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    IL MARCIO DIETRO GLI UFFICI PATINATI DELLE AGENZIE DI COMUNICAZIONE – LO SCANDALO SCOPPIATO PER LE CHAT SESSISTE NELL’UFFICIO DI “WE ARE SOCIAL” È SOLO UNO DEI TANTI - MASSIMO GUASTINI, PUBBLICITARIO CHE DENUNCIA LE MOLESTIE NEL SETTORE DA ANNI: “UNA DONNA MI DISSE DI AVER BEVUTO UN CAFFÈ SHACKERATO CON UN FAMOSO DIRETTORE CREATIVO E DI ESSERSI RISVEGLIATA IN UN LETTO SENZA RENDERSI CONTO DI COME CI ERA FINITA” – SELVAGGIA: “ALCUNI DEI COMMENTATORI DI QUELLA CHAT NEL TEMPO HANNO FATTO CARRIERA..."


     
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    1. MASSIMO GUASTINI, IL PUBBLICITARIO CHE HA SVELATO I CASI DI MOLESTIE NELLE AGENZIE DI PUBBLICITÀ: «FACCIAMO I NOMI DEI RESPONSABILI». WE ARE SOCIAL AVVIA UN'INDAGINE INTERNA

    Estratto dell’articolo di Sara Bettoni per “il Corriere della Sera – ed. Milano”

     

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    «Ora dobbiamo dare un segnale forte e fare casino. Per questo sto chiedendo alle ragazze di indicarmi le agenzie dove hanno subito molestie, i nomi dei responsabili». Massimo Guastini è «la miccia». Pubblicitario quasi 63enne […]

     

    Da 12 anni denuncia casi di abusi e sessismo nel mondo del marketing e nella pubblicità, eppure la bomba è scoppiata in ritardo, solo in questi giorni. «Il deus ex machina è stata Monica Rossi. E pensare che nemmeno esiste». È il nome fittizio di un utente di Facebook che ha intercettato le sue segnalazioni e l'ha intervistato.

     

    molestie e chat sessiste nelle agenzie di comunicazione il post di taniume su instagram 4 molestie e chat sessiste nelle agenzie di comunicazione il post di taniume su instagram 4

    Risultato? Centinaia di condivisioni e messaggi, nuove testimonianze, vittime che escono allo scoperto, copywriter che su Instagram fanno venire a galla altri episodi. Le associazioni di categoria (Una, Ferpi, Adci) stanno prendendo posizione e condannano gli atteggiamenti sessisti.

     

    We Are Social, una delle agenzie di comunicazione in cui sono avvenuti alcuni episodi emersi (la cosiddetta «chat degli 80») si dice pronta ad avviare un'indagine intera, da affidare a un ente terzo. Uno dei fondatori, Gabriele Cucinella, spiega: «Siamo intervenuti nella vicenda proprio per non nasconderci. Vogliamo tutelare tutte le persone che lavorano con noi».

     

    […] Eppure lei per ben due volte ha guidato l'Art directors club italiano (Adci).

    «E poco prima di diventare presidente, ho saputo dei primi casi».

     

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    Come?                                                                    

    «Era gennaio del 2011. Una stagista, allora 20enne, mi raccontò turbata di aver incontrato a un meeting di lavoro un famoso direttore creativo e di aver accettato un suo passaggio a casa. All'epoca abitava in una zona periferica di Milano».

     

    E poi?

    «Il direttore creativo l'aveva tenuta bloccata in auto per ore, tentando approcci sessuali espliciti nonostante i suoi rifiuti. La stagista mi fece vedere anche conversazioni su Skype inopportune».

     

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    Un mese dopo venne nominato presidente dell'Adci.

    «E mi trovai di fronte all'impossibilità di espellerlo dal club, la vittima comprensibilmente non si voleva esporre. A quel punto diventai respingente e lui stesso se ne andò dall'associazione. Nel 2016, emerse un altro caso relativo allo stesso personaggio e mi chiesero di dare visibilità al fatto. Pubblicai un post su Linkedin chiedendo se ci fossero altre testimonianze. Il molestatore era sempre lo stesso, le fonti diverse».

     

    Una segnalazione è più grave delle altre.

    «Una giovane donna mi disse di aver bevuto un caffè shackerato con lui e di essersi risvegliata, ore dopo, in un letto senza rendersi conto di come ci era finita. Mentre mi raccontava, piangeva».

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    Sui social lei non ha paura a fare nomi e cognomi degli accusati.

    «Ed è giusto così, non sono le vittime a doversi vergognare». […]

     

    2. IL “METOO” ACCUSA I PUBBLICITARI: MOLESTIE, STUPRI E INSABBIAMENTI

    Estratto dell’articolo di Selvaggia Lucarelli per “il Fatto Quotidiano”

     

    […] We are social, un’agenzia relativamente giovane con clienti importanti, da Vodafone a Netflix, è finita nel mirino fin da subito perché, come raccontato ieri da un testimone sul Fatto, all’interno dell’agenzia esisteva una chat con 80 dipendenti uomini che commentavano le colleghe con un linguaggio violento, degradante e sessista.

     

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    […] Fino a ora i piani alti di We are social erano stati decisamente poco social, trincerandosi dietro un silenzio imbarazzato e poche imbarazzanti dichiarazioni. Alessandro Sciarpelletti di We are social ieri ha annunciato le sue dimissioni dall’Adci, l’Art directors club italiano, affermando che la priorità è indagare sulle gravi questioni su cui si dibatte in questi giorni.

     

    Ed è buffo, perché proprio lui, quando il pubblicitario Massimo Guastini ha iniziato a parlare di molestie sui social, ha scritto in privato a quest’ultimo: “Oggi ricorre il quarantesimo anniversario dell’arresto di Enzo Tortora, valuti lei”.

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    Come a dire: state mettendo alla gogna degli innocenti. E qui viene da chiedersi come sia possibile che dei comunicatori di professione stiano comunicando così male, compreso proprio il Ceo Nava secondo il quale, appunto, “come azienda nel corso degli ultimi anni abbiamo messo in atto numerose iniziative affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto”.

     

    L’esistenza di quella chat, ai tempi, dopo la denuncia di alcune dipendenti fu, in agenzia, un tema di discussione e venne risolto in fretta e furia con la sua chiusura. Nessuno pensò di individuare i principali responsabili, di avviare un’indagine interna, di affrontarla come un fatto grave anziché come un fatto da insabbiare il più velocemente possibile. Non solo. Se ci si fosse limitati a non fare nulla sarebbe solo un fatto molto serio. E invece è accaduto di peggio.

     

    molestie sul lavoro. molestie sul lavoro.

    Alcuni dei più assidui commentatori di quella chat nel tempo hanno fatto carriera, per esempio Matteo Starri che è Research & Insights Director in We Are Social. Alessandro Sciarpelletti, l’Enzo Tortora (!) che si è auto-sospeso solo ieri dal consiglio direttivo di Adci, è anche lui stato promosso in We are social e – qui il paradosso – l’anno scorso faceva parte della giuria del premio Equal agli Adci Awards, ovvero i premi per le campagne contro discriminazioni e violenze. […]

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