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    IL METOO IN SALSA INGLESE – LO SCANDALO SESSUALE CHE TRAVOLGE PHILIP GREEN, MILIARDARIO PROPRIETARIO DI ''TOPSHOP'' E BARONETTO, ACCUSATO DI AVER BLOCCATO UN'INCHIESTA DEL 'TELEGRAPH' CHE AVREBBE SVELATO MOLESTIE SESSUALI E ABUSI RAZZISTI NEI CONFRONTI DEI DIPENDENTI, MESSI A TACERE CON “SOMME CONSISTENTI” - LA FIGLIA CHLOE, EX COZZA ORA RIFATTA A PUNTINO, ASPETTA UN FIGLIO DAL GALEOTTO BONO JEREMY MEEKS


     
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    Da "www.italiastarmagazine.it"

     

    philip green con la moglie 11 philip green con la moglie 11

    C’è un grosso, enorme scandalo sessuale che sarebbe pronto a ridare fiato al movimento #MeToo, aprendo un devastante filone anglosassone. Ma non può venir fuori. Lo racconta “The Telegraph”, che riporta come Philip Green, potente uomo d’affari, sia riuscito attraverso un’ingiunzione a bloccare l’inchiesta del quotidiano inglese, per impedire di svelare presunte molestie sessuali e abusi razzisti nei confronti dei propri dipendenti.

     

    Al pari di Weinstein e altri personaggi influenti coinvolti nello scandalo sessuale esploso lo scorso anno, il business britannico ha sapientemente utilizzato tutti i mezzi legali a propria disposizione per bloccare l’inchiesta, a cominciare da controversi accordi di non divulgazione, mettendo a tacere le presunte vittime grazie a “somme consistenti”.

     

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    Gli accordi, chiamati “NDA”, sono comunemente usati nel mondo degli affari per proteggere questioni di riservatezza commerciale, ma è la via scelta per coprire abusi e dissuadere le vittime dal rivolgersi alla polizia.

     

    Theresa May ha dichiarato che intende limitare l’uso delle NDA per prevenire gli abusi, ma il Parlamento non ha ancora preso in considerazione modifiche alla legge, e gli attivisti dei movimenti per i diritti civili esortano il Primo Ministro ad agire in fretta.

     

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    Martedì sera, Maria Miller, che presiede la Commons Women and Equality committee, ha affermato che è “scioccante” che le NDA siano ancora usate per imbavagliare le vittime: “Non dovrebbero essere permesse dove ci sono accuse di cattiva condotta sessuale, violenza e bullismo”.

     

    Zelda Perkins, ex collaboratrice di Weinstein che ha rotto un accordo di non divulgazione per molestie sessuali, ha dichiarato “ridicola” la decisione di impedire al Telegraph di denunciare le accuse: “Le NDA sono diventate armi”.

     

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    “In origine erano documenti molto utili per proteggere la proprietà commerciale e i segreti aziendali, il che, naturalmente, è abbastanza giusto. Ma dev’esserci una legislazione che fermi l’uso scorretto, anche perché se questo tipo di scappatoia è disponibile, allora perpetua i comportamenti che andrebbero perseguiti dalla legge. Avremmo meno uomini pronti a mettere le mani sulla gonna di qualcuno se sapessero di non avere una via d'uscita”.

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    Il Telegraph ha passato gli ultimi otto mesi a indagare sulle accuse di bullismo, intimidazione e molestie sessuali nei confronti del misterioso uomo d’affari inglese, ma martedì scorso il giornale ha ricevuto una diffida a rivelare i dettagli da parte di Sir Terence Etherton, il Master of the Rolls, il secondo giudice più anziano d’Inghilterra e del Galles. Il suo intervento rende illegale rivelare l’identità dell’uomo d’affari o di identificare le aziende, così come ciò che di cui è accusato o di quanto abbia pagato il silenzio delle sue vittime.

