Estratto dell'articolo di Giuliano Foschini e Luca De Vito per “la Repubblica”
ANTONIO PANZERI
C'è una storia, all'interno del Qatargate, che è più grande delle altre. Lo è perché, per dirla con le parole di un alto dirigente della nostra intelligence, «rappresenta uno dei casi più clamorosi di spionaggio, anzi direi il più clamoroso, mai accaduto nell'Unione europea». Un caso in cui l'Italia, o meglio "les italiens", giocano un ruolo da protagonisti assoluti tanto che in queste ore l'Italia sta verificando chi e che ruoli ha giocato nella commedia. […]
La storia è quella del programma Pegasus, il software israeliano che sarebbe stato utilizzato da decine di governi per spiare politici, giornalisti e attivisti in tutto il mondo. Compreso in Europa. La procura belga - come dimostrano i documenti che Repubblica ha potuto consultare - sostiene che uno dei principali motivi per cui il Marocco abbia deciso di intervenire e corrompere il gruppo Panzeri sia proprio controllare il dossier Pegasus: troppi interessi in ballo per poter stare fuori dalla partita.
PEGASUS
Tutto comincia nel marzo del 2022 quando il Parlamento europeo - con 635 voti favorevoli, 36 contrari e 20 astenuti - decide di istituire una commissione d'inchiesta sull'uso di Pegasus e altri spyware di sorveglianza. Lo fa dopo la pubblicazione di alcune inchieste giornalistiche che documentano come alcuni paesi stranieri, tra cui il Marocco, abbiano utilizzato il software per spiare in Europa: proprio i servizi segreti di Rabat sono accusati, raccontano alcuni documenti agli atti depositati dell'inchiesta, di aver utilizzato il software per spiare il telefono del presidente francese Emmanuel Macron.
pegasus software
L'apertura di un'inchiesta specifica da parte del Parlamento preoccupava i marocchini per due ragioni: per dove sarebbero potuti arrivare e soprattutto per le conseguenze che potevano esserci. Avevano necessità di conoscere in tempo reale cosa accadeva per, eventualmente, prendere contromisure.
Per questo, per lo meno per come la procura ricostruisce la questione, fanno una mossa. Anzi tre. «Spingono l'adesione del deputato Andrea Cozzolino alla commissione speciale parlamentare», «dato il coinvolgimento pubblico del Marocco in questo file». E, non contenti, piazzano anche altri due del gruppo: «La vicepresidente Eva Kaili e la parlamentare belga Marie Arena». Il compito che viene loro affidato è, sempre la ricostruzione che ne fanno i belgi, preciso e raffinato. Intervenire, senza però mai dare l'impressione di lavorare per il nemico.
cozzolino
«Il team lavora a servizio del Dged», il servizio marocchino, e del suo numero uno, Yassine Mansouri, che ha incontrato almeno in un'occasione direttamente Cozzolino. E in due Panzeri. «In tale contesto - annota ancora la polizia belga - il gruppo degli italiani opera con una discrezione che va oltre la mera prudenza. Evitando di apparire troppo apertamente filo-marocchini all'interno del Parlamento. Usando un linguaggio in codice» […]
eva kaili 2
Cosa volevano sapere esattamente i marocchini? E ancora: possiamo essere sicuri che Pegasus non sia stato mai utilizzato dal gruppo, su obiettivi italiani, per altri interessi? Proprio sul nostro Paese esiste un precedente imbarazzante. «In Italia - scrive la commissione del Parlamento nel report pubblicato nei giorni scorsi, dopo l'esplosione dello scandalo, e acquisito dalla polizia belga - esiste un caso di utilizzo di Pegasus: l'ex primo ministro e presidente della Commissione europea Romano Prodi sarebbe stato preso di mira con Pegasus. Prodi era l'inviato speciale delle Nazioni Unite nel Sahel, relativo al rilascio di Sahara occidentale, un territorio conteso tra il Marocco e la Repubblica Araba. Secondo le informazioni a controllare il telefono di Prodi sarebbe stato il servizio segreto marocchino». […]
inchiesta pegasus. washington post maria arena eva kaili 6 maria arena 1 antonio panzeri