1 - IL RITORNO DEI NAZISKIN CONTRO CHI AIUTA I PROFUGHI
Michele Sasso per “la Stampa”
AFFILIATI A VENETO FRONTE SKINHEAD FA IRRUZIONE NELLA SEDE DI COMO SENZA FRONTIERE
A preoccupare davvero gli inquirenti è un dettaglio che compare nel filmato del blitz neofascista dell'altra sera a Como: una «testa rasata» riprende per tutto il tempo l' azione da un cellulare. Proprio come fanno gli Jihadisti quando compiono un attentato o hanno bisogno di fare propaganda. Tanto che il filmato è finito in tempo reale su Facebook per essere poi rimosso in tutta fretta.
Quella dei fascisti di Veneto Fronte Skinheads è stata una dimostrazione militare che allarma il Viminale. «Siamo ancora scossi per quell'azione», racconta Annamaria Francescato, 23enne portavoce della Rete Como Senza Frontiere, un network di realtà locali che aiuta i migranti. Martedì sera, una quindicina di militanti neofascisti ha fatto irruzione nella sala del Chiostrino di Sant' Eufemia dove si teneva una riunione di varie associazioni.
VENETO FRONTE SKINHEAD
«Ad un certo punto abbiamo sentito dei rumori e ingenuamente abbiamo aperto la porta e ce li siamo trovati intorno», continua Francescato: «Tutto è durato qualche minuto ma avevano un fare aggressivo, militaresco, intimidatorio».
Di fronte alle «teste rasate», arrivate apposta da fuori città, si sono trovati ragazzi di 18 anni e attempati volontari di 80. Tutti «colpevoli» di assistere chi arriva in riva al lago e spesso finisce in strada. Una escalation dopo la chiusura delle frontiere con la vicina Svizzera del 2016 e una risposta dal basso. Uno dei partecipanti ha avuto la prontezza di girare un filmato e il video della lettura del volantino delirante con lo slogan «Basta invasione» è diventato virale.
VENETO FRONTE SKINHEAD
Grazie a quelle immagini la Digos ha già identificato quattro dei partecipanti al blitz e altri sono in via di identificazione, denunciati per violenza privata e violazione di domicilio. Il Veneto Fronte Skinheads, nato nel 1985, è alla seconda generazione di militanti uniti dalle idee di supremazia della razza bianca e federati con Klu Klux Klan e neo Ustascia croati. Si organizzano in una onlus con regole interne, misure disciplinari, fanzine di controinformazione e «dress-code» di estrema destra con testa rasata, anfibi e bomber. Tutte le sigle della galassia nera (da aggiungere Lealtà Azione, Forza Nuova e CasaPound) contano 1200 attivisti in Lombardia.
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2 - L’ESTREMA DESTRA ITALIANA RITROVA SPAZI E ANCHE VOTI
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Sono ormai troppi i segnali per dire che sia una sorpresa: l'estrema destra è tornata. Quel mondo che per anni è stato confinato tra la cronaca nera e il folklore politico, a metà tra le risse di strada e lugubri manifesti, è a una svolta. Innanzitutto al suo interno. Storici leader, quali Roberto Fiore per Forza Nuova, o Maurizio Boccacci per Militia, sembrano ormai marginalizzati. Non sono mai riusciti a scrollarsi di dosso le scorie ideologiche del neofascismo o del fascismo tout-court.
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Basta vedere la grafica dei manifesti di Forza Nuova, ispirati al Boccasile peggiore, propagandista della Repubblica sociale italiana. O la M di Militia, mutuata dalla M di Benito Mussolini come campeggiava sulle tessere del Pnf.
Marginali, divisi e anche litigiosi. Ecco dunque che Fiore concentra le energie per una Marcia su Roma, ribattezzata pudicamente Marcia dei patrioti, che già nella scelta di celebrare il 28 ottobre (compleanno del regime) la dice lunga sul nostalgismo. E Boccacci tenta di rubargli la scena sventolando solitario una bandiera della Rsi in piazza Montecitorio lo stesso giorno e si becca un Daspo urbano per i prossimi 3 anni.
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Anche maneschi, quelli di Forza Nuova. Non temono di scontrarsi con i giovani di sinistra: ci fu una gigantesca rissa a Magliana, a novembre del 2016. Oppure di opporsi alla polizia. Così non si contano le denunce per manifestazione non autorizzata. Oppure i tentativi di bloccare gli sgomberi, come è successo di recente a Tor Bella Monaca, periferia Est di Roma. O ancora, all'opposto, le intimidazioni contro le famiglie di stranieri che ottengono la casa popolare. Qualche settimana fa, per queste azioni violente, Giuliano Castellino, il leader emergente nella Capitale, è finito agli arresti domiciliari assieme ad altri due attivisti.
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Altro profilo, e altra marcia, sembra avere CasaPound. Si definiscono «fascisti del Terzo millennio» e le loro stesse biografie parlano di trentenni o quarantenni che non hanno pregressi in stagioni buie. Così il loro leader, Simone De Stefano, può annunciare: «Siamo stati sdoganati dai risultati elettorali, da Ostia a Bolzano, da Lucca a Lamezia Terme».
Non ha tutti i torti. Solo nell'ultimo anno: 9% dei voti a Ostia, 8% a Lucca (con un candidato sindaco che umilia il M5S), 6% a Bolzano. Sono andati benino pure a Todi o L'Aquila.
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Se non fosse stato per la capocciata di Roberto Spada al giornalista della Rai, con tutto il prosieguo di analisi e rivelazioni sugli ammiccamenti tra il candidato di CasaPound, Luca Marsella, e il clan Spada, forse la cavalcata trionfale dei «fascisti del Terzo millennio» sarebbe proseguita senza nemmeno suscitare troppi interrogativi e ora potrebbero festeggiare le loro 104 sedi in giro per l'Italia, e la crescita di consensi nell' area del disagio, degli arrabbiati, dei delusi dalla Lega o dal M5S.
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Invece la magistratura romana ha aperto un fascicolo sulle loro relazioni pericolose con gli Spada e Di Stefano sa quanto il tema può essere pesante. Tanto che ha lanciato la sua provocazione: «Faccio un appello al ministro Minniti, di chiarire se c' è questo rapporto di voto di scambio tra CasaPound e una formazione criminale. Ce lo faccia sapere subito. Se così fosse, CasaPound andrebbe sciolta immediatamente».
È un fatto però che CasaPound ormai ha messo un piede dentro le istituzioni e sogna persino il balzo in Parlamento. Tanto che da ultimo parlano di grande politica, di quale appoggio potrebbero dare al centrodestra, di come opporsi all'euro e alla Ue. Funzionano, in tutta evidenza, le loro parole d'ordine: no all'immigrazione, aiuti agli italiani, sovranismo. Stanno attenti a non ficcarsi in risse inutili. Però, se c'è da menare le mani, non è che siano gandhiani.
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Hanno anche adottato la strategia degli aiuti alimentari, alla moda di Alba dorata, i neonazisti in Grecia. Vedi la distribuzione di pacchi di pasta a Ostia. Ma seguono un'accorta strategia legalitaria. Proprio ieri è iniziata la raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare («Reddito nazionale di natalità») che si prefigge di dare a ogni nuovo nato un assegno da 500 euro al mese fino ai 16 anni, ridicolizzando così il bonus bebè del governo e superando a sinistra pure il reddito di cittadinanza dei grillini.