Silvia Luperini per “la Repubblica”
MIGUEL ANGEL ZOTTO - TE SIENTO
Parola del maestro Miguel Ángel Zotto Che in un libro sfata vecchi miti del ballo di L'occhiata ti inchioda da lontano, puoi rispondere con uno sguardo te parere ( sembra un sì ma è un no) o con un no te parere ( un no che è anche è un po' sì. Una porta socchiusa). Se funziona l' intesa, iniziano le danze e lo sguardo si fa diretto, vicino, vicinissimo. Un pozzo di emozioni.
Le racconta in Te siento - il linguaggio segreto del tango e l' arte della coppia ( DeA editore) Miguel Àngel Zotto, l'uomo che in Argentina è considerato uno dei tre migliori tangueri di sempre. «Il tango è un inno alla vita - dice Zotto che ha scritto il libro con la moglie Daiana Guspero - altro che pensiero triste che si balla. È nostalgia che conduce a una riflessione profonda e sentimentale, un ritorno all'essenza dell'uomo e della donna». E il tango queer importato dalla Germania, la nuova filosofia no-gender?
MIGUEL ANGEL ZOTTO
«Oggi c'è una grande libertà, a Buenos Aires si tiene un Festival gay e in origine era danzato da coppie di uomini, ma chiunque siano i ballerini va rispettato il codice: c'è chi dà l'impulso (ruolo maschile) e chi risponde (ruolo femminile)».
L' altro mito, la proiezione verticale di un pensiero orizzontale, resta: « Nel tango si balla uno contro l'altro, dai piedi alla testa. Senti tutto: il respiro, il battito del cuore, il sudore. E c'è l'abbraccio, intenso, unico tra tutte le danze. Se non ci parliamo, ma balliamo bene, il corpo sa come potremo andare avanti».
Erotica e appassionante, per Zotto, risveglia il rapporto di chi è sposato da tempo e può innescare nuove relazioni. «Nei balli di sala, dalla salsa al rock, i movimenti sono separati e indipendenti, ma è diverso comunicare con un corpo a corpo a due, occhi negli occhi. Ìl motore del tango è l'ocho (l'otto) è da lì si improvvisano le figure.
TANGO A ROMA - GIANCARLO GENCO E DANIELA RONCHETTI
Con questo passo, la donna gira con il bacino intorno all' uomo con una torsione nel punto vita. A noi latino americani, si vede anche nel calcio, viene naturale per le nostre radici "nere". Gli europei sono più bloccati, soprattutto le donne, penso per una questione culturale e religiosa che ha inibito a lungo una libera espressione della propria sensualità. Il bello del tango è che riesce tirare fuori carica seduttiva e femminilità. Per alcune è una riscoperta, per altre una rivelazione».
Con passo leggero, Miguel Àngel Zotto ha attraversato 40 anni di tango. Le origini sono da cliché: il nonno emigrato da Campo Maggiore in Basilicata: «Lui e mio padre erano imbianchini, io muratore. Mio zio Gaucho, un tipo popolare nel quartiere, girava in sedia a rotelle con i colori del Boca, era in fissa con Gardel. Pochi soldi e lavoro duro, ma in casa bastava un bandeon o un disco, e partivano le danze.
MARIANO CHICHO FRUMBOLI E JUANA SEPULVEDA
Quando ho iniziato a frequentare le milonghe, il tango era démodé, roba per vecchi, poi con la democrazia tutto è cambiato». Per rilanciarlo tra i giovani, il musical Tango Argentino ebbe l'intuizione di esportarlo in Europa e a Brodway con musica dal vivo, coreografie e i ballerini più famosi.
«Sono entrato nella compagnia nell'85, negli Stati Uniti vennero a vederci tutti, persino Marta Graham, l'attrazione era un tanguero che pesava più di 120 chili, ma che stile». Tre anni dopo, Zotto crea la sua compagnia, Tango X 2, di cui è anche coreografo e regista. Innova, creando una storia e, per la prima volta, unendo ballerini come lui di formazione popolare, a ballerine classiche e contemporanee».
IL TANGO DI MIGUEL ANGEL ZOTTO
Da qualche anno si è trasferito a Milano (l'Italia è il paese che lo balla di più dopo l'Argentina) dove ha fondato con la moglie la Zotto Tango Academy. «Il tango è la mia esencia, l'antidoto alla solitudine da social. Puoi essere giovane o vecchio, con la pancia o magrissimo, l' importante è imparare a esprimersi».