     

    philip green con bono 12 philip green con bono 12

    In una sentenza di 20 pagine pubblicata martedì, la Corte d’appello si riferisce semplicemente all’uomo d'affari come “ABC” e descrive le accuse come “condotta screditabile”. Il decreto ingiuntivo provvisorio ha accertato che almeno in cinque casi sono stati effettuati “pagamenti sostanziali” ad altrettante persone nell’ambito di “accordi transattivi” o NDA.

     

    Oltre a riaccendere il dibattito #MeToo, l’imbavagliamento del quotidiano dovrebbe rinnovare la controversia sull’uso di ingiunzioni per limitare la libertà di stampa. Anche perché, fa notare la direzione del quotidiano, “A differenza delle sue presunte vittime, The Telegraph non ha firmato alcun tipo di NDA con l’uomo d’affari.

     

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    E, anzi, c’è un chiaro interesse pubblico a pubblicare le richieste di risarcimento, non da ultimo per avvisare coloro che potrebbero cadere nella stessa rete. Tuttavia, la Corte d’appello si è finora pronunciata contro l’inchiesta, imbavagliando il quotidiano.

     

    Il business man avrebbe assunto un team di almeno sette avvocati e ha speso quasi 500.000 sterline in spese legali per persuadere la Corte d’Appello a bloccare il lavoro del Telegraph. È rappresentato da Schillings, lo studio legale che ha lavorato anche con Cristiano Ronaldo, Lance Armstrong e Ryan Giggs, individui che hanno fatto uso controverso di NDA per mettere a tacere le accuse di violenza.

     

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    Martedì scorso, all’ultimo capitolo di una battaglia legale iniziata a luglio, il tribunale ha stabilito che la riservatezza dei contratti è più importante della libertà di parola. Ha in pratica ribaltato una precedente sentenza dell’Alta Corte che aveva ritenuto la pubblicazione delle accuse prevalente per l’interesse pubblico, contribuendo in modo significativo al dibattito in una società democratica.

     

    Nella precedente causa della Corte Suprema, il giudice Haddon-Cave ha concluso che “in tutte le circostanze, l’interesse pubblico alla pubblicazione supera qualsiasi riservatezza legata alle informazioni”. Riteneva che le informazioni e le accuse mosse contro l’uomo d'affari fossero “ragionevolmente credibili”.

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    I giudici della Corte d'appello che hanno esaminato il caso erano Sir Terence, in qualità di Master of the Rolls, Lord Justice Underhill e Lord Justice Henderson, tutti con una formazione in diritto contrattuale e una in diritto del lavoro.

     

    La sentenza della Corte d'appello ha affermato: “Il giudice  ha concluso che, in tutte le circostanze, la pubblicazione da parte del Telegraph delle informazioni in questione era chiaramente in grado di contribuire in modo significativo a un dibattito in una società democratica e, in particolare, a un dibattito attuale di interesse pubblico generale sui comportamenti scorretti sul posto di lavoro.

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    Tuttavia, i giudici della Corte d’appello si sono trovati in disaccordo con la sentenza dell’Alta Corte e hanno sottolineato l’importanza di contratti giuridicamente vincolanti.

     

    La sentenza ha confermato: “Appoggiamo pienamente le dichiarazioni del giudice sull’importanza della libertà di dibattito politico, il diritto alla libertà di espressione e il ruolo essenziale svolto dalla stampa in una società democratica, nonché il timore dell’opinione pubblica per i comportamenti scorretti sul posto di lavoro, nonché la legittimità degli accordi di non divulgazione e di altri strumenti giuridici per “imbavagliare” le vittime.

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    La sentenza ha affermato che in questa fase provvisoria i giudici hanno concluso che è “probabile” che l’uomo d’affari possa stabilire che il suo diritto a mantenere riservate tali questioni può superare qualsiasi interesse pubblico, aggiungendo che “esiste una reale prospettiva che la pubblicazione da parte del Telegraph possa causare un danno immediato, sostanziale e possibilmente irreversibile a tutte le ricorrenti”. La Corte d’Appello ha ordinato che la causa proceda verso un rapido processo.

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