Francesco Bellomo intervistato da Vespa
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Umiliava le allieve che non assecondavano i suoi desiderata “anche attraverso la pubblicazione sulla rivista on line della scuola delle loro vicende personali, e minacciandole di ritorsioni sul piano personale e professionale”. Controllava i loro like, i post sui social, imponeva loro di cancellare amicizie e fotografie. Di essere reperibili in qualsiasi momento. Di non sposarsi e di essergli fedeli per tutta la durata del “contratto/regolamento” che disciplinava i “doveri“, il “codice di condotta” ed il “dress code” del borsista. Sono i dettagli che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari notificata a Francesco Bellomo, ex giudice del Consiglio di Stato agli arresti domiciliari per maltrattamento ed estorsioni ai danni di alcune sue borsiste.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il magistrato ha instaurato con alcune allieve “rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali” e, “facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti”, avrebbe posto in essere “sistematiche condotte di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione consistite nel controllarne, anche nel timore che intrattenessero relazioni personali con altri uomini, le attività quotidiane, le relazioni personali e in genere le frequentazioni, anche attraverso il monitoraggio dei social network”, controllando foto e like ai loro post.
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Alle ragazze sarebbero stati imposti “la cancellazione di amicizie, di fotografie pubblicate”, “l’obbligo di immediata reperibilità“, il “divieto di avere rapporti con persone con un quoziente intellettivo inferiore ad uno standard da lui insindacabilmente stabilito”, l’obbligo di “indossare un determinato abbigliamento e di attenersi a determinati canoni di immagine, anche attraverso la pubblicazione sui social network di foto da lui scelte”.
“Qualora il loro comportamento non corrispondesse ai suoi desiderata“, Bellomo le avrebbe “umiliate, offese e denigrate”, anche “attraverso la pubblicazione sulla rivista on line della scuola delle loro vicende personali”. Le avrebbe anche minacciate “di ritorsioni sul piano personale e professionale” e di “azioni legali in sede civile e penale”.
Francesco Bellomo
Le accuse nei confronti delle allieve – Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e dal sostituto Iolanda Daniela Chimienti, Bellomo, con “l’artifizio delle borse di studio offerte dalla società” che consentivano tra le altre cose la frequenza gratuita al corso e assistenza didattica individuale, “per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse, anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale” si legge nell’imputazione, avrebbe fatto sottoscrivere un “contratto/regolamento”.
francesco bellomo ai seminari con canotta bianca e giacca di pelle
A selezionare le donne tramite colloquio, sottoponendole al “test del fidanzato sfigato” sarebbe stato l’ex pm Nalin, incaricato anche di vigilare sul rispetto degli obblighi contrattuali, svolgere istruttorie in caso di violazioni e proporre sanzioni. La presunta estorsione sarebbe stata commessa nei confronti di un’altra corsista, costretta a rinunciare ad un lavoro da co-presentatrice in una emittente televisiva “in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato” e “minacciando di revocarle la borsa di studio”.
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Nozze e fedeltà: divieti e obblighi del contratto – Alle ragazze, secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, era imposto “il divieto di contrarre matrimonio a pena di decadenza automatica dalla borsa” e il contratto prevedeva per loro “una serie di obblighi e di divieti“, come la “fedeltà nei confronti del direttore scientifico” e “l’obbligo di segretezza sul contenuto delle comunicazioni intercorse”. Oltre a questo, c’era anche “un addestramento del borsista” e “attribuiva un potere di vigilanza e un potere disciplinare alla società in caso di violazione dei doveri, sanzionata con la ‘censura, la sospensione, la retrocessione, la decadenza‘, prevedendo la revoca della borsa di studio in caso di inosservanza dei doveri e l’irrinunciabilità della stessa una volta iniziata l’attività”.
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Secondo gli inquirenti, Bellomo avrebbe instaurato con le borsiste rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali. Nell’ambito di questo tipo di rapporti, “facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti, si sarebbe reso responsabile nei loro confronti di comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione offendendone in tal modo il decoro e la dignità personale, limitandone la libertà di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica”.
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Dress code classico o estremo: i dettagli del contratto – Le ragazze dovevano “attenersi ad un dress code suddiviso in ‘classico’ per gli ‘eventi burocratici’, ‘intermedio’ per ‘corsi e convegni’ ed ‘estremo’ per ‘eventi mondani'” e dovevano “curare la propria immagine anche dal punto di vista dinamico (gesti, conversazione, movimenti), onde assicurare il più possibile l’armonia, l’eleganza e la superiore trasgressività‘ al fine di pubblicizzare l’immagine della scuola e della società”.
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Nei passaggi citati dal contratto e riportati nell’ordinanza di arresto l’abbigliamento definito “estremo” prevedeva “gonna molto corta (1/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + maglioncino o maglina, oppure vestito di analoga lunghezza”; quello “intermedio” “gonna corta (da 1/3 a ½ della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + camicetta, oppure vestito morbido di analoga lunghezza, anche senza maniche; il “classico” “gonna sopra il ginocchio (da ½ a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio) diritta + camicetta, oppure tailleur, oppure pantaloni aderenti + maglia scollata. Alternati”.
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Il dress code imponeva anche “gonne e vestiti di colore preferibilmente nero o, nella stagione estiva, bianco. Nella stagione invernale calze chiare o velate leggere, non con pizzo o disegni di fantasia; cappotto poco sopra al ginocchio o piumino di colore rosso o nero, oppure giacca di pelle. Stivali o scarpe non a punta, anche eleganti in vernice, tacco 8-12 cm a seconda dell’altezza, preferibilmente non a spillo. Borsa piccola. Trucco calcato o intermedio, preferibilmente un rossetto acceso e valorizzazione di zigomi e sopracciglia; smalto sulle mani di colore chiaro o medio (no rosso e no nero) oppure french”.
francesco bellomo 1 DRESS CODE DEI CORSI FRANCESCO BELLOMO francesco bellomo 2