jordan belfort
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Il truffatore truffato, un classico da commedia teatrale, potrebbe presto rivivere a Broadway nella rappresentazione dell' ultima metamorfosi di un grande mascalzone della finanza: quel Jordan Belfort che Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio hanno reso celebre ovunque nel 2013 con The Wolf of Wall Street .
Il lupo divenuto agnello che, pagato il suo debito con la giustizia (rischiava 20 anni di galera, se l' è cavata con 22 mesi dietro le sbarre), ha intrapreso una nuova e ricca carriera di conferenziere che insegna ai manager non solo come essere motivati, ma anche come fare affari in modo etico.
Un percorso di conversione lungo il quale lui stesso è stato imbrogliato da un misterioso egiziano che, ispirandosi al Belfort «prima maniera» lo ha invitato a un inesistente show - la managerialità trasformata in spettacolo nello stadio del Cairo - sfruttando la sua celebrità planetaria. E poi è scomparso.
jordan belfort alla prima del film
Sameh Abdel Moneim Galal, sedicente amministratore delegato della Target Academy for Training and Consulting, si è lasciato dietro i tabelloni pubblicitari dell' evento sparsi nella capitale egiziana e il sarcasmo della stampa locale nei confronti dell' americano fatto fesso da un arabo più spregiudicato di lui. Eppure anche i quotidiani del Cairo avevano dato grande pubblicità all' evento.
Proprio questo ha allarmato Belfort: «Non date retta a quelle inserzioni», ha scritto domenica l' ex lupo sulla sua pagina Facebook: «Io non ci sarò, non c' è nessuna conferenza. L' organizzatore è sparito senza avermi pagato né mandato il biglietto per il viaggio.
Se avete comprato un biglietto d' ingresso, fatevi rimborsare.
Se non vi ridà subito i soldi, chiamate la polizia e fatelo arrestare».
Probabilmente l' ex lupo vuole evitare ogni dubbio circa possibili complicità anche perché il suo percorso di redenzione fin qui è stato tanto sorprendente quanto tortuoso. Jordan Belfort si dice «pentito» e deciso a rifondere le sue vittime, ma per adesso ha restituito soltanto 20 dei 200 milioni di dollari bruciati dalle sue truffe. Né l' Fbi, grata per la sua collaborazione alle indagini, gli impone di accelerare il ritmo degli indennizzi (alla velocità attuale ci vorranno circa 1.600 anni per completare l' opera).
JORDAN BELFORT.
Il film di Scorsese per lui è stato una fortuna doppia: gli ha dato celebrità universale con i suoi eccessi - truffe, sesso compulsivo, uso massiccio di droghe, un elicottero distrutto, uno yacht fatto colare a picco - e la successiva redenzione, ma anche i ritardi nella produzione sono stati per lui una manna. Nei sette anni passati dal concepimento della pellicola alla sua realizzazione, la vita di Jordan è cambiata e con essa anche il finale del film: i titoli di coda dovevano arrivare dopo le immagini di Belfort dietro le sbarre e invece alla fine Scorsese ha scelto di chiudere con Jordan trionfante nel nuovo ruolo di «evangelista» dei manager di mezzo mondo.
DiCaprio interpreta Belfort nel film di Scorsese
Ma anche il film sulle truffe, si è scoperto a scoppio ritardato, è stato costruito su una maxitruffa: i produttori di Red Granite hanno usato soldi sottratti in modo fraudolento al Fondo sovrano del governo della Malaysia. Alla fine, così, è intervenuto il governo federale Usa che ha confiscato i diritti cinematografici e televisivi del film. Restano quelli teatrali e infatti The Wolf si prepara, come detto in apertura, a sbarcare a Broadway. Dove forse vedremo l' ultimo Belfort: non solo truffato, ma anche scatenato contro l' epidemia dei Bitcoin che lui giudica una frode peggiore di quelle perpetrate da lui negli anni Novanta nella Stratton Oakmont, la sua società: «Non sono contro le criptovalute, ma il Bitcoin è frutto di un programma diabolico che crea una scarsità programmata».
DiCaprio interpreta Jordan Belfort Belfort racconta di aver perso la sua anima lentamente per avidita Belfort spese una fortuna in prostitute e coca