Paolo Condò per “la Repubblica”
de zerbi
Roberto De Zerbi è cresciuto nel Milan, arrivando alle soglie della prima squadra ai tempi di Alberto Zaccheroni. Era il 10 della Primavera, abile con i piedi ed effervescente nelle iniziative. Anche un po' impertinente, ricorda Alessandro Costacurta, che confessa divertito di avergli assestato ai tempi qualche bottarella "educativa".
«Bottarella? Lui e gli altri vecchi draghi della difesa mi lasciavano certi tatuaggi...»
Erano per il suo bene.
«Lei scherza, ma è così. Nei miei tre anni a Milanello ero un bambino al parco giochi. Vedere da vicino Baggio, Savicevic, Weah... ricordo certi duelli in campo aperto fra Weah e Maldini che erano da kolossal. E poi la serietà del club: al pomeriggio mi allenavo ma al mattino andavo al liceo di Carnago, e i miei risultati scolastici erano seguiti con severità».
Alla fine ha giocato 3 partite in A. Poche per il suo talento?
«Non sopporto chi piagnucola 'meritavo di più', quindi le rispondo: ne valevo di più, ma ne ho meritate tre. Ero un 10 in tempi di 4-4-2 imperante. In campo volevo divertirmi, non cambiavo posizione volentieri, se qualcosa non mi convinceva non mi adeguavo facilmente».
raspadori
Questo ha influenzato il suo modo di essere da allenatore?
«Molto. Rispetto ai tecnici di una volta io mi faccio davvero in quattro per assecondare le caratteristiche dei giocatori. C' è un rovescio della medaglia: siccome mi rompo la testa per mettere tutti a loro agio, poi sono tre volte più esigente rispetto agli allenatori che per me non lo facevano. Sono un vero martello».
Il Sassuolo è secondo e in fondo nessuno lo sta trovando strano.
«Non ho problemi a dichiarare le mie ambizioni. Se il campionato scorso siamo arrivati ottavi, quest' anno vogliamo conquistare un posto in Europa. Il Sassuolo sta migliorando ancora, ma ha bisogno che almeno una delle prime sette buchi la stagione, perché sono più forti».
Non sono d' accordo. Non tutte.
«In realtà la penso anch' io così. I nostri giocatori sono stati scelti uno per uno, nessuno è qui per caso. Boga è arrivato che non sapeva relazionarsi né con i compagni né con la porta, ma quanto a capacità di saltare l' uomo io gli metto davanti Messi e poi... dovrei pensarci. Ora gioca con la squadra, e se ne sono accorti tutti. Locatelli è il miglior centrocampista italiano e non solo: con la Nazionale in Olanda aveva davanti Wijnaldum, una colonna del Liverpool, eppure l' ha sovrastato».
Boga e Locatelli venivano da Chelsea e Milan. Bravi voi o scarsi loro?
de zerbi
«La logica del grande club è differente, devi dare tutto e subito. Al Sassuolo è più facile concedere del tempo. Per me Raspadori se continua così diventerà il centravanti della Nazionale; se Traoré riuscirà a mettere ordine e concretezza nelle sue intuizioni avremo un gran giocatore. Se mostrano qualità e voglia di lavorare, qui li si aspetta».
Ci spiega la traiettoria interrotta di Berardi? Ha 26 anni, è chiaramente un giocatore superiore, eppure ha sempre rifiutato il grande club.
«Il suo caso è comprensibile soltanto conoscendo bene la persona: è un ragazzo genuino, consapevole della sua forza ma anche del fatto che è il suo ambiente a conferirgliela. I suoi amici, i suoi affetti. Domenico è spiazzante, perché siamo abituati a un mondo in cui tutti vogliono salire di più, brillare di più, guadagnare di più. La sua permanenza felice al Sassuolo va contro le regole».
boga
La sensazione è che il traguardo di questa stagione disegnerà il futuro del Sassuolo.
«Sensazione corretta. Senza l' Europa, il ciclo di questo gruppo sarebbe concluso e l' anno prossimo si dovrebbe ripartire su basi nuove».
Sempre parlando di sensazioni, lei salterà la squadra intermedia per andare direttamente a una grande.
«Guardi che non è assolutamente detto che me ne vada, anzi. Potrei trovare molto stimolante giocare in Europa col Sassuolo, o magari impostare il nuovo ciclo».
Zamparini ha detto di recente che cacciarla fu un errore.
