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    "IL MAGMA ERUTTATO È PRIMITIVO" - MARCO VICCARO, NEO PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI VULCANOLOGI ITALIANI, SPIEGA COSA STA SUCCEDENDO SULL’ETNA: “IL MAGMA PROVIENE DAL PROFONDO E NON HA AVUTO ANCORA IL TEMPO DI PERDERE IL QUANTITATIVO ORIGINARIO DI GAS. LA VIVACITÀ DEL CRATERE DI SUD-EST LASCIA INTENDERE CHE IL PROCESSO DI RICARICA PROFONDA È ESTESO E RIESCE A COINVOLGERE TUTTE LE PRINCIPALI VIE DI RISALITA..." - VIDEO


     
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    Salvo Fallica per "www.corriere.it"

     

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    «Il magma, in questo momento del ciclo vitale dell’Etna, riesce a entrare molto facilmente nel sistema di alimentazione profondo e altrettanto facilmente riesce a migrare verso i livelli intermedi e superficiali, sostandovi davvero per poco tempo». Così il professore Marco Viccaro inizia a spiegare cosa sta accadendo nel «cuore» dell’Etna. Viccaro, neo presidente dell’associazione dei vulcanologi italiani, è docente di Geochimica e Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania.

     

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    Il dialogo parte da una notizia importante che è stata resa pubblica dall’Ingv di Catania: dalle analisi di laboratorio dei prodotti eruttati nel corso delle fontane di lava degli ultimi giorni è emerso che la composizione del magma emesso da dicembre 2020 a febbraio 2021 è tra le più «primitive» dell’attività parossistica prodotte dal Cratere di Sud-Est. Può voler dire che sta avvenendo un processo di ricarica di magma profondo nel sistema di alimentazione del vulcano.

     

    Cosa vuol dire «magma più primitivo»?

    «Per “magma primitivo” intendiamo un magma che mantiene la composizione molto vicina a quella acquisita al momento della sua formazione nel mantello terrestre. La risalita verso la superficie determina successivamente una modifica di questa composizione originaria verso termini più evoluti. Dal vulcano Etna sono emessi magmi con composizione trachibasaltica che rientrano all’interno di composizioni definibili “basiche”

     

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     Assistere ad una variazione composizionale dei magmi verso termini più “primitivi” sta a significare che il sistema di alimentazione del vulcano è progressivamente permeato da magmi provenienti dal profondo, i quali non hanno avuto ancora il tempo sufficiente per perdere il loro quantitativo originario di gas e di modificare la propria composizione attraverso processi di cristallizzazione che avvengono principalmente per perdita di calore durante lo stazionamento nella crosta terrestre. Ciò significa che il magma, in questo momento del ciclo vitale dell’Etna, riesce a entrare molto facilmente nel sistema di alimentazione profondo e altrettanto facilmente riesce a migrare verso i livelli intermedi e superficiali, sostandovi davvero per poco tempo»

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    Può spiegare quali sono i meccanismi di funzionamento dell’Etna e la profondità dalla quale risale il magma?

    «I magmi dell’Etna si generano nel mantello superiore ad una profondità compresa tra i 60 e gli 80 km di profondità. A partire dalla genesi del magma, inizia un lungo percorso di trasferimento verso la superficie durante il quale il magma stesso va incontro ad una moltitudine di processi determinati in primis dal cambiamento delle condizioni di pressione e temperatura.

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    Questo comporta perdita di gas, cristallizzazione di fasi mineralogiche e continui processi di mescolamento dovuti a nuovi ingressi dal profondo. Ciò avviene principalmente in zone del sistema di alimentazione del vulcano poste a varie profondità ove il magma ha la possibilità di stazionare con tempi molto variabili».

     

    Nel recente periodo tutte le bocche sono attive. Cosa indica?

    «Oltre al semplice degassamento, il quale è un processo pressoché continuo dai crateri sommitali, almeno nell’ultimo decennio tutti i crateri sommitali hanno mostrato segni di attività eruttiva, anche simultaneamente. La vivacità del Cratere di Sud-Est cui stiamo assistendo, associata in particolare ad attività stromboliana intra-craterica e deboli emissioni di cenere anche dai crateri Voragine e Bocca Nuova, lasciano intendere che il processo di ricarica profonda che sta interessando il sistema di alimentazione del vulcano è piuttosto esteso e riesce a coinvolgere tutte le principali vie di risalita, le quali hanno la loro terminazione con i condotti e i crateri, per l’appunto».

     

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    L’Etna è in continua attività ed in continua trasformazione. Vi è stato negli ultimi venti anni un cambiamento in alcuni meccanismi del vulcano?

    «L’Etna è un vulcano in persistente stato di attività, ma l’attività eruttiva che lo rende peculiare in tal senso può essere anche molto differente nel tempo. Le sequenze di eruzioni parossistiche di questi giorni ci riportano con la mente alla successione di circa 50 episodi parossistici avvenuti tra il 2011 e il 2013 o ancora alla mini-serie del 2007 o, andando ancor più indietro nel tempo, alla successione di 66 episodi avvenuta tra il 1999 e il 2000 sempre al Cratere di Sud-Est. Queste fasi sono state inframezzate da eruzioni talvolta molto più impattanti, come ad esempio le eruzioni del 2001 e del 2002-03, se vogliamo considerare solo gli ultimi venti anni».

     

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    Da cosa dipendono questi ultimi mutamenti?

    «La possibilità di avere eruzioni così differenti dipende principalmente dalle condizioni che il magma incontra “lungo la strada” durante la sua risalita. In questo momento il sistema di alimentazione presenta una notevole efficienza nel trasferire dai livelli profondi verso quelli superficiali il magma che entra dal profondo, ovvero non vi sono particolari fattori che costituiscono un ostacolo a questo trasferimento e pertanto il magma non ha necessità di trovare svincoli laterali. Sappiamo però che non sarà così per sempre. L’Etna ha già dimostrato di essere capace di produrre eruzioni laterali che portano a fattori di rischio ben più elevato rispetto a quelli determinati dalla ricaduta di cenere».

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