gianluigi nuzzi foto di bacco
Gianluigi Nuzzi per “la Stampa”
La camera è attrezzata con ogni strumento per la sodomia, il flagello, la tortura.
Certo, le 19 telecamere registrano incontri, amplessi, orge, supplizi e vessazioni ma Alberto Genovese cela un vanto in più. Può contare su una nutrita dotazione di arnesi di ogni tipo per sottomettere la preda, umiliarla, infierire su di lei in una rappresentazione dove la violenza, reale o simulata, diventa regina indiscussa e incontrastata.
ALBERTO GENOVESE DANIELE LEALI
Quasi metà degli oggetti sequestrati a casa di Genovese sono specifici, indispensabili al successo del rito. Prima di descriverli serve però inquadrare questa mitologia nera, come stanno ricostruendo gli inquirenti capitanati da Marco Calì, capo della squadra mobile di Milano. Lo stupro che si è consumato nella notte del 10 ottobre nel super attico di Genovese e gli altri che ora denunciati andranno inquadrati in una dinamica geometrica con regole, tempi, priorità, indispensabili a prolungare più possibile il piacere profondo dell' architetto del dolore, dell' aguzzino.
Questa liturgia deviata si apriva con la scelta della vittima. Di preferenza, la preda doveva avere massimo 25 anni. Non a caso la ragazza stuprata era la più giovane tra quelle presenti durante l' ultima festa a terrazza Sentimento. Non a caso la cosiddetta "fidanzata" dell' imprenditore chiedeva foto delle aspiranti partecipanti ai party e lui selezionava. Dovevano essere di norma alte, slanciate, magre. Una volta individuata, la vittima non finisce subito nel mirino. Non è braccata.
alberto genovese daniele leali
La ragazza deve ambientarsi, percepire la situazione come divertente, fantastica, lussuosa e lui come re indiscusso, artefice di tutto questo, quindi simpatico, generoso, empatico, magari attraente. Tant' è che la vittima non era la prima volta che imboccava il portone di piazza santa Maria Beltrade. Aveva partecipato ad altre tre feste: «Un bell' ambiente - commenterà nell' intervista al Corriere della Sera - non mi appariva pericoloso. Gente che conoscevo del mondo della moda e della musica, età dai 20 ai 30 anni».
alberto genovese
Si è divertita, nessuno l' ha molestata. Si è drogata gratuitamente, sniffando dai piatti colmi di cocaina, ha bevuto drink e champagne millesimato, tutto offerto dall' apparente magnanimità del re Mida. La seconda fase riguarda l' approccio.
Genovese invita la ragazza a drogarsi in camera. In una dinamica di festa, tra cocainomani, è un' attenzione assolutamente di prassi. Certo, non mancano i campanelli d' allarme: c' è un addetto alla sicurezza davanti alla porta, si è lasciato il cellulare all' ingresso di casa, come tutti gli altri ospiti, ma l' approccio alla trasgressione tra tossicodipendenti è troppo allettante per respingere l' invito del generoso proprietario. Genovese dispone di un rilevante armentario tossico con due stupefacenti allucinogeni come la cocaina rosa, ovvero la 2 CB (sostanza psicoattiva della famiglia delle feniletilammine 2C) e la chetamina, e poi, ancora, l' Mdma, cioè l' ecstasy e la cocaina normale. Genovese ne fa largo uso sulla ragazza.
alberto genovese 2
Che prima inala la droga e poi incosciente vede il proprio corpo abusato da oggetti ricoperti dallo stupefacente. L' effetto del cocktail esplode micidiale, stordisce, altera la percezione del reale: la vittima non aggrega ricordi precisi. Anzi, nei giorni successivi, è convinta di esser stata abusata non solo da Genovese ma da un gruppo di uomini. La trama psicodelica sortisce il suo effetto. Se non ci fossero gli eloquenti video delle telecamere che l' aguzzino aveva ordinato di "piallare", sarebbe stato ben più arduo disporre di prove incastranti. Senza dimenticare che è stato sequestrato anche un flaconcino di Minias, il farmaco contro l' insonnia per capire se venivano somministrati anche medicinali.
ALBERTO GENOVESE
Ma torniamo alla camera, dove in questa sequenza dell' orrore può avere inizio la tortura. Degli 85 oggetti sequestrati a casa di Genovese, quasi la metà servivano proprio per infliggere dolore. Prova ne sono le possibili tracce biologiche ed ematiche sulle due lenzuola di sopra e quella di sotto con due federe sequestrate dagli inquirenti durante la perquisizione dello scorso 12 ottobre alle 19.50, proseguita l' indomani mattina, come la coppia di asciugamani piccoli e grandi grigi dello stesso colore dell' accappatoio, ora a disposizione in busta sigillata.
ALBERTO GENOVESE
Ma, soprattutto, tra i 50 reperti portati via, primeggia il kit del torturatore: ecco una confezione di fascette nere, un' altra di fascette multicolore, ecco due palette in legno per sculacciare, due analoghe però in similpelle con borchie. Si prosegue con un' intera collezione di fruste, due nere, una nero-viola, una bianca e nera, un altro sculacciatore di colore rosso fino al classico battipanni dai molteplici usi e le immancabili manette con chiavi. E, ancora, un' infinità di vibratori di dimensioni, forme (dal classico al rotondo), materiali e colori diversi: dal lilla al bianco e fucsia, dal nero al bianco e nero, dal lilla e bianco al nero e grigio e altri oggetti e neri e rossi per le pratiche più estreme, fino a cravatte blu e rosse usate come corde.
alberto genovese
Per capire cosa è accaduto veramente in questa stanza la squadra mobile di Milano ha scaricato oltre 250mila video registrati dalle telecamere di Genovese e conservati in un server in casa. Al momento gli investigatori ne hanno visionati quasi la metà nei pc non collegati all' esterno messi a disposizione in una saletta riservata al primo piano della questura. Gli agenti passeranno le giornate tra Natale e san Silvestro a visionare migliaia di video. Da tempo è scattato un conto alla rovescia per portare Genovese a giudizio di ogni tortura.
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