1 - MILAN, UNA NOTTE DA IBRA LA SPINTA DI SAN SIRO PER DOMARE IL LIVERPOOL
Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
LIVERPOOL MILAN
Aggrappati a Ibra. Come prima, più di prima. Perché dopo Calabria, Kjaer, Giroud, Rebic e Pellegri, ieri s' è fermato anche Leao. «Piccola lesione muscolare del bicipite femorale», la diagnosi. Colpa di una botta alla coscia presa contro la Salernitana sabato: sembrava poca roba, invece il portoghese tornerà forse per il duello scudetto di sabato 19 col Napoli, non prima.
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Per stasera contro il Liverpool quindi niente da fare: assenza pesantissima, vista anche la crescita sbalorditiva di Rafa, sempre più centrale nella manovra offensiva rossonera. La cattiva sorte s' accanisce quindi sul Milan, azzerandogli o quasi l'attacco nella notte che vale una stagione. Là davanti di fatto resta ora solo il quarantenne Ibrahimovic, che in rosa non ha più un potenziale sostituto di ruolo.
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Significa, molto semplicemente, che dovrà stringere i denti e fare da sé fino alla sosta. Stasera va a caccia del gol più vecchio in Champions e Pioli gli affiancherà Messias, confidando che il brasiliano ripeta lo show di Madrid che ha consentito al Milan di giocarsi un'ultima chance. «Io trasformo la sofferenza in energia» ha detto Ibrahimovic alla Rai da Fazio, ma la verità è che notizia peggiore dell'infortunio di Leao non poteva esserci, alla vigilia del dentro o fuori di Champions che mette in palio l'accesso agli ottavi e che vale una quindicina di milioni di euro, budget fondamentale per provare a rinforzarsi sul mercato di gennaio.
ibra esulta dopo un gol del milan
San Siro sarà tutto esaurito, come nelle vecchie notti di Champions, prima dei sette anni di buio: saranno in 57 mila a spingere il Diavolo verso un'impresa che però potrebbe non bastare. La classifica del gruppo della morte è apertissima, gli unici sereni sono proprio i Reds che con 15 punti su 15 sono già primi. I rossoneri devono innanzi tutto vincere e vedere cosa accade in Porto-Atletico.
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Se finisce pari, passa il Milan. Altrimenti l'unica possibilità è che vincano i madrileni, anche se lì poi sarà decisiva la differenza reti. Insomma: una partita da giocare fino alla fine. «Niente calcoli, per batterli servirà lucidità e determinazione» spiega Pioli, che a differenza di molti milanisti non vede come una disgrazia - e ci mancherebbe - l'eventuale qualificazione all'Europa League, automatica in caso di terzo posto: «Se sarà così la affronteremmo nel modo migliore, ma adesso quello che conta è la partita col Liverpool.
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Vogliamo capire dove siamo arrivati affrontando una delle squadre migliori al mondo. La partita d'andata ci ha insegnato molto». Verissimo, perché da allora il Milan in Champions è maturato parecchio: dopo le tre sconfitte iniziali è andato in crescendo e ha ottenuto poi un pari e una vittoria. Ma è evidente che molto stasera dipenderà da che tipo di Liverpool sarà: «Ho 5 partite in 14 giorni, farò turnover» la promessa di Klopp. Se dice la verità, meglio. Ma per centrare l'impresa servirà comunque il Diavolo delle grandi notti.
2 - RIVOLUZIONE ANTI REAL, LA MISSIONE DELL'INTER PER PUNTARE AL PRIMATO
Guido De Carolis per il “Corriere della Sera”
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Il primo posto e non solo. La parte più importante della missione dell'Inter a Madrid è un'altra, capire se il calcio italiano può tornare nel salotto d'Europa, non da cameriere ma da invitato di pari livello. Nella storia centenaria dei nerazzurri c'è un unico successo al Santiago Bernabeu con il Real, nel secolo scorso: 1 marzo 1967, 2-0 nei quarti di finale di Coppa Campioni, ripetersi nel nuovo millennio sarebbe un'impresa.
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Il Real Madrid non è più l'invincibile armada di qualche anno fa, ci sono altre potenze dominanti in Europa. I blancos hanno avviato una ricostruzione tecnica e dello stadio, un immenso cantiere sovrastato da tante gru. Sotto la guida di re Carlo Ancelotti il nuovo corso è partito al meglio: primo posto nella Liga e nel girone di Champions.
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L'Inter staccata di due punti (entrambe sono già qualificate) per passare davanti e guadagnarsi un posto da testa di serie agli ottavi ha un'unica chance: sbancare Madrid. «L'Inter sta mostrando un ottimo calcio, finora ha ottenuto buoni risultati, ci giocheremo il primato nel gruppo e lo faremo al Bernabeu. Sarà una partita interessante», concede un serafico Ancelotti. Stare sulla panchina del Real è sempre faticoso, vincere un obbligo istituzionale.
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«Non posso dire che siamo favoriti per la vittoria finale della Champions, ma possiamo competere con tutte. Al Real devi sempre pensare a vincere, non puoi mai fermarti», la sintesi del tecnico. Rovesciare la monarchia spagnola al Bernabeu e togliere il primo posto al Real sarebbe un colpo rivoluzionario per l'Inter, decisa e convinta di poter chiudere il girone di Champions al primo posto.
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Ancelotti è reduce da otto successi (e undici risultati utili) consecutivi, ha un Vinicius in stato di grazia e non può bastare l'assenza di Benzema per sbilanciare la sfida. Inzaghi lo sa, si presenta alla tavola non da intruso ma con il vestito della festa, perché l'Inter vive lo stesso momento del Real e viene da nove successi nelle ultime 11 gare, ha un attacco esplosivo (mancherà Correa) e una difesa chiusa a doppia mandata, pur senza De Vrij. «Giocheremo con personalità e fiducia, sapendo che abbiamo fatto qualcosa di importante visto che erano 10 anni che non passavamo il turno.
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Un esame di laurea? A Madrid l'Inter ha vinto una sola volta. Ci saranno insidie, abbiamo grandi motivazioni e voglia di fare bene. È una partita cui teniamo molto», sottolinea Inzaghi. Più esplicito e fiducioso Ivan Perisic, tra i migliori in questa stagione. «Vogliamo finire il girone al primo posto». Il croato, in scadenza a giugno, resta evasivo sul rinnovo: «Non mi piace parlare del futuro, ma tra un paio di settimane ci vedremo per discuterne». Conta vincere stasera, tenere testa al Real Madrid, dimostrare di poter competere in Europa. «All'andata meritavamo qualcosa in più. Veniamo a giocare un buon calcio», la promessa di Inzaghi. Non è poco, il rilancio dell'Italia nelle coppe passa da partite così.
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