Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
KEIR STARMER
È l'ultima reliquia del retaggio feudale della Gran Bretagna: e i laburisti promettono di relegarla nel cestino della Storia. Ieri il leader dell'opposizione di sinistra, Keir Starmer, ha annunciato che il suo partito, una volta conquistato il potere alle prossime elezioni - come appare ormai assai probabile - procederà ad abolire la Camera dei Lord, ossia il ramo non eletto del Parlamento di Westminster.
«Ritengo che la Camera dei Lord sia indifendibile - ha detto Starmer alla Bbc -.
Chiunque vi dia uno sguardo avrebbe difficoltà a dire che deve essere mantenuta. Dunque vogliamo abolirla e rimpiazzarla con una Camera eletta», formata dalle regioni e dalle nazioni che compongono la Gran Bretagna.
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L'obiettivo di mandare a casa i Lord è la misura più appariscente di un pacchetto di raccomandazioni contenuto in un rapporto di 155 pagine confezionato in due anni di lavoro dall'ex premier laburista Gordon Brown: etichettata come «il più grande trasferimento di poteri via da Westminster», la manovra costituzionale intende anche dare più poteri alla Scozia e al Galles, oltre che alle autorità locali.
Una volta al governo, Starmer ha anche escluso la possibilità di rientrare nel mercato unico europeo: il suo obiettivo è «far funzionare la Brexit», non provare a disfarla, cosa che gli alienerebbe le simpatie di tanti elettori cruciali, soprattutto nella working class.
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Ma abolire la Camera dei Lord è più facile a dirsi che a farsi. Ci aveva provato già, inutilmente, Tony Blair: il leader del New Labour era però riuscito a portare a casa una riforma che aveva visto (quasi) eliminata l'ereditarierà della carica. I Lord sono infatti una istituzione del tutto peculiare: in origine la Camera alta del Parlamento rappresentava l'aristocrazia, ma Blair ridusse a 92 i membri ereditari, scelti nelle file dei nobili del Regno (dunque questi sono tutti maschi, perché solo loro ereditano i titoli).
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Gli altri membri (oltre a 26 rappresentanti della Chiesa anglicana) vengono nominati dal governo: in pratica, si tratta di una specie di senatori a vita (Life Peers), scelti fra chi ha dato un contributo alla vita pubblica o più semplicemente fra finanziatori, amici e compari dei potenti di turno. Oggi la Camera dei Lord conta circa 800 membri e funziona da «valvola di compensazione» dell'attività legislativa, con un compito di scrutinio sull'attività della Camera dei Comuni, quella formata dai deputati eletti.
Per i critici è soltanto un inutile orpello del sistema costituzionale britannico, ma secondo l'ex ministro conservatore Simon Clarke abolirla sarebbe «una totale stupidità», perché rimpiazzarla con una seconda Camera elettiva finirebbe per «minare fatalmente il primato dei Comuni» e porterebbe a una paralisi istituzionale come quella che sperimentano gli Stati Uniti. Proponendo di mandare a casa i Lord, il Labour si intesta una campagna facile e che per di più non costa nulla, ma che non è certo fra le priorità della gente.
il discorso della regina alla camera dei lord
E infatti Starmer è rimasto molto vago sui tempi, non volendo finire impegolato in una guerriglia estenuante che risucchierebbe gran parte delle energie del suo governo. Alla fine, i Lord in pelliccia di ermellino potrebbero sopravvivere per sopraggiunta stanchezza degli avversari.
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