dalle fondamenta. Il problema è capire quanto verrà a costare, perché il budget a disposizione è quello che è. Non si parla del nuovo stadio della Roma, ma proprio della Roma. Le parole di José Mourinho dopo la sconfitta di Venezia - la quinta in campionato, con discesa dal quarto al sesto posto - sono volate come pietre: «Avere come obiettivo il quarto posto, per il quale lotteremo, non significa avere una squadra da quarto posto. Abbiamo fatto un mercato "di reazione" dopo la partenza di Dzeko e l'infortunio di Spinazzola, ma la squadra non è più forte di quella che l'anno scorso è arrivata settima.
MOURINHO MEME VENEZIA
Può essere un anno di costruzione e di dolore». Lo Special One è saldissimo al comando della Roma, forte del contratto, dell'esposizione mediatica che ha regalato ai Friedkin, della passione dei tifosi che sono tornati a riempire l'Olimpico e del passato vincente. Ha ripetuto che l'accordo con la Roma è triennale e bisogna avere tempo e pazienza. La media punti è sconsolante: con 1,583 è per ora la più bassa tra gli ultimi sette allenatori giallorossi. Il tempo per recuperare non manca ma la pazienza è già stata persa. Non si è sentito quasi mai un allenatore che ha criticato così tanto la sua rosa. I Friedkin e il d.g. Tiago Pinto abbozzano.
MOURINHO MEME VENEZIA
Mou si aspetta tre acquisiti «pesanti» al mercato di riparazione ma i soldi devono venire soprattutto dalle cessioni. Peccato che gli esuberi, non giocando mai, abbiano perso valore. Come ha scritto Giancarlo Dotto in un'intervista al Corriere della Sera: «In tutti i suoi club Mourinho ha sempre fatto una specie di chiamata per gli eletti, ha nominato i suoi cavalieri e ciò comporta l'esclusione di chi non fa parte del cerchio magico».
Gli scontenti non mancano. Ci sono i fuori rosa come Fazio e Santon (c'era anche Pedro che adesso fa meraviglie alla Lazio): sono pagati per lavorare a parte, mentre Mou rimpiange le partenze degli «esperti» Juan Jesus e Bruno Peres. Ci sono i puniti Diawara, Borja Mayoral, Villar, Kumbulla (lo vorrebbe Juric al Torino, in prestito a gennaio) e quel Reynolds preso dai Friedkin anche in virtù della provenienza texana. Mkhitaryan aveva litigato con Mou al Man United, ora non va molto meglio: a gennaio, se non cambiano le cose, può chiedere di andare altrove. A Venezia è rimasto in panca con la squadra sotto 2-3: è andato in campo il baby Zalewski. Veretout e Zaniolo vorrebbero giocare con meno vincoli difensivi: il francese aveva segnato 3 gol nelle prime due di campionato, poi solo il rigore inutile contro la Lazio; Nicolò ne ha segnato uno, il 26 agosto, in Conference contro il Trabzonspor. Poi stop. Non lo consola sapere che nell'Inter del triplete Eto' o faceva anche il terzino.
josè mourinho
La guerra con i fischietti è aperta. La Roma ha ragione di lamentarsi, ma il modo plateale dello Special One non è gradito dai vertici arbitrali: alza la temperatura nello stadio a livelli di guardia. Non c'è una figura che tenga ad alto livello la comunicazione con il Palazzo, compreso il presidente della Figc, Gravina. L'internazionalità è una bella cosa, ma uno zoccolo duro italiano fa la fortuna di tutti i club. Il Milan ha Maldini, la Roma i fantasmi di Totti e De Rossi. Il Mourinho dei primi quattro mesi sembrava un cinquantottenne pacificato ma tutto è cambiato nella notte da tregenda in Norvegia, contro il Bodø/Glimt. Pareva un'innocua trasferta contro un'avversaria numero 138 nel ranking Uefa. È finita 1-6 con i norvegesi che sembravano il Brasile del 1958, quello di Pelé, Garrincha e Djalma Santos. Mou non aveva mai preso sei gol in tutta la sua carriera. Non lo ha dimenticato e da lì è partita l'idea: non un restauro ma la tabula rasa.
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