«Più grave l' errore mio di andare».
Dopo Palermo mandò un WhatsApp a Marcelo Bielsa.
«Un amico mi aveva procurato il numero. Gli spiegai chi ero, gli chiesi di poter assistere a un allenamento, in quel periodo era al Lille, lui mi richiamò personalmente invitando me e il mio staff a passare una settimana da lui.
de zerbi
Una signorilità incredibile, uno stage prezioso: ci dedicò ore di spiegazioni. Il tecnico è molto bravo ma non è vero che ho preso tutto da lui: la gestione del ritmo, per esempio, è diversa, a me piace variarlo mentre Bielsa va sempre a velocità massima. È la persona a essere pazzesca: generosa, coerente, ricchissima di valori».
Tecnicamente si sente più vicino a Guardiola, vero?
«Seguo diversi suoi principi, quelli del gioco posizionale. Raggiungere l' uomo smarcatosi al di là della linea avversaria, il sunto è questo. Volendo schematizzare, i tre cardini che mi interessano sono la tecnica individuale, senza la quale non puoi palleggiare nella tua metà del campo, la comprensione del gioco, che passa anche attraverso concetti come la postura giusta nel ricevere e il passaggio preciso sul piede forte del compagno, e infine il coraggio di accettare l' errore. Ma non mi faccia passare per filosofo anche lei, ogni allenatore ha la sua scala di valori».
locatelli
L' etichetta le dà fastidio, si percepisce. Eppure il filosofo in genere è una persona di spessore.
«Concordo, ma nel calcio viene usata in senso dispregiativo. A Benevento si diceva che volessi fare bella figura io fregandomene dei risultati della squadra. Avreste dovuto vederci negli spogliatoi di San Siro a festeggiare una vittoria sul Milan che spostava semplicemente di 24 ore la retrocessione matematica. Altro che disprezzo del risultato.
Poi è vero che mi piace giocare all' attacco, e che dedico l' 80% del lavoro settimanale alla fase offensiva. Nasce da qui l' esigenza delle coperture preventive. Se limitassi la difesa al 20% perderemmo tutte le partite. Se invece, allenando l' attacco, curo le posizioni in modo da non farmi trovare sbilanciato una volta persa la palla, ho unito le due fasi».
pep guardiola
Torno all' inizio: si è fatto un' idea di dove arriverete?
«È un campionato molto anomalo, le coppe ogni settimana incidono moltissimo, non credo che ritroverà una normalità prima dell' anno nuovo. Noi dobbiamo approfittarne, giocare una partita alla settimana è un indubbio vantaggio. Comunque diciamo pure che non firmo nulla, nemmeno per il 4° posto. Anche perché mi toglierei tutto il divertimento di una stagione da decifrare. Senza pubblico, poi, è come combattere a mani nude quando sei abituato a un duello con le armi da fuoco».
de zerbi
L' assenza di pubblico penalizza soprattutto chi ha tanti tifosi.
bielsa
«Non creda. Quando il Sassuolo va a fare la partita in un grande stadio, e a volte succede che dopo 15 minuti abbia preso possesso del match, la gente comincia a mugugnare contro i suoi. Dalla panchina si avverte benissimo, e io lo cavalco. Avviso i giocatori che la gente si sta meravigliando di noi, ma loro ormai hanno imparato a percepirlo. A Torino l' anno scorso finì 2-2, ma l' intero Stadium rimase impressionato dal Sassuolo».
Quale Sassuolo troveremo alla ripresa?
BERARDI
«Una squadra consapevole. Resa più forte dalle convocazioni in azzurro, dalle vittorie larghe o in rimonta, dal fatto che in una giornata storta non abbiamo perso dall' Udinese, che fino all' anno scorso ci avrebbe infilato. È stato utile veder perdere il City dal Lione per tre contropiede».
Guardiola è ancora arrabbiato con se stesso per lo schieramento sbagliato di quella sera: fino al giorno prima aveva un' altra idea.
«La prima intuizione è sempre quella giusta. Sempre. Chieda al mio staff: ho visto Benevento-Napoli a casa da solo, ma prima della fine avevo già chiamato tutti dicendo che al San Paolo avremmo difeso a tre, un anno e mezzo dopo l' ultima volta».
Intuizione giusta.
«Vuole la verità? Il Sassuolo è ancora al 60% delle sue potenzialità. Il ses-san-ta, ha capito bene».
de zerbi